La Repubblica 18-04-1999

Montalbano e la realta', cosi' nascono i miei gialli

Sempre piu' frequentemente mi capita di incontrare lettori che mi fanno domande di questo tipo: "Ma lei come fa ad inventarsi tutte quelle storie che racconta nei suoi romanzi?". Certe volte mi viene di rispondere con un'altra domanda: "Ma lei li legge mai i giornali? Non ci ragiona su una notizia?". Mi provo, per maggiore chiarezza a inventarmi un racconto. O almeno la trama di un racconto. In un paese della Sicilia c'e' un rispettato signore sessantino, inprenditore di interessi svariati che vanno dall'edilizia alla metalmeccanica. Possiede anche, e questa nel racconto rappresenta l'immancabile nota ironica, un'azienda per l'allevamento degli struzzi. "Che c'e' di tanto divertente?" Mi e vi domanderete. Beh, in tanto gli struzzi sono quegli animali che osano nascondere la testa sotto terra e cosi' si mettono in condizione di non vedere e di non sentire. Naturalmente questo signore non sa dire di no a certe offerte politiche: diventa consigliere provinciale di un partito, poi presidente di una USL. Qui incappa in una inchiesta che due P.M. stanno conducendo e gli piomba sulle spalle nientedimeno che una domanda di arresto. Che pero' non viene mai eseguita perche' il capo dei due P.M. si oppone all'arresto. Questo capo aveva visto giusto negando l'arresto, tant'e' vero che il mio protagonista, cioe' l'imprenditore se la cavo' al processo, con l'assoluzione. Se il capo dei P.M. avesse aderito alla richiesta dei due vice, avremmo avuto un innoccente in carcere! A questo punto nel quale tutto sembra chiaro, io mi faccio venire una bella, addirittura pirandelliana, idea: faccio si' che il capo dei P.M., quello che ha salvato dalla galera il mio eroe, venga accusato di concorso in associazione mafiosa, processato, sospeso dal servizio e condannato a dieci anni. Nel corso del mio racconto mi guardero' bene dallo spiegare al lettore se quel giudice, al momento di decidere sull'arresto del mio protagonista, stesse agendo da complice o da giudice onesto. Cosi' e' se vi pare, direbbe Pirandello. E io, umilmente mi associo. Andiamo avanti. Il mio protagonista - imprenditore - intanto continua nella sua fortunata attivita'. Possiede una trentina di camion, svariati terreni, trenta e passa appartamenti. Insomma, a farla breve, un capitale che supera i 25 miliardi. Certo non tutte le proprieta' sono a lui intestate (come farebbe a star dietro a tutte, pover'uomo?), ma anche alla moglie e ai figli. Un brutto giorno comincia la sfortuna. I soliti P.M. (non i primi due altri) indaga oggi indaga domani giungono alla conclusione che la ricchezza del mio protagonista sia il risultato di operazioni illeciti. E siccome questa volta non c'e' un provvidenziale capo dei P.M. che gli eviti l'arresto, il povero imprenditore va a finire in galera. Colpevole o innocente non ci interessa. E dato che dalle mie parti c'e' un proverbio molto espressivo, nel mio racconto lo voglio adoperare. Dice cosi :"all'annigatu petri d'incoddru". Che significa disgrazia su disgrazia, non solo stai annegando, ma ti lapidano per buon peso. E infatti al mio eroe arriva tra capo e collo un provvedimento della sezione Prevenzione che gli sequestra tutti i beni. E qui mi pare arrivato il momento di inserire nel mio racconto una nota decisamente grottesca, capace di far muovere al sorriso i miei lettori. Cosa posso andare a inventarmi? Ah, ecco, ho trovato, anche se a qualcuno la mia modesta invenzione potra' apparire stiracchiata o esagerata. Mi invento che per la creazione e l'attivita' di una stazione dell'Arma dei carabinieri, non essendo possibile fabbricarne una ex novo, si affitti una costruzione da adibire a caserma. Quando l'ufficiale giudiziario si mette all'opera per sequestrare i beni del mio protagonista, si viene a trovare davanti alla caserma, perche', almeno per la meta' essa e' di proprieta' dell'imprenditore che si trova in galera. In parole povere, i carabinieri, o chi per esse, pagando mensilmente il fitto, contribuivano, senza saperlo e naturalmente senza volerlo, all'accrescimento delle fortune del mio eroe. Tutti qui. Mi sembra una bella storia che arricchiro' via via scrivendo, l'importante e che adesso la trama regga. Solo che questa storia non me la sono inventata. L'ho letta para-para nei giornali siciliani. E percio' non venitemi piu' a domandare come faccio a "inventarmi" le storie che racconto. Non me le invento, semmai le rielaboro fino a non farle piu' riconoscere come notizie di cronaca.
Andrea Camilleri