La Stampa 12.05.2000
CAMILLERI IN GITA TRA I FAN DI MONTALBANO

Il commissario Montalbano è ancora in Gita a Tindari, seguìto dalla solita massa compatta di lettori, così Andrea Camilleri si fa la sua gita alla Fiera del Libro, dove ad aspettarlo ieri sera c'era gente appollaiata un po' dappertutto. Il suo incontro col pubblico, mediato da Gianni Riotta, è stato il vero evento della giornata, l'inaugurazione parallela dopo quella ufficiale con Steiner la sera prima. Camilleri, intanto, il suo "popolo" lo conosce bene, ormai. E i bagni di folla, nonostante qualche acciacco di stagione, continuano a fargli piacere. Le Fiere del Libro poi… "Per promuovere i miei romanzi ho fatto migliaia di presentazioni, quasi tutte in libreria. Figurati se non mi piacciono le Fiere" ci confidava prima di affrontare la platea. E' stato al Salone di Parigi, dove c'era "la stessa sensazione di festa". Da oggi, tra un dibattito e l'altro dragherà il Lingotto, e giura che si divertirà. Non è bibliofilo né bibliomane, Camilleri, ma adora acquistare libri, l'atto comporta "una soddisfazione particolare". Ora che li riceve a tonnellate in omaggio, quando apre un pacco e ne trova uno davvero buono quasi quasi gli scappa un sospiro. "L'avrei acquistato volentieri", pensa, come se gli avessero diminuito un piacere. I libri e le storie si amano così, o non si amano, e questo lo sa lo scrittore, e certamente lo sanno i suoi lettori: che Camilleri ha affrontato su un tema a prima vista "difficile", il linguaggio. L'idea è nata dalla lettura di due saggi a lui dedicati, su Panorama e sulla Rivista dei Libri, quest'ultimo con un titolo che può sembrare ironico: "Todos Camilleros". La sostanza è serissima: " Vuoi vedere, diceva l'articolo, che questa è la rivincita dell'italiano contadino greve", e che quindi il successo sarebbe quasi una reazione all'uniformazione, all'omogeinizzazione, un successo fatto di linguaggio, nato da un desiderio collettivo "quasi di riscaldarsi all'ultima brace", con parole richiamate dall'esilio. "Molti siciliani mi dicono: questi termini non li abbiamo sentiti mai. Ma certo, perché appartenevano alla campagna povera; sono quelli del vecchio contadino cui regalavo le sigarette "Milit" subito dopo lo guerra, perché mi raccontasse favolose storie di briganti. Le storie sono cadute, mi sono rimaste le parole che la piccola borghesia non sa usare, ma che Pirandello conosceva bene quando traduceva i classici in siciliano". Basta questo a spiegare tutto? "Basta e non basta. Non lo spiega all'estero anche se i traduttori francesi e tedeschi soprattutto sono bravissimi, per non parlare di Bill Weaver che sta lavorando per gli editori americani. Serge Quadripani è andato a scovare un termine normanno per rendere un mio tomasiare nella Mossa del Cavallo, ed è anche riuscito a far capire che il prefetto parla con accento toscano, aspirando le "c"." Un lavorone, per fedeltà all'origine, all'ambiente italiano. "Ecco, italiano, l'hai detto" ci saluta allegrissimo. "Se c'è una cosa che mi manda in bestia è quando mi definiscono scrittore siciliano. Sono uno scrittore italiano, nato in Sicilia".

Mario Baudino