Centonove 28.12.2001
Lo scrittore agrigentino invia una lettera di ringraziamento al titolare della piccola libreria di Milazzo che ha puntato tutto sui suoi libri
«Io e Camilleri»
Filoramo: «Montalbano ha scongiurato la chiusura della mia attività». Due storie che si intrecciano. Portandosi fortuna
Gianfranco Cusumano
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«Grazie per avere creduto in me». La carta da lettera è semplice, nessun
fronzolo o titoli in testa. La firma, però….nella firma è racchiuso tutto:
Andrea Camilleri. Si, proprio, lui, quello del Commissario Montalbano.
«Io e Camilleri». Potrebbe essere il titolo di un romanzo. Il romanzo della vita
di Paolo Filoramo, quarant’anni trascorsi dietro il bancone della sua libreria
di Piano Baele, a Milazzo. Tra l’odore dei libri appena stampati e il sottofondo
del chiacchiericcio mattutino. Pochi metri quadrati pieni di scaffali ricolmi di
volumi variopinti, unica oasi felice per gli amanti della lettura: le altre
librerie di Milazzo, nel tempo, sono state costrette a chiudere.
Paolo Filoramo, invece, ha resistito. Lui e Camilleri. Negli ultimi sette anni
la libreria Filoramo ha venduto circa diecimila copie dei libri del celebre
autore siciliano. Al punto da ricevere, qualche giorno fa, una lettera di
ringraziamento scritta proprio dal celebre autore siciliano. Quando il “papà”
del commissario Montalbano era uno sconosciuto, Paolo Filoramo vendeva centinaia
di copie in cui si raccontavano gli intrecci gialli di Vigàta.
Un record per una piccola libreria di provincia, anzi, un puttuso di
libreria, sette metri quadrati alle spalle del Municipio. «Conservo gelosamente
la prima stampa di “Un filo di fumo”, il primo romanzo di Camilleri pubblicato
da Garzanti – racconta Filoramo, 53 anni, capelli grigi e ciuffo ribelle – anche
se i meriti non sono tutti miei ma di tre professori del Liceo Scientifico di
Milazzo: Mimmo Mirabile, purtroppo scomparso, Lina Rizzo e Dario Russo. I
primi libri che mi fecero “scoprire” furono “Il birraio di Preston, “La Forma
dell’Acqua” e “Il cane di Terracotta”». Nel 96 il passa parola. Bastava entrare
pochi minuti nella libreria, mostrare un atteggiamento titubante e il
suggerimento arrivava spontaneo. «Deve fare un regalo? Lo conosce Camilleri?».
Ed ecco che gli occhi cominciano a scintillare. Parte il racconto di una storia
di Montalbano. La voce sale o scende di tono con studiata misura teatrale. La
confezione regalo è già pronta. «Camilleri è uno sceneggiatore nato. Vivi quello
che leggi. E’ questo il suo segreto. I motivi culturali, certo, sono importanti,
ma quelli li lascio ad altri: io sono un libraio di provincia».
Il boom arriva nel ‘97 con il “Ladro di Merendine” e le ospitate al Costanzo
Show. «Il più bello rimane “Il cane di Terracotta” – avverte il librario
mamertino, una sorta di “istituzione assieme al fratello Giorgio, gestore
dell’edicola adiacente e di Gaetano, proprietario di una cartolibreria – ci ha
lavorato molto e si vede. Non è scritto di getto come qualche libro recente». Se
la libreria ancora oggi esiste è grazie alle straordinarie vendite fatte
dall’autore che ha consentito di superare i periodi più bui. «Proprio così –
dice Paolo Filoramo – Milazzo nonostante i trentamila abitanti risponde solo in
determinati periodi dell’anno. Le grosse vendite sono state legate agli esploit
di Sciascia e della Fallaci. Harry Potter? Introvabile. Poco prima delle feste
ne ho avuto una trentina di copie, sono sparite subito».
La lettera di Camilleri, venuto a conoscenza della storia del librario mamertino
grazie a Centonove, è conservata su di un ripiano, accanto all’edizione a
fumetti de “Il ladro di Merendine”. «Caro Paolo Filoramo, ho saputo della
grande stima nei miei confronti, nata già prima del mio successo, coi miei primi
libri; e della “scommessa” fatta coraggiosamente su di me e sul riconoscimento
che tali libri avrebbero dovuto ricevere. Cosa posso dirle? Ne sono commosso.
Chissà se allora – più regista che scrittore, e in cerca della mia maniera di
raccontar storie – io stesso avrei potuto credere alla sua “preveggenza”? Ne
dubito, anche se chiunque scriva non può che riporvi la speranza di essere
letti, capiti e apprezzati. E per questo le sono grato da profondo». La
busta viene custodita come una reliquia. «Più volte alcune associazioni hanno
tentato di farlo venire a Milazzo per un convegno. L’ultima volta ci provò
l’oculista Oscar Mezzano. Rispose che si doveva fare la dentiera». Ride Filoramo.
Ad interromperlo un cliente. Mi scusi dovrei fare un regalo…». «Conosce
Camilleri?».