PALERMO. Patò è scomparso, è andato giù
nella sua brava botola e non si è più visto. Lo cercan tutti,
la moglie fa come una Maria, il poliziotto indaga, il carabiniere pure,
il politico si immischia, il sindaco santiona. Insomma, quel agglomerato
di tipi strani che escon fuori dalla penna di Camilleri, adesso si trasferisce
sul grande schermo.
Dopo la serie infinita, e adorata, dei Montalbano formato tv, dopo
"Il birraio di Preston" sul palcoscenico, ecco arrivare Camilleri formato
cinema. E formato lirica. Perché lo scrittore siciliano intriga
ormai su tutti i fronti: "La scomparsa di Patò" diventerà
un film in primavera, "Il fantasma nella cabina" sarà sul palcoscenico
in dicembre al Teatro delle Novità di Bergamo. Per tutti e due i
progetti la firma in calce è quella di Rocco Mortelliti, genero
e allievo di Camilleri, che ha già firmato "La strategia della maschera",
film di quattro anni fa girato a Kamarina, con lo scrittore nelle vesti
di attore.
Andiamo per ordine: in primavera le riprese de "La scomparsa di Patò",
produzione Palomar di Carlo degli Esposti (la stessa dei Montalbano televisivi).
E Mortelliti ha già fatto un suo personalissimo tour di sopralluoghi
nell'agrigentino.
"Girerò il film in quei luoghi che conservano l'800 - spiega
il regista -, mi farò violentare dalla Sicilia, ho cercato di scovare
il mondo di Camilleri, quello che dopo cento e più anni non è
cambiato, che serba in un cassetto il cucchiaino della nonna. Il romanzo
rientra nella mie corde, è molto teatrale, un tipo di storia straordinaria
sia per le descrizioni che per i personaggi: non ci sono quasi dialoghi,
solo rapporti, ambienti, magari colori. Ho inventato un poliziotto piemontese,
ma ho conservato il carabiniere siciliano; e siciliani saranno i tantissimi
attori che tra poco inizieremo a vagliare". Cast in via di definizione,
dunque, e set tra Licata ed Eraclea Minoa.
Passiamo ora all'opera lirica. La signora è coi capelli aggritta,
avvolta nella sua vestaglia di seta sta seduta in un angolo, accucciata
quasi in attesa di Cecé Collura, il commissario di bordo arrisbigliato
su due piedi. Collura non era un poliziotto abile con la pistola, piuttosto
cercava di dissuadere i malviventi con l'uso di un eloquio forbito ed elegante.
Ma questo gli provocò una pallottola nello stomaco: per questo un
suo amico stretto, il commissario Salvo Montalbano, gli consigliò
di farsi una bella convalescenza su una nave da crociera. Ma durante la
navigazione succede il fattaccio, la signora vede un fantasma, gli ospiti
danarosi della crociera entrano in agitazione...
Su questo incipit che più camilleriano non si può,
nasce "Il fantasma nella cabina" che è ancora poco più di
un racconto - della serie "Il commissario di bordo" scritta per La Stampa
-, ma che nel dicembre del prossimo anno sarà di scena a Bergamo.
Libretto e regia di Mortelliti, musica del direttore artistico del Teatro
Massimo di Palermo, Marco Betta.
"Ho raccolto le mie esperienze teatrali, soprattutto quelle insegnate
da Camilleri, di cui sono stato allievo all'Accademia, il teatro dell'assurdo,
certe povertà beckettiane, i campi lunghi di Strehler - racconta
ancora il regista -, per mettere insieme un'opera moderna, maneggevole,
che si possa portare anche fuori dai teatri lirici; ci saranno parecchi
elementi cinematografici, ma resteremo comunque in ambito leggerezza".
"In generale, in questi ultimi anni ho elaborato un tipo di linguaggio
che parte dalla tradizione e si proietta verso il futuro, superando però
le problematiche delle avanguardie - spiega Marco Betta che sta lavorando
al libretto-. Mi interessa riscoprire immediatezza e profondità
del teatro musicale. ma è un’opera del nostro tempo, nuova, leggera,
"da valigia", che può girare con facilità: sarà un’opera
in cui i personaggi canteranno e reciteranno, senza però ammiccare
al musical. E’ un testo divertente, profondo, pieno di sostanza: e come
musicista mi devo porre il problema di non tradire il pensiero di Camilleri".
Simonetta Trovato