Io Donna (supplemento del Corriere della Sera), 16/12/2000

CAMILLERI: il mio Pirandello incapace d’AMORE

BIOGRAFIE - Egoista. Senza veri affetti. Maschilista. Ritratto del grande siciliano firmato da un suo conterraneo famoso. Che al centro della scena mette le donne. La madre forte, la figlia vittima, la moglie folle. E l'amante platonica

Si potrebbe cominciare con una frase di Balzac citata da Sciascia: "Dio preservi le donne dallo sposare un uomo che scrive dei libri". E da un uomo che scrive i libri che Pirandello ha scritto? Oppure si potrebbe cominciare con Giovanni Macchia: "Il nucleo familiare è l'oscuro germe da cui nascono gli infiniti casi pirandelliani, in combinazioni sempre nuove e fortuite". Ma per capire il labirinto che fu la vita di Luigi Pirandello, ora si può tranquillamente fare ricorso ad Andrea Camilleri che, assieme all'ultimo giallo ambientato sempre nella mitica Vigàta (La scomparsa di Patò, Mondadori), ha appena mandato in libreria la Biografia del figlio cambiato (Rizzoli, pagg. 276, lire 27 mila): "Il dramma di Luigi è stato proprio quello del figlio cambiato, un dramma della non appartenenza". Così il padre dell'ormai celebre commissario Montalbano racconta il tragico romanzo familiare dello scrittore di Girgenti, lo racconta a suo modo, con la sua prosa fluida intessuta di tessere dialettali ma anche con una straordinaria attenzione ai documenti, siano lettere private o testi letterari o testimonianze orali.
Li interroga come fosse via via un filologo (ma in fondo cosa c'è di più vicino alla filologia dell'investigazione poliziesca?), un critico, uno psicologo.
Già, perché il romanzo familiare di Pirandello è anche, purtroppo, il romanzo di una follia che serpeggia ovunque, nella mente di molti personaggi della sua vita e della sua opera, forse persino nella sua stessa immaginazione. "Perché non posso non dirmi pírandelliano? ", si chiede Camilleri. "Sono nato a Porto Empedocle, nei suoi stessi luoghi, le nostre famiglie si incrociavano, La giara si svolge al confine con le terre di mio nonno, l'aria che ha respirato lui è quella che ho respirato io, il venditore di cappelli dei mio paese, Cirlinciò, è personaggio di una sua novella. Ho avuto anche un momento di rigetto per Pirandello, che risale alla mia infanzia: avevo dieci anni, era un pomeriggio di giugno, bussarono alla porta, andai ad aprire e mi vidi davanti una figura che mi sembrò altissima e imponente, con un pizzetto, una specie di ammiraglio con feluca, spadino, alamari e mantellina tutta ori. Domandò: "Tu cu sì?" Dissi il mio nome. "Tua nonna è Carolina?" "Sì". "Chiamala e digli che c'è Luigino Pirandello che la vuole vedere". Era un uomo scantusu, spaventoso. Mia nonna dormiva, quando sentì il suo nome cominciò a piangere per l'emozione, io scappai per lo spavento. Forse per questo come regista cominciai a frequentarlo tardi, oltre i quarant'anni".

Che cosa significa dunque dramma del figlio cambiato?

"Può sembrare ridicolo, ma questo libro, cui ho pensato per tanto tempo, risale a una mia esperienza infantile. Io ero un ragazzino molto cattivo, un figlio unico vivace e viziato. A un certo punto i miei genitori decisero di mandarmi in collegio, ma prima, per tentare di farmi mettere la testa a posto, escogitarono una messinscena a scopo didattico e si sa che i siciliani sono un poco "tragediatori". Così, una sera ero a letto e mi veniva la sonnolenza, stavo proprio per addormentarmi quando sento i miei che inscenano un dialogo: questo nostro figlio non è nostro figlio, forse è figlio di un barbiere o di un carrettiere... Rimasi sveglio tutta la notte pieno di angoscia per essere un figlio cambiato. Ecco, quando ho letto il racconto di Pirandello intitolato Il figlio cambiato ritrovai le stesse angosce che avevo provato dopo quel teatro correttivo che, per la verità, non servi a niente".

Pirandello narra la storia di una madre il cui figlio viene sostituito, nella culla, con un bambino storpio. Che cosa c'entra questa favola con la vita segreta dello scrittore?

"Luigino cresce con una cameriera popolana, Maria Stella, che deve essere un'ottima affabulatrice. Tra le storie che gli racconta c'è la favola dei figlio cambiato. Lo scrittore, nel corso degli anni, sarà molto fedele a questa storia popolare. Per lui è una rivelazione. Quel muro di vetro tra padre e figlio, di cui parla il biografo Gaspare Giudice (che è stato un mio compagno di scuola ad Agrigento), mi ha fatto sorgere il dubbio che il racconto di Maria Stella abbia rappresentato per Luigino un senso di primitiva e fanciullesca non appartenenza alla propria famiglia. Così, si considererà un figlio cambiato per tutta la vita e quella storia se la porta appresso per sempre anche come scrittore: prima la narra all'amico Nardelli, poi ne scrive un racconto, poi la riprenderà come favola nei Giganti della montagna, infine, qualche anno prima di morire, ne fa un libretto d'opera. Ormai il rapporto con il padre non è più un rapporto conflittuale, e può narrarlo, appunto, come favola".

Veniamo ai personaggi femminili di questo romanzo dell'abisso che è la vita di Pirandello. La madre, Caterina, sembra una figura di secondo piano.

"No, non è così. In lei, Luigi trova tutta la comprensione che non trova nel padre. Se c'è qualche ragione per cui possa ancora sentirsi come appartenente a quella famiglia, la trova in sua madre e in sua sorella Lina. Caterina è una figura forte, dal potente ardore patriottico, con un carattere maschile abbastanza inusuale per l'epoca. Direi che finisce per sostituire il padre...".

Un padre che, una sera, Luigi coglierà in flagrante adulterio: questo fatto condizionerà tutti i suoi rapporti amorosi.

"Pirandello era un uomo che più ostacoli trovava più si intignava. Il primo amore, per la bellissima cugina Lina, ne è un esempio: un amore assurdo, lei più vecchia di lui, una ragazza civettuola che sulle prime lo ignora poi si innamora fino alla follia. Questa storia dura un tempo eterno, finché lui riuscirà a romperla. La stessa cosa succede con Jenny, la pittrice tedesca, che si innamora a prima vista: con lei Luigi si rivela un maschilista fottuto. Mentre sta per fidanzarsi ufficialmente con Lina, va a vivere a casa di Jenny a Bonn, dove finisce la tesi di laurea, poi le dedicherà la prima raccolta di poesie e arrivederci e sona... Per quanto riguarda i rapporti intimi, poi, bisogna sempre tener conto del fatto che Luigi aveva orrore del proprio corpo e questo era diventato un alibi per la sublimazione".

Lei non è tenero con Pirandello. Spesso vengono messi in luce i suoi difetti: egoismo, falsità. Perché?

"Da noi si direbbe: "Avìa un ciriveddu ca fumava", aveva un cervello che fumava. Non sapevi mai cos'era vero e cos'era finto in lui. Il rapporto con la figlia Lietta fu segnato dal suo egoismo: la voleva a tutti i costi accanto a sé, anche mandando a monte il matrimonio di lei. Non era simpaticissimo. Io, almeno, non me lo sarei sposato. Il suo opportunismo si rivela soprattutto in quello che lui stesso chiama l’"affare del matrimonio" con Antonietta. Luigi se ne innamora almeno fisicamente, vorrebbe elevarla al suo livello, ma senza successo. Lei mi fa una pena infinita accanto a lui. Figurarsi una ragazzina cresciuta in un collegio di suore in Sicilia, catapultata nel mondo letterario romano dei Lucio D'Ambra! Pirandello nei suoi confronti è un terrorista, avrebbe spaventato chiunque, a poco a poco lei soffre l'umiliazione di sentirsi sempre più relegata al ruolo di moglie, la sua personalità perde valore, diventa pazza. La cosa che mi manda in bestia è che molti dicono: il padre di Pirandello va in rovina, lei perde i soldi della dote e impazzisce. Non è così. Quella dei soldi in realtà era l'ultima possibilità per lei di rappresentare qualcosa rispetto al marito".

Come mai dal suo libro resta fuori l'amore per Marta Abba?

"Non rientra in quel che mi premeva scrivere, va oltre il tempo della narrazione. Marta Abba aveva una forza potente, ruppe la ragnatela familiare ma ebbe un effetto frenante sull'arte di Pirandello: le commedie che lui scrisse per lei non sono affatto riuscite, sono sopraffatte dal desiderio di costruire una bella parte per Marta, non c'è distacco, anche se poi nella loro storia d'amore Luigi non si abbandona mai totalmente, è un innamorato platonico, mentale, perché ha una visione troppo lucida della propria vecchiaia. Non si può dire che sono amanti, Luigi non potrebbe esserlo, è un monogamo per natura, sua moglie è ancora viva anche se pazza. Il nipote di Pirandello raccontava che quando vedeva arrivare Luigi e Marta sembrava che attorno a loro si fosse creata una sfera di vetro, un campo magnetico in cui si chiudevano al mondo".

PAOLO DI STEFANO