La Repubblica 03-04-1999

Intervista allo scrittore che annuncia un altro libro

A Camilleri piace Montalbano in TV

Camilleri va in scena, Camilleri va in onda, Camilleri va sul grande schermo. Il successo di dello scrittore siciliano lascia per un attimo le librerie e conquista teatro e tv. Due mesi da asso pigliatutto che vedranno Il Birraio di Preston in scena venerdi allo Stabile di Catania, e due episodi del serial di Alberto Sironi Il commissario Montalbano, vale a dire Il ladro di merendine e La voce del violino, su raidue a partire da meta' maggio. E, per completare la festa, il 28 Aprile a Ragusa sara' presentato in anteprima La strategia della maschera, il film di Rocco Mortelliti girato a Camarina con Camilleri protagonista nel ruolo di un vecchio archeologo. Insomma, le storie dello scrittore adesso saranno raccontate dai registi con un linguaggio inevitabilmente diverso. Ma lui non si preoccupa piu' di tanto. "Ho visto le prime due puntate de Il commissario Montalbano in un montaggio non definitivo - dice con quell'inconfondibile timbro marchiato dalle sigarette - Devo dire in assoluta sincerita' che Il ladro di merendine mi e' parsa un'ottima cosa. Potrei fare degli appunti minimi ma il vero problema e' riuscire a convincere il pubblico che Luca Zingaretti nei panni di Montalbano e' l'unico attore possibile per quel ruolo. E dopo pochi secondi per adattarsi alla sua figura fisica, Zingaretti e il regista Sironi riescono a convincere lo spettatore. Trovo , invece, che La voce del violino soffre dei tagli che necessariamente dovevano essere apportati. Ma cio' nonostante e' un prodotto di alto livello".

E la sua lingua, quel "camillerese" che l'ha reso celebre, che fine fa in televisione?

"L'operazione legittima e' allontanarsene ma rispettarla per quel che riguarda il contesto, i personaggi di contorno. Zingaretti, invece, non e' caduto nel tranello di fingersi siciliano: lui si limita a esprimere delle cadenze meridionali e questo funziona perche' e' inutile indossare un vestito che non e' il proprio. Insomma, io sono contento di com'e' andata".

In teatro, invece, per "Il birraio", la lingua del romanzo puo' restare intatta?

"Si, viene mantenuta tutta, in maniera forte. La riduzione teatrale del "Birraio" l'ho curata io assieme al regista Giuseppe Dipasquale. In un certo senso l'adattamento per il teatro e' piu' facile di quello televisivo. Dipasquale ha scelto scenografie semplice e complesse al tempo stesso: il tapis roulant che da' la possibilita' di andare avanti e indietro nel tempo e nello spazio e' una soluzione geniale".

Parliamo dei personaggi: Giulio Brogi, che non e' siciliano, fa la parte del delegato Puglisi. COme lo vede in quel ruolo?

"Anche lui, come Zingaretti, non e' caduto nella trappola di scimiottare il siciliano. Si e' innestato perfettamente nel tessuto. Il prefetto di Tuccio Musumeci e' delizioso: lui catanese che deve interpretare un toscano, cerca di imbastardire il suo siciliano. Mi piace il fatto che sia un toscano "sentito" da un siciliano: e' un po quello che hoi fatto io scrivendo e immaginando questo personaggio che impone un'opera lirica sconosciuta ai vigatesi. "Il birraio" teatrale mi sembra un' opera di buon livello, sono stato fortunato anche in questo caso."

Il prossimo libro?

"Si intitola La mossa del cavallo e uscira' a maggio per Rizzoli. E' un romanzo storico ambientato nel 1887 con il solito impianto politico-giallista, come Il birraio o La concessione del telefono".

E "Il re di Girgenti", a cui lavora da qualche tempo?

"Da cinque anni, per l'esattezza: ho scritto 170 pagine. me mancano circa cinquanta ma vado con i piedi di piombo. Va a finire che sara' il mio libro peggiore, come sempre succede quando si lavora tanto a una cosa".

Fin qui Camilleri, Giuseppe Dipasquale che firma l'edizione teatrale del Birraio in scena venerdi al Verga di Catania, presenta cosi' il lavoro: "La messa in scena rispetta la lingua di Camilleri e mantiene il sapore del romanzo. Il pubblico avra' la sensazione di assistere a un'opera che ha un linguaggio teatrale ma che non dimentica l'origine letteraria."

"La simbiosi fra il mondo letterario e teatrale e' mantenuta: se si mette in scena un romanzo non si puo' forzare troppo la mano". Rispetto all'originale Dipasquale ha inserito la figura di un narratore, sorta di autore di scena. "Un personaggio che funziona come demiurgo, come manipolatore che da' un senso alle scene. E' una figura non solo didascalica ma un personaggio che entra nell'azione scenica."

Sulla lingua il regista giura fedelta' assoluta. "Non ho toccato nulla - dice - Se Camilleri e' Camilleri lo deve anche all'aspetto linguistico dei suoi libri. Con Andrea al momemto di fare la riduzione teatrale, ci siamo detti subito che non dovevamo fare pulizia ma dovevamo mantenere lo stesso tipo di struttura sintattica e morfologica. E sulla scena funziona altrettanto bene che sulla pagina. E' una sfida che mi sembra convincente.