Egregio signor Andrea Camilleri, perché lo ha fatto? Perché non si è accontentato della fama travolgente che sta gratificando la sua opera letteraria, dei suoi deliziosi gialli che fanno la fortuna degli editori che li pubblicano per guadagnarci soldi a palate? Perché si è piegato al diktat che impone lo snocciolamento pubblico di banalità antiberlusconiane come pedaggio per l’ingresso nella serie A dei maestrini del pensiero? Non poteva accontentarsi di essere il giallista più letto d’Italia? No, lei non si è accontentato e oltre alle copie vendute ha preteso l’applauso della sinistra frou frou, affidando al suo organo di stampa, L’Espresso (quello piccolo), i suoi pensieri piccolini piccolini per potere avere accesso nel pantheonino piccolino. Che pena, egregio signor Camilleri.
Tutto il suo sarcasmo siciliano si scioglie, caro Camilleri, nella sciocchezzuola di chi dice all’Espressino:”Purtroppo invece il comunismo non c’è più. Ma c’è il comunismo virtuale creato da Berlusconi”. E che sensazione di piccineria in questa massima da bar:”Berlusconi è stato un palazzinaro come tanti, poi ha avuto l’abilità di inventarsi le tv commerciali, però in una situazione fortemente protezionista”, il che, detto da uno che prima di diventare bestsellerista ha campato per anni grazie alla protettissima e superforaggiatissima e superlottizzatissima Rai, non suona nemmeno tanto elegante. E che pena, signor Camilleri, quell’accenno al fatto che “ci volevano i milioni di spettatori,ci voleva la volgarità”. Dall’alto delle sue centinaia di migliaia di copie, non le sembra un autogol quel suo conformista identificare “milioni di spettatori” e “volgarità”. Perchè il punto, se lo lasci dire da noi psicanalisti da cucina componibile, è proprio questo: per paura di apparire “volgare” e “dozzinale”, lei chiede all’Espressino il patentino di maestrino del pensierino. Per dimostrare di essere più vicino a Eco che alla Tamaro. E per dimostrarlo basta poco: rompere il silenzio con tonanti dichiarazioni antiberlusconiane. La terrazza applaudirà.
E’ vero che a Tabucchi capita il contrario. Lui il patentino ce l’ha, però ha costretto quei poveri diavoli della Feltrinelli a pubblicare un annuncio a pagamento in cui si mandano saluti particolari allo scrittore che ha venduto “un milione di copie” dei suoi libri (e tutto perchè dalla Spagna si dice che il nome di Tabucchi ha acquisito discreta notorietà grazie all’interpretazione di Mastroianni in “Sostiene Pereira”). Ma poi Tabucchi avrà venduto davvero un milione di copie con tutti i suoi libri? (E se sì, ma ci permettiamo di dubitarne, che “volgarità” questa grottesca rivendicazione di popolarità da parte di uno scrittore snob: non trova, signor Camilleri?)
E poi, signor Camilleri, il più venduto giallista d’Italia deve un po’ sforzarsi di trovare un briciolo d’originalità:”Di Pietro ha avuto il merito di parlare chiaro”, “Non condivido niente di quel che ha fatto il Pds-Ds sulla giustizia”, “L’ha capito bene il giudice Caselli”, “L’anticorpo più vistoso è stato il pool di Milano”. Che sequenza di dichiarazioni scipite, ne converrà. Ma allora, non è meglio che lei torni a fare il mestiere che sa fare e che noi le invidiamo: vendere i suoi libri e farci su un bel po’ di quattrini che non fanno poi male? (E inoltre, se proprio deve dire tutte quelle sciocchezze forcaiole, potrebbe esimersi dal citare il povero Leonardo Sciascia che per noi garantisti è un’intoccabile icona?).