Due personaggi illustri, l'inventore del commissario Montalbano e
Montalbano stesso, debuttano al cinema.
Chi non ha sentito parlare di Andrea Camilleri?
Ovunque vada lo scrittore siciliano viene acclamato come un divo rock.
Caso insolito per un romanziere, sebbene rappresenti un fenomeno editoriale.
Per mesi i suoi libri hanno occupato contemporaneamente diversi posti
nelle classifiche.
Titolo come "Il ladro di merendine", "Il cane di terracotta", "Il birraio
di Preston", "La voce del violino" (editi da Sellerio) o "Un mese con
Montalbano" (Mondadori), quest'estate, hanno fatto la felicita' di
centinaia di migliaia di lettori.
E ora potranno esultare anche i cinefili.
Luva zingaretti - forse il piu' intenso fra gli attori italiani della
generazione fra i trenta e i quarant'anni - prestera' il volto al
commisario Montalbano in una serie di film per la TV.
Fin qui, la norma.
La notizia delle notizie e' che sul grande schermo potremo vedere Camilleri
in "La strategia delle maschere" di Rocco Mortelliti, che sara' presentato
al prossimo Festival di Salerno.
Per tutta la vita lo scrittore ha fatto il regista, alla radio, in TV e in
teatro, e ora, alla veneranda eta' di 73 anni, approda al cineama.
Il film nasce da un'idea dello stesso Camilleri e lo spunto e' il
ritrovamento di quaranta modellini della Commedia Nuova di Menandro.
"Io saro' il burattinaio buono - spiega - Camilleri mentre sorseggia una birra
(sono le 11 del mattino) nella sua casa, che sembra un pezzo di Sicilia
a Roma.
In qualche modo manovro i fili del destino di mio nipote.
L'elemento giallo e' un pretesto per raccontare l'evoluzione di un
personaggio che, attraverso l'uso delle maschere, riesce a diventare
finalmente se stesso".
Le e' piaciuto passare dall'altra parte, debuttare come attore?
"L'idea mi divertiva. Ma il debutto riguarda solo il grande schermo perche'
avevo recitato in TV, nei gialli di Corrado Augias.
Accettai perche' avevo parti a due con un attore straordinario come
Jean Rochefort, che adoro"
Ora l'attende il ruolo del questore nei film tratti dai suoi romanzi?
"No. Siccome ho fatto il regista per tanto tempo so quanto sia rompiscatole
la presenza dell'autore.
E poi fare l'attore e' noiso, e poi fare l'attore e' noiso, ci sono tanti
tempi morti sul set.
Mi sono sempre chiesto perche' gli attori, da imbecilli, non leggevano nelle
loro roulotte.
Io ci ho provato ma non ci sono riuscito, le implicazioni psicologiche del
personaggio te lo impediscono, sei vissuto da un altro non c'e' niente da
fare".
Come mai, nonostante la sua passione per la narrativa, per decenni si e'
dedicato alla regia ?
"Il mio sogno era di trasferirmi a Roma, frequentare l'ambiente letterario con
il quale ero in contatto epistolare.
Nel '48 scrissi una commedia, l'unica della mia vita, che vinse il premio
Firenze.
Cosi' conobbi Silvio D'Amico che mi invito' a entrare come allievo regista
all'Accademia Drammatica.
vinsi il concorso e la borsa di studio che mi consenti' di pagarmi gli studi."
E il teatro l'affascino' al punto tale da farle dimenticare la letteratura?
"Ebbi la disgrazia di essere scelto come allievo regista tra trenta concorrenti
dopo due anni che non ne accettavano.
La mia intenzione era di lasciare dopo quattro giorni, se non che m'imbattei
nella fortissima personalita' di Orazio Costa, e rimasi "fottuto" dal suo
fascino intelletuale.
Ogni mattina, dalle otto alle dodici, eravamo io e lui intorno a un tavolo
a studiare.
Cosi' sono rimasto ingabbiatonel teatro per tutta la vita."
E continuava a scrivere ?
"No anche se Costa mi invogliava a farlo non ero piu' in grado.
Il teatro ti entra nel sangue, non si puo' fare part time, come dicono
gli inglesi.
Questo le ha permesso di lavorare con tutti gli attori italiani.
"Tra teatro, radio e televisione, praticamente si.
Renato Rascel, che ho diretto in Beckett, Adolfo Celi, Lilla Brignone, Gianni
Santuccio ...."
E ha lavorato con Gino Cervi per il Migret televisivo.
"Ero il produttore esecutivo di tutti i Maugret, ho fatto due serie del
Tenente Sheridan e come regista tanti grandi romanzi sceneggiati, come
"La figlia del capitano".
Non trova che ormai Cervi e Maigret siano una cosa sola nell'immaginario
della gente?
"Si era perfetto in quel ruolo.
E per il mio commissario Montalbanoih gli ho copiato molti degli atteggiamenti
ricorrenti mentre interpretava Maigret.
Ricordo che giravamo gli esterni a Manziana: lui e io, in una trattoria, ci
"spanzammo" a livelli mostruosi, mangiammo di tutto.
Poi Gino telefono' lla moglie e disse:
"Non ho mangiato, cara. Non ho mangiato quasi niente. Con Andrea, abbiamo
mangiato un panino sul set"".
Perche' lei non e' mai passato alla regia cinematografica ?
"Mi spaventava, non avevo dimestichezza con le immagini filmate.
Tuttavia ho insegnato al Centro Sperimentale direzione dell'attore, un mio
allievo e' stato Marco Bellocchio.
Un giorno mi chiamo' Monica Vitti e mi disse che si era stufata di fare i
soliti film di Antonioni.
con lui scrivemmo, in deu mesi di lavoro intenso, un soggetto intitolato
"A donna che t'ama proibisci il pigiama".
Ma, via via che andavamo avanti, Michelangelo si rivelava sempre meno
convinto."
Sentiva che non era il suo genere ?
"Si il comico ha bisogno di situazioni concrete e lui non era persuaso.
cosi' un giorno mi invitarono a pranzo e mi chiesero di dirigere il film.
Io, che non avevo ancora cominciato a fare TV, non me la sentii di
accettare, benche Antonioni mi offrisse il suo ausilio tecnico."
Lei, che ha curato la regia televisiva di tante commedie di Eduardo De
Filippo, come lo ricorda ?
"Era cattivissimo, anche se mi e' venuto il sospetto che la sua fosse una
cattiveria costruita, che si fosse inventato un personaggio di tipo molieresco.
Quando finii la produzione con lui, diressi il fratello Peppino in otto
commedie.
Un giorno, Eduardo mi vede vicino alla RAI e mi corre dietro, nonostante
avesse avuto da poco un'operazione al cuore: "So che dopo di me avete
lavorato con mio fratello - mi dice, e fa una pausa delle sue - Camille',
coraggio, che ci volete fa? E' la vita ...". Mi da' una pacca sulla
spalla e se ne va, con grande senso teatrale"
Ora non si sente violentato dal fatto che il suo Montalbano diventa film ?
"Proprio no. James Cain non ando' a vedere il film, "Il postino suona sempre
due volte", tratto dal suo libro.
Quando gli amico gli dicevano "Se sapessi, come hanno ridotto il tuo libro ..."
lui si alzava, andava alla libreria dove teneva copie del romanzo e rispondeva
"A me sembra in ottime condizioni!".
Ci mancherebbe altro che la riduzione cinematografica fosse copia conforme
al libro, sarebbe sbagliata".
E' contento della scelta di Luca Zingaretti ?
"Ottimo attore, e' stato anche marginalmente mio allievo.
L'ho seguito sempre a teatro.
Il problema e' quello del fisico. ma da bravo attore sapra' far credere che
lui e' l'unico Montalbano possibile"