Corriere della Sera 04.05.2000
Commissario Montalbano esalta Camilleri
L'umanita' di Montalbano, l'intelligenza di Montalbano, la lungimiranza di
Montalbano, la sensibilita' di Montalbano, la sicurezza di Montalbano, la
filosofia di Montalbano.
Ma quanti doti ha questo commissario di polizia, che sa risolvere casi
intricatissimi ma che alla fine, con stoica saggezza, preferisce lasciare
che il destino segua il suo corso!
Dopo il successo della scorsa stagione, sono tornate le avventure poliziesche create
da Andrea Camilleri e ambientate nell'immagginarai cittadina siciliana
di Vigata: La forma dell'acqua. Camilleri firma anche la sceneggiatura con
Franco Bruni e la regia e' ancora di Albereto Sironi.
Ormai l'esibizione del commissario e' una prova di bravura fra la recitazione
di Luca Zingaretti e l'invenzione narrativa di Camilleri: e' una gara fra i
due, sempre tesa e coinvolgente, a tratti esaltante, a volte persino
narcisista.
Ci sono momenti in cui i due sembrano dirsi: ma quanto siamo versati!
La morte di un ingegnere altolocato, il suo rapporto omosessuale con un
nipote, la lotta per la successione, le connessioni tra malavita e politica,
gli interventi dei poteri forti, la morte del padre del commissario sono
infatti pretesi per una dimostrazione di bravura: Zingaretti ha
definitivamente sovrapposto la sua fisionomia a quella di Montalbano (come
Gino Cervi fece con Maigret) e Camilleri sembra finalmente compiaciuto di
questa nuova identita' fantasmatica.
Cosi' la sua scrittura, di forza comica e tempra popolare,
distribuisce con equita' indizi strategici e dati esistenziali, conferendo al
complesso racconto improvvise accensioni e pudichi rallentamenti di notevole
spessore narrativo.
La regia non si appiattisce sulla storia, ma lavora per valorizzare i punti
forti del progetto; stranamente si sofferma un po' troppo su una marca di
mutande e sul logo di una compagnia aerea. Perche', commissario?
Aldo Grasso