Sette - Corriere della Sera 05.05.2000

Camilleri & Zingaretti


LO RICONOSCO,  È  MONTALBANO
Ha taciuto per un anno, e ora che il commissario è tornato in TV, lo scrittore che lo ha inventato rivela a "Sette" il suo verdetto.

Della prima serie avrà visto tutte le puntate. "Veramente neanche una" Ma come, il  film è stato tratto dai suoi gialli…"No, voglio dire che non mi sono goduto la proiezione davanti al televisore, seduto in salotto. Come avrei voluto. Ero in Germania, così sono stato costretto a vederlo in cassetta. Da solo, senza un pubblico che potesse fare una critica."
Lo scorso anno Il commissario Montalbano aveva spopolato (più di sei milioni di  telespettatori a puntata) tanto che, nella guerra televisiva della fiction, aveva costretto L'ispettore Giusti (interpretato da Enrico Montesano) a cambiare collocazione nella programmazione di Canale 5.
Adesso che è partita la nuova serie (martedì scorso) Zingaretti-Montalbano & company cercheranno di bissare il successo.
Potranno contare su un telespettatore in più: lo scrittore siciliano che questa volta, giura, non andrà in Germania.

Camilleri, dica la verità: lo scorso anno le era piaciuto il film?

Sì , per come è stato riprodotto in tv e per come è stato interpretato da Luca Zingaretti

Nessuna critica?
Premesso che un mio suggerimento sarebbe stato inopportuno, diciamo che forse avrei dato più spazio alla lentezza mentale di Montalbano, al modo in cui arriva alla conclusione, e anche alla sua clepto-ironia. Però…

Però?
A grandi linee dico che mi ritrovo nel personaggio.

Riconosce il suo commissario nel volto di Zingaretti?
Veramente lui è più giovane e non ha i capelli. Il mio va per i cinquanta…

Dunque non gli rassomiglia?
Lo riconosco negli occhi e in certe sue pause. Io lo avrei scelto più anziano del vero Montalbano. Con una faccia da contadino. Però il problema è un altro.

Quale?
Trovare un attore italiano con queste caratteristiche. In questo momento non vedo in giro molti  quaranta-cinquantenni capaci di interpretare Montalbano.

Nessuno?
Forse Giancarlo Giannini.

Il successo televisivo è merito dei suoi libri?
Penso di sì. È stato un buon lancio. In questi casi però c'è un pericolo-boomerang: date le aspettative è molto più alto il rischio del flop.

Lei era preoccupato?
Un po', lo confesso. Anche se un successo tv può far crescere il numero dei miei lettori, ma un insuccesso non lo fa diminuire.

Bè, con quattro libri in cima alle classifiche. E numeri e critica
costantemente dalla sua parte…
Non sempre. Grosse vendite per alcuni è sinonimo di mediocrità. Ho ricevuto anche alcune critiche violente.

Ancora stordito per il successo?
Diciamo che non mi sono abituato. Telefonate, convegni, interviste. Pensi che ho dovuto assumere qualche persona per rispondere alle lettere. Comunque è sempre più divertente vivere il successo, con tutto ciò che ne consegue, che portare i nipotini ai giardinetti.

Non le dispiace che il successo sia arrivato a settant'anni?
Forse a quaranta mi sarei montato la testa.

Il nuovo Montalbano è diverso da quello di un anno fa?
Migliore, più profondo: viene fuori nella sua personale solitudine.

Lo vedrà in compagnia?
Questa volta sì. Con un pubblico di amici che non risparmieranno critiche. A cominciare da mia moglie.

Non ha gradito la prima serie?
No, le è piaciuta molto.

E allora?
Con i miei libri è ipercritica.

Le dà anche dei suggerimenti?
Qualche volta.

E lei ne tiene conto?
Certamente.


Agostino Gramigna