Qui Italia Luglio-Agosto 2000
Mensile d'informazione e cultura della comunità italiana


Un «assaggio» di Camilleri.

Alcuni lettori ci hanno chiesto di pubblicare 'qualcosa' di Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano che ha creato il personaggio del commisario Salvo Montalbano (ne abbiamo parlato brevemente nel numero di maggio scorso) e che, a 70 anni passati, è diventato in Italia un «caso letterario».
I libri di Camilleri, scritti in un gustosissimo italiano-siciliano, facilmente comprensibile anche da chi non conosce il dialetto siciliano, hanno venduto finora oltre 3.800.000 copie. Un boom che nessuno si sarebbe aspettato. E oggi il nome di Camilleri viene giustamente associato a quelli degli autori italiani più venduti degli anni Novanta : Dacia Maraini, Susanna Tamaro, Indro Montanelli, Enzo Biagi, Umberto Eco, Luciano De Crescenzo, e pochi altri. C'è da chiedersi se, dopo il fenomeno Camilleri, sia ancora appropriato parlare di «dialetto siciliano» o non si debba piuttosto considerare il siciliano come una vera lingua, sia pure una lingua minore, come il friulano e il sardo.
Per soddisfare i lettori che ce ne hanno fatto richiesta, pubblichiamo un "assaggio " di Camilleri, un breve estratto del suo ultimo libro, «La gita a Tindari», Sellerio editore, Palermo. Racconta di un triplice omicidio, di un giovane dongiovanni che viveva al disopra dei suoi mezzi apparenti e di due anziani pensionati seppelliti in casa, che improvvisamente decidono di partecipare ad una gita a Tindari. Li collega, sembra, solo un condominio. 

S'arrisbigliò verso le sei del mattino, la bocca impiccicata, la testa che tanticchia gli doleva. Provò a ripigliare sonno doppo essersi bevuto mezza bottiglia d'acqua ghiazzata. Niente.
Che fare? Il problema glielo risolse il telefono che si mise a squillare.
A quell'ora? Capace che era quell'imbecille di Mimì che voleva dirgli che gli era passata la gana di maritarsi. Si diede una manata sulla fronte. Ecco com'era nato l'equivoco la sira avanti! Augello aveva detto «ho deciso di sposarmi» e lui aveva capito «ho deciso di spararmi». Certo! Quando mai in Sicilia ci si sposa? In Sicilia ci si marita. Le fimmine, dicendo «mi voglio maritari» intendono «voglio pigliare marito»; i màscoli, dicnedo la stessa cosa, intendono «voglio diventare marito».
Ci mise una ventina di minuti a farsi la doccia, sbarbarsi e vestirsi. Quando arrivò in via Cavour, 14, la portonara stava scopando il tratto di strata davanti al portone. Era accussì sicca, che praticamente non c'era differenza tra lei e il manico della scopa. A chi assimigliava? Ah, sì. A Oliva, la zita di Braccio di Ferro. Pigliò l'ascensore,salì al terzo, raprì col grimaldello la porta dell'appartamento di Nenè Sanfilippo. Dintra, la luce era accesa. Catarella stava assittato davanti al computer, in maniche di camicia. Appena vide trasire il superiore, si susì di scatto, indossò la giacchetta, s'aggiustò il nodo della cravatta. Aveva la barba lunga, gli occhi arrussicati.
«Ai comanni, dottori!»
«Ancora qui sei?»
«Sto per finendo, dottori. Mi bastano ancora un due orate.»
«Trovasti niente?»
«Mi scusassi, dottori, vossia vole che parlo con palore tecchinìche o con palore semplici?»
«Semplici semplici, Catarè »
«Allora ci dico che in questo computer non c'è una minchia.»
«In che senso?»
«Nel senso che ora ci dissi, dottori. Non è collequato con Internet. Qua dintra lui ci tiene una cosa che sta scrivenno … »
«Che cosa?»
«A mia pare un libro romanzo, dottori»
«E poi?»
«E poi la copia di tutte le littre che ha scrivùto e quelle ca ha arricevuto. Che sono tante.»
«Affari?»
«Ca quali afari e afari, dottori. Littre di pilo sono.»
«Non ho capito.»
Arrossì, Catarella.
«Sono littre comu a dire d'amori, ma …»