Gente, 2 settembre 1998

Il "caso Camilleri": così uno scrittore diventa fenomeno

Andrea Camilleri, 73 anni, ex regista e sceneggiatore della Rai, all'improvviso ha cominciato a dominare le classifiche sgominando scrittori affermati: vediamo perché

di
Carlo Bo


Il caso Camilleri, scoppiato alla fine della primavera e all'inizio dell'estate e cioè quello dello scrittore sconosciuto o poco conosciuto che d'improvviso si trova a dominare le classifiche delle vendite, sgominando scrittori già affermati e ben consolidati nelle valutazioni dei lettori, ci permette di fare alcune considerazioni sulla fortuna letteraria che proprio in questo caso non tiene conto delle posizioni acquisite e sembra soddisfare lettori di gusti difficili come quelli dell'editore Sellerio e lettori più disponibili come sono quelli, per esempio, di una grande Casa editrice come la Mondadori. Prima osservazione: la storia letteraria è lì per ricordarci quanto sia mutevole il gusto del pubblico e come sia possibile che d'improvviso uno scrittore conquisti l'attenzione del mondo che legge con dei temi e con dei sistemi al di fuori di ogni codice accettato da tutti. Andrea Camilleri, 73 anni, siciliano, ex regista e sceneggiatore della Rai, che con i suoi libri domina ormai da mesi il vertice delle classifiche, evidentemente ha individuato un territorio intatto o non scoperto da altri narratori e l'ha saputo far rendere in maniera straordinaria.
Una seconda osservazione d'obbligo è questa: tali fenomeni possono durare molto tempo oppure sono fuochi di paglia soggetti a tutte le manifestazioni del clima? Naturalmente sono domande retoriche perché nessuno saprebbe dare una risposta accettabile quindi sembra buona norma limitarsi a prendere atto del fenomeno e aspettare che il tempo chiarifichi meglio le ragioni di queste improvvise apparizioni. Se ci rifacciamo molto indietro nel tempo vediamo che nessuno, di fronte all'esplosione del fenomeno Balzac, ha saputo dire di dove gli venisse tanta forza e quanto fosse acuta la sua vista e la sua capacità di illuminare i casi della vita. Anche allora ci si limitò a prendere atto di quella forza di natura eccezionale e soprattutto si aspettò che la lettura del mondo fosse analoga a quella fatta dalla nuova società francese.
Noi non abbiamo, nell'ambito della storia della letteratura romanzesca, qualcosa che possa assomigliare alla vicenda Camilleri e questo dipende dal fatto che la nostra è una letteratura estremamente colta e letteraria e che quindi occorre che le fame e i successi si consolidino lentamente e criticamente più che istintivamente, mentre nel caso Camilleri il vero punto della questione è determinato e fissato da questa fusione fra l'istinto del narratore e quello del lettore. Si pensi al tempo che spese D'Annunzio per impadronirsi del pubblico della fine del secolo scorso e soprattutto quanti altri sistemi per suscitare l'attenzione del pubblico dovette adoperare per apparire prima come protagonista della società mondana e poi come eroe al tempo della guerra. Camilleri sembra aver fatto a meno di tutto questo formulario sì da diventare padrone del campo appena entrato in scena.
Da ultimo ci sembra giusto osservare che si muove con grande agilità fra le due diverse forme di racconti di romanzi e chissà mai di poesie. Per trovare dei punti di riferimento col passato e con le altre letterature straniere ci si arrovella senza grande costrutto. Grosso modo possiamo dire che se proprio bisogna trovargli un fenomeno analogo bisogna fare il nome di Simenon, non tanto per le consonanze più evidenti ma per il modo di intendere il lavoro letterario e anche allora si procedette a una netta separazione fra i Gide e i Simenon, fra i Mauriac e i Graham Greene.