La Repubblica 02.09.2001
Camilleri, Baricco, Ben piace il libro italiano

Che i tedeschi siano da sempre lettori "forti" è risaputo. E le statistiche degli ultimi tempi lo confermano: nel 2000 sono usciti 83.000 nuovi volumi, il 55 per cento della popolazione ha comprato libri, editori e acquirenti non si spaventano di stampare e di comprare (e di leggere) biografie e romanzi che superano le 500 pagine. Come la recente biografia di Heiner Muller (Heiner Muller o il principio del dubbio di J. Hauschild, ed. Aufbau) che supera le 600 pagine, o l'ultimo successo di Martin Walser, uno dei beniamini del pubblico tedesco, uscito con il titolo Il corso dell'amore (Der Lebenslauf der Liebe, ed. Suhrkamp, pagg. 528). E' la storiafiume della moglie di un miliardario di Dusseldorf, Susi Gern, che tenta di risolvere ogni crisi andando a fare shopping e finisce in miseria. Ma questa estate pare che la lettura sia andata particolarmente forte: che sia diventata addirittura il passatempo preferito dei tedeschi in vacanza, come riferisce il settimanale Focus. Ma quale discoteca, quale cinema, quale tv: nulla può competere con il libro preferito. Perfino lo sport viene messo in seconda linea. La vera villeggiatura consiste nello stare sdraiati al sole o seduti in un parco con un libro in mano, poter sfogare finalmente il desiderio irresistibile, spesso represso durante l'anno, di immergersi in una storia avvincente. Ma cosa hanno letto i tedeschi in vacanza? Gli operatori del settore cominciano a fare i primi bilanci. I lettori lasciano per un po' da parte gli innumerevoli diari, memorie, biografie che continuano a uscire sugli anni del nazismo, prediligendo invece decisamente autori tedeschi giovanissimi che con le loro ministorie, spesso ricche di humour, stanno vivendo un vero e proprio boom: Annette Pehnt, Thor Kunkel, Wladimir Kaminer, Frank Goosen hanno raggiunto il successo raccontando piccoli drammi di piccole città di provincia avvenuti negli anni Ottanta, o affrontando temi irrimediabilmente seri in maniera decisamente scherzosa. Assieme ai grandi thriller di autori americani, ai racconti di avventure e ai resoconti di viaggi, vanno forte i romanzi degli scrittori italiani, in particolare degli autori di gialli. I tedeschi adorano Andrea Camilleri, che hanno imparato a conoscere da qualche anno. Chi sa un po' di italiano, si vanta di leggerlo in originale sforzandosi di decifrarne i termini siciliani, molto spesso criptici persino per noi. Ma anche Alessandro Baricco e Stefano Benni incontrano il favore dei "vacanzieri" tedeschi: il primo con City, pubblicato dalla casa editrice Hanser, il secondo con Baol, uscito per i tipi della Wagebach. E non manca nella lista dei libri che i tedeschi si sono portati in vacanza, la raccolta di articoli della "Bustina di Minerva" che Umberto Eco ha pubblicato sull'Espresso dal 1990 al 2000 (il volume è stato edito dalla Hanser Verlag di Monaco). Anche chi ha la cuffia invece del libro in mano, non è detto che stia sentendo canzoni o discomusic: in Germania i bestsellers non solo si leggono, ma si ascoltano, e non c'è casa editrice di una certa importanza che non offra una nutrita serie di Cd con storie di tutti i tempi e di tutti i paesi lette da bravi attori. Ed ecco risuonare, al posto della musica rock, le più belle poesie d'amore tedesche, il carteggio intercorso fra Federico Fellini e Georges Simenon, e perfino perché no le novelle del Decameron. La Germania di questa estate è apparsa come un "Leseland", un paese di lettori, governato dal "pontefice massimo" della critica letteraria, Marcel ReichRanicki, che da 13 anni continua imperterrito, a dispetto di chi ne aveva annunciata la fine, il suo "Quartetto letterario", la fortunatissima trasmissione televisiva della Zdf in cui si dice fa il bello e cattivo tempo. Una sua frase, di elogio o di condanna, sembra abbia molta influenza nel determinare il successo o il fallimento di uno scrittore. Ed è la catastrofe quando conclude, come spesso gli succede. che la lettura dell'ultima novità lo ha profondamente annoiato. Ora sta scrivendo un libro sui Maestri del XX secolo e la scelta deve essere stata molto severa, dato che per lui sono solo sette.
Paola Sorge