da: Il Messaggero, 30 agosto 1998, pag. 1
Il
commissario Montalbano sentenziò: complotto non ci fu
«LA VERITA’ dice il commissario Montalbano è che
l’uomo non riesce a capacitarsi mai che una persona idealizzata, mitizzata per
una ragione o per l’altra, possa morire allo stesso modo di tutto il resto
dell’umanità: per disgrazia, per cause naturali, per suicidio, per
ammazzatina. I greci antichi, che in queste cose ci bagnavano il pane, appena un
eroe moriva sostenevano che quella morte era stata il risultato di una guerra
intestina tra Dei e s’immaginavano che l’eroe se ne fosse acchianato
all’Olimpo in un carro di fuoco». «Montalbà dico io Tu stai divangando al
solito tuo. Che ci accucchia la morte della principessa Diana, era questo
l’argomento sul quale volevo sentire la tua opinione, con gli Dei e il carro
di fuoco?». Montalbano mi talìa con un sorrisino antipatico. «Ci accucchia,
eccome se ci accucchia! ribatte E’ vero o non è vero che non ci fu uno, dico
uno, al mondo che, alla notizia del fatto, abbia creduto a un incidente come ne
succedono tanti? Lady Diana era donna d’immagine e nell’inconscio collettivo
venne fora che dall’immagine era stata ammazzata: immediatamente la colpa
venne infatti data ai giornalisti, o meglio ai fotografi, che avrebbero
abbagliato coi loro lampi l’autista. Chi d’immagine ferisce, d’immagine
perisce. Alcuni fotografi andarono a finire in càrzaro e poi si scoprì che non
c’entravano, o quasi. Allora venne fora la storia dell’autista richiamato in
servizio quando già si era irrimediabilmente imbriacato. O, secondo i più
sottili malfidati, l’avevano fatto imbriacare. I miei colleghi francesi
dissero che avevano trovato una buona dose d’alcol nel suo sangue. Ma questo
non significa niente di niente. C’è chi si beve un mezzo bicchierino di
rosolio e parte in quarta e chi si scola la mezza bottiglia di whisky e ha
ancora riflessi migliori dei miei e dei tuoi». «Montalbà - dico spazientito e
questa storia della guerra tra gli Dei?». Lui sorride ancora. «Ora vengo e mi
spiego. Te l’arricordi la morte di Marylin? Per molti non fu suicidio, ma
omicidio: a farla ammazzare fu una lotta tra Dei (gli dei d’oggi,
naturalmente, quelli che hanno il potere), vale a dire tra i Kennedy, il boss
Giancana e l’F.B.I. Qualcosa di simile è successo con Diana. Si disse che,
essendo la principessa incinta di un arabo col quale voleva maritarsi, i servizi
segreti inglesi (altri Dei d’oggi) ne decretarono la morte con un sistema
degno di James Bond (quello di Connery, però, gli altri sono sbiadite
imitazioni), vale a dire manipolando il quadro elettronico dei comandi della
Mercedes in modo che fosse messo fuori uso con un impulso radiocomandato.
Qualcuno ci ha scritto un romanzo, su questa facenna fantascientifica». A
questo punto però io protesto: «Montalbà, guarda che la storia del
marchingegno elettronico sulla Mercedes non è poi tanto fantascientifica!»
Terzo insopportabile sorrisino. «Ma io dicendo fantascientifico, non mi
riferisco al marchingegno, ma al fatto che, per coprire la manipolazione, i
servizi inglesi avrebbero avuto bisogno dei colleghi francesi. E tu te la vedi
una cosa così? I francesi che danno una mano agli inglesi? Vogliamo babbiare?».
«Ma secondo te questa storia come finirà?». Quarto sorrisino, se me lo fa
ancora finisce a schifio. «Con le magliette». Lo talìo strammato: «Che
c’entrano le magliette, ora?». Non sorride, sospira. «Te l’arricordi a Che
Guevara? Finì con la sua faccia sulle magliette e il mito sbiadì. Lo stesso
sta succedendo con Diana. Senti, ti devo confessare una cosa: lo sai che io ci
sono andato a Parigi a vedere il posto dell’incidente? Mi ci portò Livia,
quella quando si mette in testa una cosa! Ho taliàto la scena con occhio di
sbirro: è l’ideale per un incidente vero. Dobbiamo fare come il principe
Carlo ho letto su un giornale che comincia a scordarsi nomi e persone. E’ un
saggio». «Senti, Montalbà: e il carro di fuoco di cui parlavi?». Stavolta
non sorride: «Ma tu le hai viste le foto della Mercedes dopo l’incidente? Non
ti bastano?».
Andrea Camilleri