Giornale di Sicilia 15.11.1998
PALERMO.(sit) 108: in questi giorni sono in tanti a tirare le somme, e
Turi Vasile non e' da meno. 108 sono infatti i film che lui, sotto firme
diverse (sceneggiatore, regista, autore), ha nel suo carniere: lo
scrittore messinese e' rimasto dietro le quinte almeno tante volte quanto vi e' stato davanti.
Sempre con una particolare attenzione ai "prodotti" siciliani.
Anche adesso, sta dando gli ultimi ritocchi ad una sceneggiatura che gli
sta molto a cuore, soprattutto perche' gli riporta vicino un caro amico.
Vasile ha infatti deciso di portare sul piccolo schermo uno dei romanzi
"storici" di Andrea Camilleri, "La stagione della caccia".
A Palermo, ospite della Fondazione Federico II, per la rassegna sul
cinema del 1948, Vasile ha ricordato "gli anni piu' belli, quelli della
svolta del cinema italiano: il neorealismo cominciava a trasformarsi
e a ritrovare i suoi attori professionisti.
E veniva restituita ai registi e agli attori anche Cinecitta', ad opera
del giovane sottosegratario di allora, Giulio Andreotti."
Veniamo alla "Stagione della cacia ", ambientato in una Vigata polverosa di
fine '800. Lei produrra' la mineserie per Mediaset.
"Nella finzione televisiva ho trasportato la storia ai primi anni venti,
piu' vicini a noi. Gireremo in primavera tra Favignana, Palermo e le Eolie,
per ricostruire un' isola immaginaria.
E' un bellissimo romanzo dove domina un destino quasi sempre euripideo,
che scaturisce dalle passioni.
Il regista sara' Jose' Maria Sanchez, per gli attori stiamo cercando
di mettere insieme un cast di "tipi" siciliani, penso a Leo Gullotta
e a Turi Ferro.
Per il personaggio femminile di 'Ntonto' chiamero' un attrice nordica,
un outsider, un viso 'fuori posto".
Scritto da Camilleri parecchi anni fa, e pubblicato da Sellerio nel 1992 -
prima dunque del boom "montalbaniano" - "La stagione della caccia" nasce
da una battuta registrata nell' "Inchiesta sulle condizioni della Sicilia"
del 1876. "All'intrerrogante che chiedeva se si fossero verificati fatti di sangue
in un paesino, veniva risposto: "No fatta eccezione del farmacista che
per amore ha ammazzato sette persone".
Su queste poche righe, Camilleri coustruisce il personaggio di Alfonso
La Matina, speziale "forasteri" che arriva a turbare un paesino di poche
anime, bilanciato tra nobili e mafiosi.
Un giallo che nasce dalla voglia "tragediatrice" tutta siciliana.
Lei conosce Camilleri da ...anta anni.
"Sono quindi anni che mi batto per dimostrare che Andrea Camilleri e' il piu'
grande narratore siciliano vivente.
Qualche anno fa, feci preparare allo stesso Camilleri ed ottavio Alessi,
la sceneggiatura di "Un filo di fumo", che considero in assoluto il suo
capolavoro, al fianco de "La stagione della caccia" e de "Il birraio di Preston"Portai la riduzione al grande critico ed ex direttore di Raitre Angelo
Guglielmini e lui la boccio' senza riserve.
Cosa che oggi nessuno farebbe ...
"Camilleri ha avuto questo straordinario e meritatissimo successo con le sue
cose meno importanti.
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Questo vuol dire che l'Italia non conosce i suoi scrittori, che anzi, spesso,
aspetta che siano morti, vedi Morselli o Tommasi di Lampedusa. "Nene'" e' stato piu' fortunato, buon per lui".
Simonetta Trovato