Una testimonianza inedita di Andrea Camilleri sull'opera di mio
padre.
L'avevo sbobinata qualche tempo fa e l'avevo persa.
E', come si dice a Roma, "ricicciata" fuori oggi.
E' datata 4 ottobre 1998.
Si nota che è un discorso fatto "a braccio", ma qualcosa
forse non era chiara neanche allo sbobinatore.
Il discorso fu fatto in occasione della mostra di mio padre alla
galleria Extra Moenia di Todi, non all'inaugurazione alla quale ricordo
partecipò anche Giulio Einaudi, ma quindici giorni dopo, quando
la mostra visto il successo fu prorogata.
Un paio dei quadri ai quali si riferisce Camilleri li potete trovare
su www.cordio.net alla sezione Olii
e sono quei due a sinistra.
Francesco Cordio
8 maggio 2001
Sono un uomo di una pigrizia piuttosto considerevole, però per
due volte io sono venuto a Todi perché c’era Nino Cordio che esponeva
(non ce lo siamo mai detto quanto ci vogliamo bene, però credo che
questo sia un segno) perché noi diciamo: " Vado in libreria a comprare
un libro, vado a vedere un quadro" in realtà è il quadro
che ti vuole vedere ed è il libro che vuole essere comprato da te,
ti scelgono, vai ineluttabilmente verso il quadro anche se sai… a me è
capitato a Vienna davanti alla Torre di Babele e dire "Sto morendo" ed
era vero, stavo morendo, mi sono salvato per combinazione, altrimenti perdevo
l’uso della parola.
Non so parlare, non so parlare di niente, neanche di musica se è
per questo, però dico entrando qui, in questa sala qui accanto,
perdonatemi il termine siciliano, mi sono per un attimo scantato, cioè
a dire mi sono spaventato, mi sono spaventato di fronte a queste quattro
pitture di Nino e vorrei essere minimamente serio, ci ho avuto l’impressione
che ci fosse il rischio per tutti noi che esplodessero, cioè che
la cornice non riuscisse a contenerli e questa forza della natura, che
riproduce in qualche modo la natura, la interpreta, sia in realtà
una tale forza che come niente uno di quei colori è capace di apparire
all’improvviso sfondando il muro. Cioè, voglio dire, è tale
la carica di ricreazione della Natura che tu hai quel momento di sospensione
di vera paura che hai di fronte a un atto assoluto.
Mi è venuta in mente la storia di un marchese siciliano, che
ha raccontato a me, che aveva una vecchia zia la quale dall’età
di sedici anni non si coricò mai più nel letto perché
"fa venire cattivi pensieri" e quindi dall’età di sedici anni dormì
in una poltrona e ogni tanto la alzavano da questa poltrona sostituivano
rapidissimamente nel corso di dodici ore tutto quello che c’era da sostituire
e la rimettevano sulla poltrona. Sicché ebbe un risvolto il tutto,
aveva un palazzo a tre piani, enorme, incominciò dal terzo piano
a chiudere una porta dietro l’altra, fin quando si ridusse, con tutte le
porte chiuse, nell’atrio, la poltrona e basta. Dopo di che uscì
sulla strada, chiuse il portone e disse: "Non ho più case".
Allora la portarono in casa di una sua sorella e lì visse fino
a novant’anni, a novant’anni lasciò la casa, in realtà con
una circonvenzione di incapace… fatta così da lasciare tutto alle
suore e il giovane nipote che aveva un fratello che giocava alle corse
e perdeva tutto voleva dargli un minimo di ossigeno le presentò
immagini di violenza in queste porte chiuse, forzate, sicché la
vecchietta si terrorizzò e lasciò tutto al nipote. "A un
patto" disse il fratello che era là vicino "che io entro con una
Polaroid e fotografo queste stanze chiuse da settant’anni" e mi disse che
nel salotto buono, nel salone damascato un ficus aveva forzato la parete
era entrato dentro e occupava tutto intero il salone, l’ex salone damascato.
Io ho avuto questa stessa impressione, entrando qui, Dio Santo!, speriamo
che le cornici reggano! Altrimenti rischiamo di venire travolti da questa
forza incredibile che mi fa amare Cordio che mi ha scelto, non è
vero che l’ho scelto io.
Andrea Camilleri