Giornale di Sicilia, 11/12/1997
La Sicilia? Un'isola che cambia. E Caruso la racconta in un libro
PALERMO. (sit) 'Il regno di Federico II ha conformato il carattere
nostro, ci ha fatti siciliani nell'orgoglio e italiani nell'aspirazione'.
Parole pesanti, soprattutto se chi le dice, e scrive, è un comico
che non ride: Pino Caruso la sua Sicilia se l'è sempre portata dentro,
in pancia 'nella testa - come dice lui - ma non l'ho ricostruita, anche
se non riesco a dimenticarla'. Un peso che come un macigno restava sullo
stomaco ogni volta che si superava lo Stretto. L'ha lasciata da giovane,
Caruso, quest'isola; ma non da piccolissimo, i colori e gli odori, prima
di via Materassai e poi dello Stabile di Catania, se li è cuciti
addosso come una doppia, tripla pelle di quelle che ha tirarla via, fa
male. Oggi questa sua Sicilia l'ha tirata fuori dalla saccoccia per metterla
nero su bianco, in un volume che esce domani nelle librerie siciliane per
la Pafpo Editore (pagine 174, lire 28.000).
Allora Caruso, siamo al terzo volume; prima gli aforismi e i racconti
de 'L'uomo qualunque', poi il noir visto con gli occhi di un bambino de
'I delitti di via della Loggia'. Ma questo 'La Sicilia vista da me' a che
serve?
'Ho sentito l'esigenza di scrivere cose che i giornali nazionali non
dicono sulla Sicilia: era omertosa e silenziosa, è vero, ma in quattro
anni è cambiata, e tanto. Il mio amico, l'attore Massimo Ghini l'ha
notato, perché i palermitani no?'.
E lei che risposta si è dato?
'Il marito non si accorge se la moglie gli cambia sotto gli occhi.
Voglio dire, la realtà di tutti i giorni, e parlo di quella quotidiana
fatta di strade, vicoli e chiese, è soggetta a mutamenti minimi,
impalpabili, che non si notano se non si sta attenti. Magari se ne accorgeranno
tutti tra qualche anno. Faccio un esempio, Palermo è la città
dove viene più rispettata la segnaletica. Ride? No, non è
che siamo diventati tutti santi, ma qualcosa è cambiato'.
Quattro anni per diventare una città europea. Sono parole
che dice anche qualcun altro...
'Ma è vero, e non perché sono stato candidato per la
Rete. Prendiamo la cultura: quello che è avvenuto a Palermo negli
ultimi
tre anni, non si è avuto nel resto d'Italia. Mi citi un'altra
città dove in estate ci sono tante manifestazioni'.
Il suo libro è idealmente diviso in due parti, la Sicilia
vista dagli altri e aborrita da Caruso, condita di mafia, Beati Paoli,
Stato assente e Stato connivente; e quella che invece Caruso si è
portata appresso, insieme alle panelle.
'E ai cannoli. Soltanto che io mi faccio preparare la scorza e la ricotta
a parte, e quando arrivo a Roma li riempio, così non si
"ammollano". Comunque è vero, il libro è diviso
in due, come il sesso, metà è serio e metà no'.
Andiamo alla seconda parte, quella delle 'pupacene', della giuggiulena,
che odora di zafferano e cannella. Ci sono dentro anche tanti Pedru Fudduni,
in questa Sicilia del ricordo, e tra tutti, ecco Franco Franchi.
'La gente attribuiva la "carica" di Pedru Fudduni a tutti quei personaggi
che nella vita facevano qualcosa di strano, anche Franco Franchi era tra
loro, e non lo sapeva. Pedru è stato il jolly, la "matta" delle
carte. Con Franco Franchi ho lavorato una sola volta, sul palcoscenico
del Teatro di Verdura: ci siamo alternati a dir battute per due ore, poi
ha iniziato a piovere. E la gente restava lì, non se ne voleva andare,
ci incitava ad andare avanti'.
Libri a parte, lei è un attore. Progetti, programmi, idee,
sogni?
'Mi sono ritagliato un ruolo interessante all'interno del nuovo film
di Rocco Mortellitti, "La strategia della maschera". È un titolo
ancora provvisorio per un lungometraggio che stiamo girando in questi giorni
a Roma, partendo da un'idea di Andrea Camilleri . Si svolge tra la capitale
e Kamarina, in provincia di Ragusa, dove la troupe arriverà ai primi
di gennaio: è la storia di un vecchio e ricco signore, che interpreta
lo stesso Camilleri, che si occupa d'arte e ritrova, durante uno scavo,
alcune maschere greche. Si rende presto conto che dovevano far parte di
un insieme più grosso, che qualcuno ha profanato. Il vero protagonista
del film è il nipote dell'archeologo (lo stesso regista) che si
improvvisa detective e con l'aiuto di un avvocato romano, che poi sarei
io, e di uno zio astronauta costretto su una sedia a rotelle (Pino Micol)
ricostruisce la storia. C'è anche Simona Marchini nel ruolo molto
bello di un'assistente sociale'.
E i sogni?
'Quelli me li tengo dentro, con i cannoli...'.
Simonetta Trovato