Il Venerdi' di Repubblica 13.06.1997

Trilogia in giallo, ultimo capitolo

Sellerio ripubblica "Il ladro di merendine" di Andrea Camilleri e ne approfitto per colmare una brutta lacuna della rubrica.
Questo romanzo, giallo nel senso piu' proprio del termine, chiude (solo per il momento spero) una trilogia di avventure di uno dei piu' azzeccati investigatori della nostra narrativa poliziesca.
con riferimento al noto scrittore catalano, padre del detective Pepe Carvalho.
Del resto i romanzi di Camilleri sono pieni di ironia e anzi in certi passaggi o battute di autentico umorismo.
Le altre avventure si chiamavano "La forma dell'acqua" e "Il cane di terracotta".
I romanzi e il personaggio di Camilleri sono azzeccati allo stesso modo in cui lo erano i romanzi di Scerbanenco e quelli di Simenon col loro protagonista Maigret.
La struttura e' ugualmente centrata sulla capacita' di condurre per mano il lettore dalla scoperta di un cadavere (un po' di piu' nel nostro caso) alla soluzione finale nella quale si scopre perche' il poveraccio e' stato
ammazzato.
Camilleri, come Simenon, ci riesce facendo partecipare il suo lettore non solo all;indagine ma alla vita del protagonista: il cibo e gli amori, le simpatie e gli odi. Perche' questo avvenga e' necessario che quel poliziotto sia non solo un personaggio ma un uomo vero come lo e' appunto Maigret che molti credono di aver conosciuto sul serio e come sicuramente e' Montalbano.
Vero e piu' vero del vero allo stesso modo dagli sfondi creati da Camilleri a cominciare dal paese Vigata, inventato di sana pianta e che proprio
Vero come la scrittura usata, un curioso e indovinato impasto di lingua e dialetto capace da solo di dare alla storia narrata il suo caratteristico timbro.

Corrado Augias