La Repubblica 29.09.1998

Montalbano, blitz nella grotta
Zingaretti: "Cosi' faro' il commissario"
Ieri a Custonaci il primo ciak del film per la serie telelvisiva ispirata all'eroe dei libri di Camilleri.

Oggi si gira l'agguato notturno al "ladro di merendine" Testa rasata e barba incolta per l'interprete dell'investigatore "L'importante e' riuscire a catturare lo spirito di questo personaggio"

E' la prima scena del film televisivo di Alberto Sironi che andra' in onda a febbraio su Raiuno, nell'ambito della serie dedicata al commissario.
Eccolo in carne e ossa, dunque, il mitico Montalbano, investigatore siciliano alle prese con un intrigo di marca tunisina. A dargli un volto' e' Luca Zingaretti, il "cattivo" della "Piovra 8": testa rasata, un filo di barba brizzolata che fa tanto "uomo vissuto", camicia nera sotto il vestito grigio e un piglio aggressivo tanticchia
nirbuso, come direbbe Camilleri.

"Le avventure di Montalbano sono state lette da tantisima gente che immaginera' il commissario in un certo modo - dice - Zingaretti per spiegare la sua interpretazione del poliziotto - Chiaramente non si possono accontentare tutte le possibili immaginazioni: l'importante e' conquistare lo spirito del commissario Montalbano. Se ci riusciremo avremo messo d'accordo tutti".
Ma cosa e' piaciuto di Montalbano al lettore Zingaretti?
"Mi piace il suo essere tipicamente italiano - dice - Se pensiamo alla crisi del cinema o della letteratura, vediamo che noi italiani abbiamo difficolta' a raccontarci. Ora, invece, si e' aperto uno squarcio, Camilleri ci racconta storie e personaggi tipicamente italiani, una cosa che non succedeva dai tempi d'oro della commedia italiana. Forse lui ci riesce bene perche' la Sicilia e' la culla di certe caratteristiche italiche.
Di Montalbano dico sempre che odora di capperi, di rosmarino. E' uno che, quando chiudi il libro, lo pensi come un amico che sta da qualche parte, come qualcuno che c'e' veramente. Devo dire che a fare questo personaggio ci tenevo moltissimo."
E come la mettiamo con la lingua, con quel camillerese fatto di spiare e taliare?
"Piu' che cercare il dialetto io cerco la cadenza siciliana.
Il commissario si esprime in maniera diversa a secondo dei personaggi che incontra.
Col questore parla un italiano pulito, in altre situazioni, invece, si lascia andare a una certa cadenza dialettale".
Il regista, invece, dice che il lavoro sul dialetto parte dalla scelta di un cast quasi interamente siciliano.
"La lingua del film e' il piu' vicino possibile a Camilleri - ribadisce Sironi - con qualche concessione alla comprensibilita', dato che ci rivolgiamo a un pubblico televisivo: e quindi se diciamo taliare spieghiamo che significa guardare.
La vigila del primo ciak per Sironi e' stata segnata dagli auguri di Giuseppe Tornatore, che per lui scrisse la sceneggiatura de "Il grande Fausto", e del "convitato di pietra" di questo film, Andrea Camilleri.
"Nei libri di Camilleri ci sono tante atmosfere cinematografiche - dice il regista - Se riusciremo a raccontare bene queste atmosfere, oltre che i personaggi, significa che avremo fatto un buon film.
Certo, e' un lavoro difficile. D'altronde se si porta un bel romanzo in tv non si puo' solo "copiare": noi offriamo un prodotto popolare ma vogliamo che gli spettatori tengano gli occhi aperti".

Le riprese andranno avanti per dieci settimane e si sposteranno a Mazara, a Scicli e a Ragusa Ibla: dopo il "Il ladro di merendine" tocchera' a "La voce del violino", mentre nel '99 saranno girati gli altri due "gialli" di Camilleri, "La forma dell'acqua" e "Il cane di terracotta".
E intanto domani a Custonaci arriva Caterina Bohm, l'attrice austro-polacca interprete di Livia, la fidanzata di Montalbano. Il commissario ha bisogno della sua dolcezza femminile per catturare con un agguato notturno il ladro di merendine, il piccolo tunisino Francois, futura spina del suo rapporto sentimentale.
Un bambino, giusto per citare Camilleri, che non e' cosa.