Corriere della sera 12.05.2001

Il commissario Salvo Montalbano

Il commissario Salvo Montalbano (Luca Zingaretti) si avvia a comporre a pieno titolo la grande triade dell’investigazione televisiva italiana, insieme con il tenente Ezechiele Sheridan (Ubaldo Lay) e il commissario Maigret (Gino Cervi). Ma mentre i primi due occhieggiavano a modelli stranieri, l’America e la Francia, Montalbano trasuda Sicilia e Mediterraneo. A volte è così cosciente di sé da concedere qualche tornitura alla rudezza del suo personaggio e sfoggi di ascendenze letterarie, pur nella vivezza dell’avventura e dell’investigazione. «La gita a Tindari» (Raidue, mercoledì, ore 20.55), tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri (ed. Sellerio), era il primo dei due nuovi film realizzati da Alberto Sironi, su sceneggiatura dello stesso Camilleri e di Francesco Bruni. Il secondo, in onda la prossima settimana, è invece una rielaborazione del racconto «Il tocco d’artista» (dalla raccolta «Un mese con Montalbano», ed. Mondadori). Ancora una volta, il commissario Montalbano, nell’indagare con il suo vice Mimì Augello (Cesare Bocci) su due casi intrecciati fra loro (l’omicidio di un giovane e la scomparsa di due anziani), si mostra focoso e passionale ma anche buon negoziatore, accorto, calcolatore. «Storie complesse, profonde, molto italiane. Con un personaggio - sostiene Sironi - che rinuncia alla carriera, ancorato ad alcuni valori della tradizione. Sono dei veri racconti morali, come quelli dei grandi scrittori americani del genere, Chandler e Hammett, e di quello che secondo me è il più intelligente di tutti, Simenon». La frase del regista spiega molto bene la situazione di riserva mentale in cui si trova ora Montalbano: indeciso se essere personaggio appagato da cinema d’autore (magari con due opere all’anno) o figura centrale di un lavoro seriale, nel solco dei grandi telefilm americani.