Mini recensione
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Non si tatta di un noir. Anche
se spesso le vicende si intreccianodi trame ambigue e misteriose, di episodi
di malaffare politicoaccompagnati da una frangia pervasiva di violenze, truce
fino allastrage.
Anche se, come nella migliore tradizione del noir,solo
nelle ultime pagine si rivelano inattese chiavi di lettura, capaci di
suggerire nuove prospettive al profilo dei personaggie moltiplicare
l'interpretazione della scrittura, dei messaggi,delle conclusioni.
Non è tutto qui.Anzi, alla fine tutti questi sembrano solo espedienti,animati con grande abilità da una mano sapiente e sicura.
Con il risultato di suggerire e valorizzare una lettura senzaschemi
riduttivi.
Il giovane Stefano racconta in prima persona la sua storia. Una parabola che
si impenna prestissimo nell'idealismo coraggiosoe frustrato delle lotte per
il separatismo. Si smorza temporaneamente nel grigiore provinciale di un
paesottodell'Appennino tosco-emiliano. Si avvia verso una prospettivadi
pienezza trionfale in una società siciliana che, nel dopoguerra,da un lato si apre ai riti solari e opulenti di una
famiglia dipoprietari terrieri, d'altro lato sembra inevitabilmente votataad
una logica fatalista di anarchia malavitosa. "Senza re nè regno" è
la metafora del disordine e dellosbandamento interiore di chi accetta e pensa
di poter emergerein una società senza regole. Ma può diventare anche, con
ragionamento sottile e persuasivo, la metafora della "nuova" democrazia: lo Stato?
Non è cosa concreta.Tutt'al più si materializza negli uomini. E tutti gli
uomini"a tre categorie appartenevano. C'erano i corruttibili, c'erano i
ricattabili e, male che andasse, tutti morta! li
erano." Sembra senza scampo questo pessimismo di Seminerio. Eppure,in fondo, Stefano la decisione più importante della sua vitala
prende per amore.Per un amore puro e pieno, vero re e vero regno, così
profondoda legittimare anche l'impulso più irrazionale, folle e disperato.
Alla fine, come nei più famosi romanzi, vince su tuttoil tempo che passa.... il tempo, "male che andasse", aveva ragione
di tutto e di tutti.
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