Il Giorno 29.09.2001
LA POLEMICA. Maxi-saggio critico su Camilleri: ma è così importante?

Che cosa può fare la critica di fronte a certi fenomeni che deprimono la vera letteratura? Niente, o quasi niente. Il successo commerciale di un libro mediocre spiazza il critico, che sa di non poter competere con la legge dei grandi numeri e soprattutto del denaro. Ma la peggior reazione di un critico è proprio il silenzio, che per quanto dignitoso non approda a nessun risultato, anzi fa il gioco della letteratura mercantile. Noi abbiamo alle spalle una luminosa tradizione critica, che non si lasciava impressionare dai nomi.
Ricordiamo la stroncatura di Cecchi a un modesto romanzo di Giuseppe Berto, che era pieno di morti ammazzati, e il critico scrisse argutamente che neanche Shakespeare avrebbe osato tanto nelle sue truculente tragedie elisabettiane.
Oggi la critica preferisce defilarsi. Parlo in generale, s'intende. Il suo motto è, pressappoco: «Chi me lo fa fare?» E' un comportamento che lede la dignità della cultura che, non dimentichiamo, è sempre confronto di idee.
Ho sotto gli occhi un libro di Simona Demontis intitolato: I colori della letteratura. Un'indagine sul caso Camilleri (Rizzoli). Sono 192 pagine, con tanto di note, bibliografia e appendice in cui si riassumono tutte le sue opere.
Camilleri come Gadda? Neanche Tozzi e Svevo hanno avuto tanta attenzione, per dire. Ecco dove sfocia la critica quando si mette al servizio dell'opinione pubblica, cioè del mercato. Giuseppe Petronio, forse il maggior storico letterario italiano vivente (è di una generazione più vecchia di quella dello scomparso Pampaloni) ha dedicato notevoli saggi a quella che si usava chiamare paraletteratura, ossia gialli, noir, fantascienza, fantasy, spy-story, ecc. Adesso la paraletteratura viene equiparata alla letteratura. Come dimostra il libro pomposo della Demontis.
Beninteso, i romanzi di Camilleri sono godibili, sono buoni passatempi, ma appartengono alla paraletteratura. E lo dimostra il fatto che per lui le vittime sono pretesti per una indagine poliziesca, mentre il vero scrittore parte proprio dalla personalità delle vittime.
Giuseppe Bonura