La Stampa 06-05-1999


Zingaretti: che paura quella parte
 
«Il poliziotto piace perché è all'antica»

di f.c.
Roma. L'impresa non ora semplice e Luca Zingaretti lo ha sempre saputo, fin dal primo momento, quello in cui ha provato, dopo la soddisfazione per aver ottenuto il ruolo, il timore di non riuscire a renderlo al meglio: «Sono un appassionato lettore di Camilleri - racconta l'attore - e, quando ho saputo che i suoi romanzi stavano per diventare film, ho desiderato subito avere la possibilità di interpretarli. Più tardi, quando, dopo il provino, ho ottenuto la parte, la prima cosa che ho fatto è stato chiamare Camilleri confessandogli la mia paura di non farcela: paradossalmente le difficoltà maggiori nascevano proprio dall'avere tante, troppe informazioni sul personaggio di Montalbano. Era questo che mi faceva sentire in qualche modo bloccato».
A rendere tutto più complicato c'era anche la grande popolarità del personaggio: «Sapevo che sarebbe stato impossibile far andare d'accordo la mia interpretazione con l'immaginazione dei tanti che, leggendo i libri di Camilleri, hanno costruito nella loro mente un proprio Montalbano. Per questo ho cercato soprattutto di cogliere lo spirito del commissario e credo che, se siamo riusciti a cogliere l'atmosfera dei racconti e il tipo di sensazioni che provocano, al pubblico della tv arriverà lo stesso calore trasmesso dal personaggio scritto».
Attore dalla lunga esperienza teatrale, ma anche cinematografica, scelto spesso dai registi per interpretare parti di cattivo (come in «Vite strozzate» di Ricky Tognazzi e nel «Branco» di Marco Risi) Zingaretti ha una sua idea sul motivo del successo delle avventure di Montalbano: «Penso che sia piaciuto tanto perché è un uomo che sa un po' di antico, dotato di un senso del vivere secondo i propri bisogni e desideri che forse riporta ai lati positivi del carattere di noi italiani, lati che oggi sono un po' difficili da ritrovare». Il nome di Zingaretti per il ruolo di Montalbano è stato fatto per la prima volta dall'ex capo della fiction Rai Sergio Silva il quale aveva visto nei rari sorrisi e nella fisicità dell'attore le doti adatte alla parte del commissario. E dire che nella «Piovra» Zingaretti era un vero criminale senza cuore: «Ho cominciato a fare tv e cinema sempre in ruoli negativi - commenta l'attore - e siccome cercavo di farli bene succedeva che continuavano a chiedermi sempre quelli e io cominciavo a correre il rischio di restare chiuso dentro un certo stereotipo». Adesso il pericolo è opposto, restare intrappolato nelle vesti del commissario, proprio come accadde a Michele Placido dopo anni e anni di «Piovra»: «Non credo che potrà succedermi qualcosa di simile e naturalmente non voglio che i panni di Montalbano diventino una costrizione. Toccherà a me, attraverso scelte giuste e interpretazioni valide, evitare che il pubblico continui a vedermi come il commissario di Vigata anche quando faccio tutt'altro».