Intervista a Camilleri su Sciascia e Montalbano

 

……….Nel libro di Marcello Sorgi,”La testa ci fa dire. Dialogo con Andrea Camilleri” Montalbano, «personaggio principe», è descritto nella sua condizione difficile di dramatis personae immobile.

 «Noi diciamo: festeggiamo i 70 anni di Topolino, ma quando lo vai a vedere rappresentato è sempre lo stesso». Montalbano, più che Maigret fissato nella potenza stilistica di Georges Simenon, é appunto il Topolino che nello scorrere del tempo si porta dentro le sue storie i cambiamenti del mondo esterno: i nuovi modelli di telefonino, i nuovi orari aerei di Punta Raisi, le nuove disposizioni dei ministero degli Interni. E’ un prodotto da pulp fictìon alle sarde.

Sorgi che ha una testa per farsi dire tante cose, a un certo punto chiede: «Secondo me Montalbano lo dobbiamo conoscere meglio. Tu una volta mi hai detto: dentro Montalbano c'è Leonardo Sciascia, com'era nella vita, come carattere. Confermi?». La risposta è definitiva. «Confermo in pieno. Quando io per esempio dico: ci pensò sopra tanticchia.  Tu in Leonardo, nei silenzi di un discorso di Leonardo, avevi visivamente - non è letteratura - sentivi come uno dotato di raggi X, vedevi gli ingranaggi del suo cervello in moto. Era un silenzio rumorosissimo quello di Leonardo Sciascia. C'erano questi ingranaggi che facevano rumore. Questo io ho tentato di descrivere, la durata di questi silenzi, del ragionar sopra, di queste pause, pause musicali,però,non pause di silenzio completo perché il discorso continuava in testa. Ecco, questo per esempio ho cercato di dare al mio personaggio,a Montalbano. E soprattutto certa ironia che aveva Leonardo .. ». Il personaggio vive nelle storie, ma queste sono le storie della consequenzialità in forma di tavola delle meraviglie. Camilleri, infatti, è l'unico vero cantastorie in questa impalpabile piazza multimediale del mercato dove film, sceneggiati, libri e fumetti accompagnano il passatempo del pubblico. Montalbano è lo sbirro della parlata sofistíca e sofisticata di Gorgia, Luigi Pirandello e Giovanni Gentile.E’ uno sbirro che camminá in quella terra dove un potente che sia potente, non mangia una mozzarella che sia vecchia più di quindici minuti. E’ lo sbirro senza tempo, senza fanum e dunque orbàto da tutti i pericolosi fanatismi dei prisintusi' Montalbano  a differenza di come possa pensarla il suo inventore - non potrebbe mai essere un obbediente alla religione delle Procure. Montalbano, infatti, ha addosso il  'senso dell'esistenza. Dove non può la prova può la parlata, la camminata, l'arraggiunata (il ragionamento) . In un altro romanzo, La mossa del cavallo Camilleri spiegò che tutto ciò che è ragionato, in Sicilia, è romanzesco. «Più che ragionato», si leggeva in un interrogatorio, «è romanzesco». Il romanzesco è godimento del passatempo, la piazza piena ad ascoltare il cantastorie girovago. Ed è una fortuna che ci siano i Camilleri in giro con i loro personaggi aggrappati alle storie perché - come disse Simenon - «me ne sono andato via per raccontare quei delitti che avrei commesso restando al mio paese». E il padre di Montálbano appunto, ha inventato questo suo mondo di verità per fare la parodia della fantasia, camminando nel largo mondo del consumo popolare.

(tratto da “Il Giornale” di venerdì 30 giugno 2000 Articolo di P. Buttafuoco)