Panorama 19.09.199
Montalbano contro i cannibali

Maurizio Costanzo Show lo chiama, Bruno Vespa lo intervista, i cronisti lo inseguono per strappargli un parere su qualsiasi argomento: dove va la sinistra? Come risolverebbe la questione meridionale? Cosa pensa dei limoni? Questo e' successo a Andrea Camilleri, 74 anni, l'uomo che ha inventato le storie del commissario Montalbano e che oggi e' lo scritore piu' amato degli italiani. Lo dicono le statistiche: secondo gli ultimi dati della Demoskopea, otto dei dieci libri piu' venduti tra il gennaio e il luglio 1999 erano firmati da Camilleri. Otto su dieci, da Il birraio di Preston a Il ladro di merendine, da Un mese con Montalbano a La mossa del cavallo. Una cosa mai vista.

E' successo tutto all'improvviso, quasi a tradimento. E il primo a essersi stupito deve essere stato proprio lui, Camilleri. A consacrarlo, prima che cronisti e recensori lo trasformassero in un monumento, e' stato il tam tam dei lettori. Sono loro, i lettori, ad avere scoperto questo settantenne di Porto Emedocle, Agrigento, che pubblicava smilzi volumetti presso l'editore palermiatno Sellerio. Sono i lettori che hanno fatto volare il commissario Montalbano nell'olimpo dei grandi eroi del giallo, a fianco di Maigret e di Poirot. E Camilleri ripaga il suo pubblico con una vena narrativa inesauribile: mentre prepara per Sellerio il quinto romanzo della serie di Montalbano (L'albero della ragione), ecco ga' pronti 20 racconti che hanno ancora come protagonista il commissario. Li manda in libreria la Mondadori, raccolti sotto il titolo Gli arancini di Montalbano.

"Non voglio uccidere Montalbano. Pero' non vorrei morirne io" aveva detto Camilleri pochi mesi fa. Ma alla fine non ha potuto fare a meno di tornare sul luogo dei suoi fortunati misfatti letterari. Affidandosi ancora una volta a quell'impasto siculo ed italiano, che uno si domanda come faccia il lettore di Cuneo a capire il significato di parole come "'nzinga", "catojo", "ammucciare" (e come se la caveranno poi i traduttori dlle edizioni greche, portoghesi o catalane dei romanzi di Camilleri? Mistero_.

Eppure a Camilleri gliel'avevano detto in tanti, amici e nemici: lascia perdere la Sicilia, allarga gli scenari, cambia registro. Niente da fare. Anche se qua e la', tra i 20 racconti, traspaiono abbozzi di altri Montalbani possibili. Per esempio nel racconto intitolato Montalbano si rifiuta sembra all' inizio di essere immersi nell'atmosfera di un film pulp o di un romanzo di giovani cannibali: polpacci umani fatti alla brace, occhi fritti in padella. Ma poi si scopre cge e' tutta un'amabile presa in giro della voga "cannibalesca": a meta' della storia, infatti, il commissario Montalbano si ferma, prende il telefono e chiama il suo creatore, Camilleri in persona: "Non mi piace questo racconto. Non voglio entrarci, non e' cosa mia".

Il titolo della nuova raccolta di racconti potrebbe essere insomma Le tentazioni di Montalbano. Ma sono tentazioni subito represse. E' solo un sogno provocato da un' indigestione di sarde quello di entrare in una saga alla Star Trek ed essere promosso "capo della polizia interplanetaria". Ed e' subito respinta la prospettiva di un viaggio a New York: "Io a Nuovaiorca? Manco se mi sparano". Montalbano resta ancorato alla sua Vigata, immaginario paese di una Sicilia polverosa e barocca, popolata da sgualdrine timorate e notabili untuosi.

E' questa la Sicilia che affascina i lettori e convince i recensioni. Che talvolta esagerano, attaccando Camileri a un carretto di siciliani celebri che parte dal sofista Gorgia e arriva al filosofo Giovanni Gentile. Il bello di Camilleri, pero', e' che non ci crede. E' un vecchio professionista della scritura, che nella Rai di una volta curava gli adattamenti televisivi di Georges Simenon, quelli con Gino Cervi che faceva Maigret. E ci tiene a presentarsi, con una punta di civetteria, come un bravo artigiano. " Non mi faccia passare per un letterato!" ha intimato a un giornalista. E a un altro ha deto: "A volte ho l'impressione di essere diventato una moda per cretini".

Intendiamoci: Camilleri non si nega all'abbraccio dei suoi ammiratori e tntomeno li disprezza. Forse e' solo disorientato, anche se lusingato, da tanto clamore. Una volta ha raccontato di essersi collegato con uno dei numerosi siti Internet dedicati a Montalbano. Per essere ammessi nel fan club bisognava superare un esame: sapere rispondere ad una serie di domande sulle abitudine di e vezzi del commissario di Vigata. "Ci ho provato" dice Camilleri "ma mi sono incagliato su quattro quesiti. Alla fine e' apparsa una scritta: "Devi prepararti meglio".

Dove ci portera' la "camilleromania"? In una recensione apparsa sul Messaggero si diceva che i romanzi di Camilleri sono ambientati "a Licata, la citta' da lui inventata". una piccola svista, un lapsus innocente: Licata invece di Vigata. Il problema e' che Licata esiste davvero, a pochi chilometri da Gela. Ma non e' colpa di Montalbano ne' di Camilleri se ormai in Sicilia vera, quella che ha anche mafie e morti ammazzati, suona alle orecchie degli italiani come un mondo di fantasia.

Giorgio Ierano'