La Repubblica - Martedì, 16 settembre 1997 - pagina 35
Stefano Malatesta

INTERVISTA A VAZQUEZ MONTALBAN
FIESTA PER CARVALHO

Il celebre detective compie venticinque anni:il suo successo è ormai planetario se si esclude la Cina Pepe è uno scettico ex comunista cui piace la buona cucina Ma è l' opposto di Maigret

Quest' anno sono 25 anni dalla nascita di Pepe Carvalho, il detective scettico, ex agente di un' associazione che assomiglia alla "Spectre", ex comunista, gastronomo e cliente del ristorante Leopoldo di Barcellona, che ha fatto del suo creatore Manolo Vazquez Montalban lo scrittore spagnolo più conosciuto nel mondo, dopo Cervantes e Lorca. La settimana prossima Manolo riceverà in Sicilia il premio Vittorini e a ottobre uscirà l' ultimo romanzo della serie, "Carvalho a Buenos Aires". Era un po' di tempo che non sentivo Montalban e prima di parlare con lui sono andato in archivio a prendere il dossier che lo riguarda. Ci saranno state almeno cinquanta interviste solo in italiano, dove Manolo discute di quasi tutto, da Ronaldo a Franco, passando per Gongora. Il migliore scrittore siciliano dopo Sciascia (se è possibile far entrare gli scrittori siciliani in una categoria), Andrea Camilleri, ha chiamato Montalbano il poliziotto, protagonista dei suoi magnifici gialli, in onore dello spagnolo. E mi pare che anche Massimo D' Alema vada citando l' autore di Pepe, che vorrebbe vedere in trasferta in Spagna l' esperienza dell' Ulivo. Quando lo dico a Manolo si mette a ridere: "Sono stato tradotto in 26 lingue, compreso il giapponese, ma non ancora in cinese. E quindi quasi metà della popolazione mondiale non mi legge". Montalban, come spiega questo successo così internazionale e così vasto? "All' inizio credevo che il successo in Spagna dipendesse dal fatto che parlavo della transizione dal regime di Franco ad una moderna democrazia. Questo strano periodo, iniziato molti anni prima della morte del Caudillo, direi paradossalmente nel 1957 con l' Opus Dei e il Piano di Stabilizzazione e poi con lo Sviluppo Economico, quando la censura poteva proibire un libro di poesie perché veniva adoperata la parola "ascella", considerata troppo ordinaria e volgare. Ma si permetteva nello stesso tempo che la borghesia di Barcellona organizzasse convogli per andare a vedere a Perpignan, oltre frontiera, il culo di Marlon Brando nell' Ultimo tango a Parigi. "Quando cominciarono a leggere i miei libri altrove in Europa, pensai che c' era qualche altra cosa. E quest' altra cosa doveva essere come una capacità di Carvalho di funzionare da termometro, di registrare tutte le variazioni dei passaggi da un epoca di grandi speranze o se vuole di utopie, comuni a molti paesi e culminate con il Maggio francese - l' immaginazione al potere, il sesso libero e il resto - ad un periodo di disincanto e di delusione, e di sesso con il preservativo. Alla grande operazione della post-modernità in senso lato, che ha convinto dell' inutilità della storia e dell' importanza assoluta e predominante del presente. Ossia i fatti concreti e una certa abilità nel manovrarli. Ecco, mi sembra che Pepe sia stato un testimone e i lettori si sono riconosciuti in quello che lui registrava o viveva". In questo senso Carvalho è l' opposto di Maigret, che non cambia quasi mai dall' inizio alla fine delle sue storie: lui, il suo feltro, il suo pardessus, la sua pipa, le sue birre. Sempre immerso in quella "certa" Parigi già allora scomparsa, in quella "certa" periferia nebbiosa... "Esattamente. Maigret non si evolve neppure fisicamente, ha sempre la stessa età, in una Francia immutata e immutabile. Mentre Pepe cambia e invecchia...". Lo credo, a forza di paellas e di quell' ottimo, ma pesante, mi scusi, vino rosso spagnolo. Anche se Leopoldo è un ottimo ristorante. Ricordo che lei aveva immaginato Carvalho un po' rassomigliante a Trintignant, l' attore francese. Adesso a chi sarebbe più simile? "Ad Harvey Keitel, il protagonistra di Lezioni di Piano e di Smoke. E' un' identificazione più psicologica che fisica, basata sull' ambiguità, sulla duplicità, sulla capacità di poter mostrare più facce". Come è nato nel 1972 Pepe Carvalho? "All' epoca ero molto impegnato letterariamente e politicamente. Scrivevo poesie, saggi. In Spagna esisteva una curiosa situazione: ai giovani si chiedeva di scrivere L' Ulisse. Se non eri raffinato, ermetico, un acrobata o giocoliere di parole, però di genere lento, estenuante, non contavi. Nello stesso tempo la letteratura spagnola soffriva di un complesso d' inferiorità verso quella sudamericana, autori come Vargas Llosa o come Garcia Marquez erano letti in tutto il mondo". "Non se ne poteva più di questa scrittura d' avanguardia. Mi ricordo che Rafael Alberti diceva che i personaggi di questi romanzi impiegavano trenta pagine per salire le scale. Una sera, dopo varie bottiglie in compagnia del mio amico José Battlo, decisi di scrivere una semplice - poi non tanto semplice - storia di guardie e ladri, che ho intitolato L' uomo che uccise Kennedy. Doveva essere una vicenda ricca di fatti, un po' all' americana. Ma allora per pubblicare anche una storia poliziesca s' incontravano delle difficoltà e la stessa casa editrice progressista alla quale mi ero rivolto, mi consigliò di andare da una di destra. Uno dei maggiori problemi era l' impossibilità di raccontare in qualsiasi modo la polizia spagnola. Così all' inizio Pepe lavorava sempre all' estero: Stati Uniti, Olanda". E la critica che disse? "Disse che stavo rovinando una promettente carriera, che avevo fatto un' operazione commerciale. Mentre avevo tentato solo di divertirmi e di scrollarmi di dosso il peso di una letteratura entrata in un vicolo cieco. E se ora ci sono cinque o sei scrittori validi in Spagna, bisogna risalire a quell' insofferenza, mia e di altri". "Poi nel 1979 vinsi il Planeta, un premio importante e la critica cominciò a cambiare atteggiamento. Anche perché un critico francese, Michel Lebrun, convinse un editore a tradurre i romanzi che vinsero un altro premio in Francia e questo in Spagna contava. In quegli anni avevo letto Leonardo Sciascia e mi ero convinto di un fatto: ci sono dei romanzi diciamo così polizieschi, come quelli di Graham Greene o di Le Carré, che attraverso una trama di delitti raccontano la storia. Non si può capire la guerra fredda e quello che ha significato in Europa se non si leggono i romanzi di Le Carrè". E' una storia che lei ha condito con il sesso e la gastronomia. "Il sesso c' è sempre, ovunque. Quanto alla gastronomia, questa ipocrisia che ammanta di cultura un' operazione sostanzialmente omicida, di animali che vengono fritti o arrostiti, era tabù nella sinistra. Veniva ritenuta una debolezza borghese e come tale disprezzata. Io ho voluto fare una piccola provocazione. Poi è successo che all' estrema sinistra, anche in Italia mi pare, sono diventati tutti dei gourmet, dei palati scelti". Mi ricordo che Assassinio al Comitato Centrale non piacque molto a Carrillo e non per ragioni gastronomiche. "Dal suo punto di vista aveva ragione: facevo ammazzare il segretario generale del partito comunista. Naturalmente l' omicidio era anche la metafora dell' uccisione del padre, della ingombrante figura di cui ci si doveva liberare. Al momento della transizione, in Spagna il partito comunista era composto da giovani non coinvolti con la guerra civile e neanche con lo stalinismo. Loro avevano bisogno non di dimenticare, ma di ricordare. Invece il passaggio era gestito dai vecchi che si trovavano nella situazione opposta. Non volevano mollare e neanche morire, biologicamente o metaforicamente". BOX SCIASCIA LO LANCIO' IN ITALIA Un' ombra di malinconica rassegnazione per la dissennatezza del mondo alla Marlowe, colto e un po' demodé, cinico quanto basta, la competenza ostinata d' un gran gourmet, un ufficio sulle Ramblas, due collaboratori scalcinati e una ragazza, Charo, che batte il marciapiede. Ecco il detective privato Pepe Carvalho. Il suo autore è Manuel Vazquez Montalban. Qui da noi, Pepe Carvalho ha avuto e ha un successo straordinario. Anche se al suo primo apparire, nell' 82 - Un delitto per Pepe Carvalho (Editori Riuniti) - non ebbe grande accoglienza. La ebbe subito dopo con Assassinio al Comitato centrale (' 84) pubblicato da Sellerio su suggerimento di Leonardo Sciascia. Da allora, un mare di copie per Feltrinelli che se ne è accaparrata i diritti. Da Gli uccelli di Bangkok fino all' ultimo, Il fratellino. Per ora, ne sono uscite soltanto dieci delle diciassette avventure scritte da Montalban. Quindi gli aficionados di Pepe possono stare tranquilli. Perché questo successo? Montalban usa Pepe come una lente attraverso la quale parla dei mali del mondo, delle sporcizie che ci circondano, sia politiche sia economiche sia di pura cronaca. In ottobre arriverà, sempre da Feltrinelli, Piacere, Pepe Carvalho. Una biografia autorizzata dal detective scritta dal giornalista Quim Arada. Forse è il primo caso di una biografia di un investigatore di carta ancora in circolazione. DA D' ALEMA A SAVATER UNA VALANGA DI AUGURI In Spagna, dove si festeggia l' "ano Carvalho" con varie manifestazioni tra il gastronomico e l' editoriale, è uscito un cofanetto commemorativo che comprende un originale inedito ("Carvalho contro Vazquez Montalban"), una passeggiata illustrata sugli ambienti frequentati da Pepe, una biografia sempre di Pepe scritta dal giornalista Quim Aranda, un manuale del perfetto carvalhista per smascherare quelli che si vantano senza esserlo e due libretti di dediche, tra cui spiccano i nomi di Claudio Magris, Jorge Amado, Fernando Savater e Mario Vargas Llosa, che parla di Montalban come di un filosofo bonaccione e di un edonista praticante. E infine di Massimo D' Alema che si dichiara suo amico, in nome del sesso, del vino, dell' intelligenza da tenere desta, dell' aglio, olio e peperoncino. Il segretario del Pds ha anche citato questo omaggio nel suo ultimo libro, La grande occasione. Nel diario che racconta la sua presidenza della bicamerale D' Alema a un certo punto scrive: "La mattina del 5 febbraio ero impegnato con Manuel Vazquez Montalban: scadeva il termine per la consegna di un mio scritto in occasione del venticinquesimo anniversario di Pepe Carvalho".