LA DOMENICA DEL MESSAGGERO VENETO

Anno I n.7   1994

 

UNA LEGGE DELLA FISICA APPLICATA AL DELITTO

NEL GIALLO SICILIANO DI CAMILLERI

 di

Sergio Astolfi

«Questo racconto non nasce dalla cronaca e non assembla fatti realmente accaduti», Scrive Andrea Camilleri in un’apposita nota al termine del romanzo poliziesco La forma dell’acqua, edito da Sellerio nella collana La memoria. Ma subito l’autore corregge il tiro: «Poiché, però, in questi ultimi tempi la realtà pare voglia superare la fantasia1 anzi abolirla, può essermi capitata qualche spiacevole coincidenza di nomi e di situazioni». Come quella tirata in ballo dal questore: «Abbiamo avuto recentemente qualche ministro che si è scatenato a ballare in nights d’ordine più o meno infimo».

Di coincidenze, spiacevoli o no, in effetti ce ne sono tante, tra l’attuale situazione politica, giudiziaria e della criminalità, organizzata e quella che emerge dalla vicende che prendono forma, si sviluppano e s’intrecciano a Vigàta, un immaginario centro di provincia siciliano, sotto gli occhi e la giurisdizione del commissario ­Montalbano. Dopo il ciclone di Tangentopoli, nel passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica i giochi della spartizione del potere sono sempre gli stessi, gli intrecci politico-mafiosi e il numero di cadaveri più o meno eccellenti, anche. Da una parte e dall’altra sono cambiati soltanto i personaggi, fatta eccezione per gli irriducibili e soliti camaleonti. Una legge della fisica dice che un liquido assume la forma del recipiente che lo contiene. Ed è proprio questo il messaggio, fin troppo esplicito, che dà il titolo, al romanzo e che uno dei personaggi esprime in maniera elementare: «L’acqua non ha forma. Prende la forma che le viene data».La storia che impegna il commissario Montalbano è movimentata e non mancano i colpi di scena La narrazione è agile, rapida e riesce a coinvolgere il lettore. Il linguaggio crudo e sbrigativo è spontaneo, realistico, credibile e abbonda di parole ed espressioni, dialettali che lo rendono ancora più vivo. Ma queste caratteristiche, che nei dialoghi sono un pregio, nel contesto della narrazione, diventano un difetto. Mantenerle anche al di fuori dei dialoghi non ci è sembrata una scelta felice: i lettori che non sono di estrazione siciliana hanno la sensazione di essere in un certo senso emarginati, si sentono meno coinvolti. Un conto è pensare, esprimersi, scrivere e leggere nella stessa lingua o dialetto, un conto dover ricorrere alla traduzione nella pro­pria lingua madre.

I comportamenti del commissario Montalbano non sempre sono in linea con le aspettative dei superiori e questo è un punto a suo favore. Ma il fatto. Che tali comportamenti spesso non siano in linea neanche con i dettami della legge allarma o quanto meno lascia perplessi, spe­cialmente quando si configurano veri e propri reati, come l’occultamento o la distruzione volontaria di prove. Anche se, ovviamente, tutto viene fatto a fin di bene. Ha ragione Livia, l’amica del cuore genovese del commissario: «Ti sei autopromosso, eh? Da commissario a dio, un dio di quart’ordine, ma sempre dio».

 

La forma dell’acqua

di Andrea Camilleri

Sellerio

176 pagine - 15.000 lire