Il Mattino 12.07.2001
TERRE SICANE

«Scusi, qual è la casa di Montalbano?» Montalbano chi? «Come chi? Il commissario». Il turismo di luglio, lungo il litorale di Marina di Ragusa, tra Sampieri e Punta Secca ma anche nei paesi barocchi dell’interno, è anche questo, pellegrinaggio di massa ai luoghi in cui sono stati girati gli episodi della serie televisiva tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. E a Palazzo Adriano, intatto paesino di tremila abitanti confinante con i più noti Prizzi e Corleone, la grande piazza Umberto I che fu scenario naturale del «Nuovo Cinema Paradiso» di Giuseppe Tornatore oggi è meta di culto per molti vacanzieri cinèfili, che finiscono per scoprire, con l’occasione, la riserva naturale del Bosco di Ficuzza, con il Real Casino di Caccia di Ferdinando IV di Borbone, la zona dei laghi, le masserie e soprattutto la cittadina di Corleone, restituita a nuova vita da una amministrazione comunale che sta governando la rinascita con una promozione concreta del patrimonio artistico e agroalimentare. Simbolo del primo è il recupero dell’ex orfanotrofio e della chiesa di San Ludovico, oggi trasformato in Centro Internazionale di Documentazione sulla Mafia e sul Movimento Antimafia. Per le seconde, la lotta al transgenico si fa con le piccole produzioni convogliate nell’ iniziativa di un Centro lattiero caseario che sarà in buon parte finanziato dall’Unione europea. Non c’è dubbio, la Sicilia è di moda. A decretarne un successo turistico che ha colto di sorpresa anche i tour operator, inaspettato perchè fuori dagli schemi consueti, ci sono molteplici ragioni, che vanno dalla popolarità dei romanzi di Camilleri alla «sicilitudine» di molte fiction tv, all’improvviso rifiorire di festival, feste religiose, rassegne enogastronomiche e iniziative di marketing territoriale che hanno fatto emergere la ricchezza di una terra che non è solo mare e sole, e che anzi offre molte sorprese a quel turismo rurale alternativo alla classica vacanza in albergo. Un viaggio nelle «Terre Sicane», cioè quella parte del territorio siciliano abitato dai Sicani, popolazione anellenica di origine iberica, è una full immersion nella natura. A fine giugno, un progetto che porta lo stesso nome è stato presentato proprio nel cuore di queste terre, cioè nei comuni di Menfi, Santa Margherita Belice, Montevago e Sambuca di Sicilia, quattro identità differenti legate a un comune paesaggio di aspre montagne e di colline dolci, di acque termali e di siti archeologici (sul monte Adranone), di architetture rurali e di coste aperte sul mare, ora frastagliate ora digradanti in dune sabbiose. Sono i luoghi di una economia agraria fatta di olio, agrumi, carciofi e soprattutto vite, la grande ricchezza dell’area. Sono gli stessi luoghi spezzati dal disastroso terremoto del Belice, nel lontano 1968. Oggi risorti dalla polvere di tufo con la voglia di uno sviluppo turistico adatto alla propria identità territoriale. È soprattutto qui, tra questi paesaggi in parte aridi in parte fertilissimi, che sta nascendo un nuovo modello di vacanza «sicana» tra agriturismi, bagli e masserie, in uno scenario denso di contrasti che molto ricorda la Sicilia di Tomasi di Lampedusa, «quella nei cui riguardi città barocche e aranceti non sono che fronzoli trascurabili: l’aspetto di una aridità ondulante all’infinito, in groppe sconfortate e irrazionali, delle quali la mente non poteva afferrare le linee principali, concepite in un momento delirante della creazione». Allo scrittore e al suo celebre «Gattopardo» è dedicato il Parco letterario che è una delle attrattive turistiche della zona. A Menfi, capitale del vino e del mare pulito (anche in questo 2001 la cittadina ha conquistato la Bandiera Blu europea per le sue acque limpide e per la bella spiaggia di Porto Palo), si è tenuta nei giorni scorsi una intensa tre giorni incentrata proprio sul «caso Sicilia». «Inycon», antico nome della città sicana, arcaica sede del regno di Kokalos, è stata una sorta di «festa pagana». Così l’ha definita Diego Planeta, padrone di casa in qualità di presidente delle Cantine Settesoli, la più importante realtà cooperativa siciliana. E come in tutti i rituali, c’è stato il tempo della gola, con mirabolanti Laboratori del Gusto Slow Food, coordinati con competenza e passione da Nino Aiello e Giancarlo Lo Sicco, e il tempo della riflessione. Perchè a Menfi, con una superficie vitata del comprensorio che raggiunge i 20mila ettari, sono convenuti i grandi dell’enologia nazionale, tutti responsabili di aziende che in varie forme hanno deciso di investire in Sicilia, guardando all’isola come alla futura «California del Mediterraneo». Ed erano nomi di primissimo piano come Gianni Zonin, presidente della più importante azienda vitivinicola privata italiana, Paolo Marzotto, presidente della Santa Margherita, Fabio Rizzoli, della Cantina Mezzacorona, Emilio Pedron del Gruppo Italiano Vini, Augusto Reina e Gianfranco Caci della Illva di Saronno, che ha acquisito le storiche Cantine Florio e la casa vinicola Duca di Salaparuta. «È il confortante segnale di un ritorno alla terra che coinvolge anche le nuove generazioni». Così dice il sindaco Vincenzo Lotà, ricordando che in brevissimo tempo sono nate ben 20 nuove aziende agricole. La Sicilia, una sorpresa infinita.
SANTA DI SALVO