La Stampa 11.05.2001
Montalbano, il piacere del video
MONTALBANO sono», è ormai una specie di marchio di fabbrica.
Degno delle imitazioni. Infatti Luca Zingaretti, protagonista dei racconti
tratti dai romanzi di Andrea Camilleri, è regolarmente imitato a
«Superconvenscion», il varietà di Raidue condotto da
Enrico Bertolino e Natasha Stefanenko. Quando ti imitano, vuol dire che
sei veramente famoso; quando ti imitano, diventa poi difficile non guardare
l’originale con un pensiero all’imitazione. E questo rischia di cristallizzare
l’originale stesso in un cliché. Che è poi la forza dei grandi
personaggi, soprattutto televisivi. E il commissario Montalbano di Zingaretti
ha tutte le caratteristiche per disegnarsi come un grande personaggio televisivo.
Con l’attore che gioca e si diverte a dare spessore, umanità, ironia,
comica leggerezza, al suo alter ego poliziesco. L’altra sera Raidue ha
trasmesso «La gita a Tindari», sceneggiato dallo stesso Camilleri
con Francesco Bruni, agevolati dal fatto che il romanzo, così come
i racconti, sono già delle sceneggiature. Il lettore, leggendo,
si vede il film che gli si squaderna davanti agli occhi. La traduzione
per immagini, però, potrebbe deludere, le figure potrebbero non
combaciare con quello che ci si è immaginato. Invece tutto collima
perfettamente, come per magia. Solo che non è magia, bensì
un lavoro di grande precisione, di grande applicazione e cura, di grande
fascino, che crea uno di quegli appuntamenti, ormai rari, in cui la televisione
si guarda per piacere. Intanto, in epoca di lunga serialità o di
miniserie divise in due, qui tutto si risolve in una puntata, i fili del
racconto si tendono, poi si intrecciano e si dipanano nelle due ore che
filano via leggere.
Merito della regia, di Alberto Sironi, merito della fotografia che
rende così bene il sole di Sicilia, merito degli attori, che sono
tutti, ma proprio tutti, perfettamente aderenti al loro ruolo. Tutti bravi.
L’unica che resta fuori parte è la fidanzata Livia, ma nella «Gita
a Tindari» (il racconto che adombra il tradimento del fedelissimo
Montalbano con la bella svedese Ingrid), lei si vede poco. Assai importante,
nella felice riuscita di questa «fiction», è la soluzione
del problema linguistico. Spesso negli sceneggiati ambientati in qualche
luogo ben definito, non si risolvono mai cadenze e accenti. Qualcuno continua
a parlare romanesco, qualcuno in perfetto italiano, qualcuno con un accento
falso e caricaturale. Qui no. Qui tutto è perfettamente coerente
con la scrittura di Camilleri e con la parlata siciliana. Zingaretti gigioneggia
un po’, ma forse è l’effetto dell’imitazione di cui sopra. Ottimo
successo di pubblico, 7 milioni e mezzo di telespettatori.
Alessandra Comazzi