Repubblica 10.10.2000

"Un nuovo eroe per il mio giallo" Lo scrittore parla del suo nuovo romanzo che cambierà protagonista. C’è un progetto cinematografico per i primi due libri


Andrea Camilleri è sempre più ossessionato dalla figura del commissario Montalbano, ma l’autore stesso ha assicurato che non lo farà morire. Manuel Vàzquez Montalban è tormentato anche lui dal suo personaggio, Pepe Carvalho, tanto che si è sentito in dovere di precisare che non è sua intenzione farlo. Adesso un altro tormentone serpeggia tra i palermitani: Santo Piazzese ha ucciso La Marca? Perché mai, nel terzo romanzo dello scrittorebiologo, in via di ultimazione, il protagonista sarà Spotorno? Che fine ha fatto "l’ex sessantottino colto, intelligente, raffinato e ironico", eroe delle due precedenti storie, I delitti di via MedinaSidonia e La doppia vita di M. Laurent? Ne parliano con l’interessato, che sta lavorando anche alla trasposizione cinematografica dei suoi primi due libri. "Nel mio terzo romanzo non ho affatto ucciso La Marca, e non è tra i miei progetti — dice subito Piazzese — A meno di non considerare come morte di un personaggio, il fatto che non si scrivono più libri con quel personaggio come protagonista. Sto lavorando a questo terzo libro, in cui il protagonista è Spotorno. Però La Marca compare e scompare. Non so se ci sarà un La Marca tre, la vendetta o il ritorno. La cosa dipende esclusivamente dalla volontà di La Marca a venire fuori. Io ho scritto solo due romanzi con La Marca e non so se mi posso già definire un autore seriale. Penso però, e sono sicuro che Camilleri sarebbe d’accordo con me, che il protagonista di un libro finisce sempre con l’avere una personalità molto più forte dello scrittore. Quindi, la tentazione da parte dello scrittore di sopprimere il personaggio è fisiologica. E poi, il rapporto tra autore e personaggio è un rapporto biunivoco: l’autore crea il personaggio, ma da questo riceve suggestioni". Tutto questo non potrebbe essere imputabile, nel suo caso, al fatto che la quasi coincidenza tra autore e personaggio porterebbe la trama narrativa all’esplosione, rendendola ingestibile? "Ci sono diverse motivazioni che potrebbero indurre un autore a mettere di lato il protagonista; certo, nel personaggio di La Marca c’è molto dell’autore, ma c’è anche gran parte di me negli altri personaggi, e non credo di essere un’eccezione. L’autore che si mette in gioco, finisce col dare molto di sé ai propri personaggi. Io poi non ho deciso di far diventare il mio personaggio un Maigret; La Marca non ha un facile accesso al delitto: non è un poliziotto, un medico legale, un avvocato, un cronista di nera. Ma la prima volta incoccia l’impiccato, se lo trova davanti e va bene. La seconda volta capita il coinvolgimento del padre di Michelle. Ho anche uno spunto per un La Marca tre, ma è solo uno spunto: ho già scritto la prima pagina. Ma per ora voglio finire il terzo. Per tutti questi motivi ho messo volutamente da parte La Marca». Cosa racconterà il suo nuovo romanzo? «Mi è piaciuto scrivere questa storia, prendendo lo spunto dal primo romanzo, alla pagina 229: siamo nell’orto botanico e viene ritrovato il cadavere di don Mimì. Lì dico che Spotorno, mentre La Marca indagava sui delitti universitari, era impegnato su un altro fronte, impelagato in una storia di morti ammazzati in maniera canonica. È un romanzo in terza persona: il protagonista è lo Spotorno oggettivo, vero, concreto. Ho cambiato registro stilistico e non ci sarà più quel gioco di rimandi e ammiccamenti, che caratterizzavano i libri precedenti. Anche la pagina cambierà visivamente". Non teme di deludere i lettori, affezionati al suo personaggio? "Io credo che questo Spotorno possa piacere. E’ un rischio che vale la pena di correre". Sappiamo che sta lavorando alla sceneggiatura dei suoi primi due libri per un progetto cinematografico… «Lo sceneggiatore sarà Francesco Bruni, lo stesso dei romanzi di Camilleri: con lui mi trovo in perfetta sintonia. Il problema però è, rispetto ai libri di Camilleri, di rendere in immagini quel flusso di pensieri che caratterizzava La Marca. Io opterei per la voce fuori campo, ma adesso non è più di moda". Sembra che non si possa parlare della Sicilia in generale senza far ricorso al genere del giallo. Perché? "Di certo, il grande successo di Camilleri ha influito. E poi il giallo ha una sua nobiltà, anche se molti non lo riconoscono. Conosco persone che vanno in Marsiglia, per scoprire i luoghi descritti da Izzo. Ma ci sono anche quelli venuti a Palermo per conoscere la città da me descritta". 

SALVATORE FERLITA