la Repubblica - Mercoledì, 11 novembre 1998 - pagina 25
di ATTILIO BOLZONI

Appalti, ammonimenti, consigli... ritrovati undici testi di Provenzano. Quel linguaggio da personaggio di Camilleri
E GLI ORDINI AI PICCIOTTI ARRIVAVANO PER LETTERA I DOCUMENTI

PALERMO - Come un vecchio zio ha buone e affettuose "paroli" per ogni amico. A tutti spedisce auguri "per una sengera collaborazione". Manda "bacetti ai bambini che ora saranno fatti granticelli". Si addolora "nel sendire contrasti" che gli provocano tanta "anzia". Prega dio "che delle cose che anno in pendenza con Caltanissetta, i catanesi no né parlano con l' agrigentini". A volte si mostra indulgente, a volte severo. E consiglia. Suggerisce. Ammonisce. Mette in guardia. Soprattutto chiede. Quest' appalto deve finire a questi, quell' altro appalto deve finire a quegli altri. E conclude sempre, con tono apparentemente supplichevole: "Non fatimi fari brutti figuri". No, non è il linguaggio del commissario Montalbano inventato da Andrea Cammilleri, è il linguaggio vero del corleonese Bernardo Provenzano. Quello scritto. E' il suo slang, il suo siculo-italiano finito in undici lettere che ha inviato in poco più di tre anni - dal luglio 1994 all' ottobre del 1997 - ai boss di sua fiducia. Sono undici "documenti" storici. Ecco per la prima volta Bernardo Provenzano raccontato da Bernardo Provenzano. Non sappiamo che faccia abbia dopo 35 anni di misteriosa latitanza, ma finalmente conosciamo il suo pensiero attraverso una fitta corrispondenza ai picciotti. La prosa è quella che è, la coniugazione dei verbi lascia molto a desiderare, la scelta degli aggettivi diciamo che non è sempre felicissima, della sintassi meglio non parlare. Ma è la "sostanza" quella che alla fine conta. Ignorante come una capra (ha la seconda elementare), ma intelligente. Lungimirante, ragionatore, politico. E capo di tutti i capi mafiosi siciliani. Dal suo inavvicinabile rifugio (dove pare non usi mai il telefono per il terrore delle intercettazioni), il vecchio boss si informa, media, raccomanda, segnala e spedisce ordini con la sua macchina per scrivere. Le sue lettere, iniziano sempre così: "Mio carissimo, con gioia ho ricevuto il tuo scritto, mi compiaccio tanto nel sendire che godeti tutti di Ottima salute. Lo stesso posso dirti di me". E' preoccupato nel luglio del ' 94, quando manda un lungo messaggio a Luigi Ilardo. Preoccupato per come vanno le cose di Cosa Nostra. "Abbiamo molte avversità, dentro e fuori di noi stessi, cercati di recuperare il massimo del recuperabile". E' il momento più brutto per la mafia siciliana che ha ucciso Falcone e Borsellino, ma Bernardo Provenzano pensa già agli affari: "Sendi, forse sei tui che mi hai mandato questo discorso per fare cedere un lavoro dopo essere stato agiudicato (diga Garcia)... amme mi dispiace non esserti di aiuto... scusami se ti chiedo la massima chiarezza a scanzo di equivoci". Un mese dopo, il vecchio boss cerca di sanare certi contrasti tra le cosche di Riesi e quelle di Catania. E' una lettera dove manifesta tutta la sua amarezza: "E devo purtroppo dirti, si è vero, sono a conoscenza...buggie ceni sono, per non dire tragedia, inquando sono state riferite a mm (si tratta di un mafioso ndr) cose che ha smendido in modo convincende...amme mi sempra che mm è una brava persona e umpò inesperiende della malvagia vita di fra noi, e à bisogno che uno lo guida è bene...". E così Provenzano fa la morale al suo giovane amico, spiega come si deve comportare un vero uomo di rispetto: "Solo di prego di essere calmo, e retto, corretto e coerente, non screditare tutto quello che ti dicono, e nemmeno credere ha tutto quello che ti dicono, cerca sempre la verità prima di parlare, e rigordati che non basta mai avere una sola prova...per affrontare un ragionamento occorrono tre prove...". Alla fine, il vecchio corleonese rassicura (e nello stesso tempo avverte) il giovane interlocutore: "Comunque sappia, con il volere di Dio sono ha tua completa addisposizione, mà sappia che detesto la confusione...con il volere di Dio voglio essere un servitore, comandatemi e sé possibile con calma e riservatezza vediamo di andare avandi...Smetto con la macchina mà non con il cuore, invindovi i più cari Aff. Saluti per tutti". In tre lettere spiega a chi devono finire certi appalti in provincia di Caltanissetta, in un' altra indirizzata a Giovanni Brusca si informa sui figli di Totò Riina appena arrestati a Corleone: "Ora sento quanto mi dici del figlio del nostro caro amico che và di male in pegio, ed è più si agrava la situazione...mà dimmi che cosa fanno? glielo chiedi da parte mia, se potessero evitare cose sgradevole?....questa è una mia preghiera...". Un' altra corrispondenza Bernardo Provenzano ce l' ha con Salvatore Genovese di San Giuseppe Jato. E' una lettera datata 1 ottobre 1997 che comincia con queste parole: "Ora mi informi che hai un condatto Politico di buon livello, che permetterebbe di gestire molti e grandi lavori, e prima di continuare tu volessi sapere cosa ne penzo io... Oggi come oggi, non cè da fidarsi di nessuno, possono essere Truffaldini? possono essere sbirri? possono essere infiltrati o sprovveduti?...mà se uno non sa la via che deve fare, non può camminare...Saluti per Te e Tuo Padre, Vi Benedica il Signore e Vi protegga". Il capo vede e provvede. Se ad esempio qualcuno ruba a chi non deve rubare, il vecchio corleonese scrive: "Mi cercavano perché ci anno rubato un martellone, e due saldatrice, che io vi prego se poteti recuperarli, e lo comunicate a me, e non alloro voi direttamente, ditelo a me che io lo comunico a colui me li ha raccomandati". Se qualcuno si lamenta dei giochi sporchi che fa qualcun altro, lui invita tutti al dialogo e alla pace: "Sotto certi aspetti ai ragione, mà siccome io mi sento di ricostruire pace là dove è possibile, e chiarire le cose per continuare a rispettarci, quindi ti prego di andarci e vi chiariti, vi rappacificati e fati tutti una bicchierata". Se qualcuno non rispetta le regole, Bernardo Provenzano non minaccia, ma suggerisce piuttosto di farlo ragionare: "Atte ti sempra che vuole continuare a fare di testa sua, infischiandosene di tutti, e di te in particolare, e tu non ti spieghi il perché. Vedeti se puoi approfondire, nello stesso tempo, vedeti se lo poteti portare nella buona strada. Invindovi i più cari Aff. Saluti, il vostro Bernardo Provenzano".