Titolo

Senza re nè regno

Autore

Domenico Seminerio

Data prima edizione

2004

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Editore

Sellerio

Collana

La memoria

Data edizione letta

2004

Pagine

282

Euro

10,00

Mini recensione

Non si tatta di un noir. Anche se spesso le vicende si intreccianodi trame ambigue e misteriose, di episodi di malaffare politicoaccompagnati da una frangia pervasiva di violenze, truce fino allastrage.
Anche se, come nella migliore tradizione del noir,solo nelle ultime pagine si rivelano inattese chiavi di lettura, capaci di suggerire nuove prospettive al profilo dei personaggie moltiplicare l'interpretazione della scrittura, dei messaggi,delle conclusioni.
Non è tutto qui.Anzi, alla fine tutti questi sembrano solo espedienti,animati con grande abilità da una mano sapiente e sicura. Con il risultato di suggerire e valorizzare una lettura senzaschemi riduttivi.
Il giovane Stefano racconta in prima persona la sua storia. Una parabola che si impenna prestissimo nell'idealismo coraggiosoe frustrato delle lotte per il separatismo. Si smorza temporaneamente nel grigiore provinciale di un paesottodell'Appennino tosco-emiliano. Si avvia verso una prospettivadi pienezza trionfale in una società siciliana che, nel dopoguerra,da un lato si apre ai riti solari e opulenti di una famiglia dipoprietari terrieri, d'altro lato sembra inevitabilmente votataad una logica fatalista di anarchia malavitosa. "Senza re nè regno" è la metafora del disordine e dellosbandamento interiore di chi accetta e pensa di poter emergerein una società senza regole. Ma può diventare anche, con ragionamento sottile e persuasivo, la metafora della "nuova" democrazia: lo Stato?
Non è cosa concreta.Tutt'al più si materializza negli uomini. E tutti gli uomini"a tre categorie appartenevano. C'erano i corruttibili, c'erano i ricattabili e, male che andasse, tutti morta! li erano." Sembra senza scampo questo pessimismo di Seminerio. Eppure,in fondo, Stefano la decisione più importante della sua vitala prende per amore.Per un amore puro e pieno, vero re e vero regno, così profondoda legittimare anche l'impulso più irrazionale, folle e disperato.
Alla fine, come nei più famosi romanzi, vince su tuttoil tempo che passa.... il tempo, "male che andasse", aveva ragione di tutto e di tutti.