La Stampa, 06.12.2001
CAMILLERI E IL LIBRO DEI GUAITA
Sicilia, l´isola che c´è nella vita appassionata

ROMA «DA noi, se qualcosa ci piace molto, ci coinvolge, si dice che ci fa sangue. Ebbene, per me, l´incontro con la storia dei Guaita e degli Alliata è stato un vero coup de foudre»: così Andrea Camilleri ha descritto il suo rapporto con una Sicilia che non c´è più, quella delle grandi casate di sangue blu. Lo scrittore siciliano, Dacia Maraini e Nino Borsellino hanno presentato ieri, alla Libreria Bibli, il bel libro di memorie, Isola perduta di Gianni e Orietta Guaita (introduzione di Marcello Sorgi, Rizzoli editore). E´ la storia di una famiglia raccontata a più voci: da Orietta Alliata, aristocratica figlia del duca di Salaparuta, e da Gianni Guaita.
Antifascista, toscano, liberalsocialista, Gianni si fece rapire il cuore non solo da Orietta ma anche dalla sua non facile terra. I suoi ricordi coprono gli anni dal `36 al `60 e si soffermano con pagine molto avvincenti sul dopoguerra, quando in Sicilia le più giovani generazioni coltivavano il sogno di un rinnovamento e di un radicale cambiamento. «Un tentativo di cambiamento che il libro ben rappresenta», ha rilevato il critico Borsellino. «Il racconto dei Guaita è quello di una aristocrazia abituata a vivere di rendita. Ma che tenta con tutti i mezzi di andare contro la tradizione, di modernizzarsi e di diventare imprenditrice». Una nobiltà che comunque sa anche ridere e sorridere: così Dacia Maraini, che le vicende degli Alliata ben le conosce in quanto nipote di Orietta, commenta le memorie di famiglia. «Dai ricordi di Gianni e Orietta appare un´isola ironica e coraggiosa», ha detto la narratrice. «Raccontano una Sicilia della non violenza».
m. s.