Avvenire 09.05.2001

Montalbano è cresciuto
Montalbano è cambiato. È meno burbero, più incline a scherzare con gli uomini della sua squadra e, sicuramente, più maturo dopo la morte del padre. «È più solare», per dirla con le parole di Luca Zingaretti che, ancora una volta, presta il volto al commissario creato dalla fantasia di Andrea Camilleri. Due i nuovi episodi, La gita a Tìndari e Tocco d'artista, in onda stasera e mercoledì prossimo, in prima serata su Raidue. Prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, Il commissario Montalbano è diretto, ancora una volta, da Alberto Sironi che lo definisce «un paladino, uno che non ci sta a convivere con un'Italia brutta. Camilleri, poi, tocca sempre temi straordinari. Questa sera, ad esempio, nella Gita a Tìndari, si parla del traffico di organi», un crimine con il quale si trova a fare i conti il «nuovo» Montalbano: «È la prima volta che il commissario indossa il cappotto - osserva Zingaretti -. Ci è piaciuto immaginare che lo avesse preso dall'armadio del padre dopo la sua morte. La scomparsa di un genitore è qualcosa che ti segna per tutta la vita, è un pezzo di te che se ne va. Ed è ciò che è successo a Salvo Montalbano», in questo anno di assenza dalla tv. Riprende Zingaretti: «La difficoltà che io trovo nel fare una cosa distribuita negli anni è che il pubblico si aspetta sempre qualcosa di più. D'altro canto, però, preferisco non entrare troppo in confidenza con il personaggio, altrimenti non riuscirei più a renderlo bene. Montalbano per me è come un caro amico che vive in un lontano paesino della Sicilia e che io vado a trovare una volta l'anno». E la Rai deve averlo preso in parola, visto che sono già allo studio due o quattro nuovi episodi tratti, come Tocco d'artista, dai racconti di Camilleri Un mese con Montalbano di cui Rai Fiction ha acquistato i diritti insieme alla Palomar. Per Zingaretti nessuna paura di rimanere "ingabbiato" nel ruolo: «Ormai la gente che mi ferma per strada non mi chiama più commissario ma Luca - risponde -. E poi qualsiasi attore viene ricordato per un personaggio importante che ha fatto nella sua carriera. È successo al grande Gino Cervi con Maigret o ad Anthony Hopkins con Hannibal. Se succede con Montalbano, a me va bene. È anche un personaggio letterario e questo lo nobilita. Tra l'altro io ho cominciato con ruoli da cattivo. Interpretare Montalbano mi ha aperto le strade a personaggi diversi», come quello di Perlasca nell'omonima fiction che ha appena finito di girare. Per l'attore romano «c'è bisogno di raccontare storie con personaggi positivi. Vedo molta violenza nel nostro Paese, forse per colpa della globalizzazione che ci ha fatto introiettare modelli che non ci appartengono». Se, poi, questi eroi positivi servono anche a rappresentarci all'estero, tanto meglio. È accaduto proprio con Il commissario Montalbano, coprodotto dalla tv svedese che trasmetterà quest'estate i sei episodi realizzati finora e già acquistati dalla Francia e dalla Germania: «Montalbano è una figura che può servire a veicolare anche fuori dal nostro paese l'immagine del poliziotto leale, tenace e amante del proprio lavoro» conferma il capo ufficio stampa della Polizia di Stato Roberto Sgalla.
Tiziana Lupi