La Repubblica 13.05.2001

La vendetta del Caravaggio
«Il romanzo giallo in fondo è la migliore gabbia dentro la quale uno scrittore possa mettersi, perché ci sono delle regole, per esempio che non puoi barare sul rapporto logico, temporale e spaziale del racconto». Con questa manciata di parole, Leonardo Sciascia definì il libro giallo. Lo conosceva bene, lui che si era chiuso in quella gabbia più volte, a cominciare dal 1961, quando firmò "Il giorno della civetta". La sete di gialli in città è forte e lo dimostra anche la recente apertura di una libreria specializzata sul genere. Proprio ieri, un "Murder party", ossia un gioco di ruoli con tanto di personaggi calati nelle parti e il pubblico chiamato ad investigare per scoprire il colpevole, ha chiuso il corso "Io scrivo giallo" organizzato da ModusVivendi, la ludoteca "Così per gioco" e la casa editrice DeriveApprodi. L'iniziativa ha anche visto protagonista lo scrittore noir Carlo Lucarelli che ha tenuto una lezione ai corsisti. «Posso affermare – dice Luigi Bernardi, editore e docente del corso - che questo è stato il laboratorio in cui la qualità media dei partecipanti, di cui i due terzi erano donne, è stata molto alta. Ho proposto vari spunti e, dati dei limiti di tempo molto stretti, ho richiesto la stesura di micro racconti alla Max Aub. I risultati positivi non sono mancati». Una delle caratteristiche comuni tra i partecipanti del corso, non è la passione per i gialli, che in alcuni è nata solo dopo le lezioni di Bernardi e Lucarelli, ma l'amore per la scrittura e il desiderio di divertirsi in compagnia. «Ho imparato molto da questo corso, – dice Antonio Di Maria, 51 anni – La struttura di un intreccio e le tecniche e nonostante io sia celibe, nel mio racconto ho provato ad immaginare il mio risveglio accanto al cadavere di mia moglie. Sicuramente, un'esperienza nuova». «La mia traccia era un po' più complicata – racconta Francesco Coppola, professore d'italiano e latino – perché dovevo partire dal furto di un quadro di Caravaggio: così ho immaginato che la tela si vendicasse uccidendo il ladro, fracassandogli la testa. Mi sono anche sbizzarrito con i particolari splatter». C'è anche chi ha immaginato che poteva eliminare la propria vittima facendole ingerire della colla, o chi ha lasciato bruciare per un corto circuito il corpo del tecnico venuto a riparare il guasto. Non tutti i partecipanti, comunque, erano alle prime armi, infatti alcuni avevano già pubblicato qualcosa, come Claudia Cincotta, oppure avevano già seguito altri corsi di scrittura come Giovanna Cirino; tra gli iscritti c'erano anche i vincitori del recente concorso "Vucciria 2000", organizzato dalla libreria "I fiori blu": Fabrizio Di Pietra, Guido Lo Verde e Valeria Cimò che aspettano di vedere pubblicati al più presto i loro racconti. Anche uno scrittore già noto al pubblico come Domenico Conoscenti che, nel '97 ha pubblicato "La stanza dei lumini rossi", ha deciso di partecipare al corso di scrittura per avvicinarsi al genere giallo, perché «quando scrivo – spiega l'autore palermitano – non so mai che genere verrà fuori, quello poi è compito del critico decifrarlo. Comunque, le tracce proposte da Bernardi hanno solleticato la mia fantasia e forse continuerò il mio micro racconto noir». Inoltre, il corso ha creato anche l'occasione per questi nuovi autori di conoscersi e prendere in considerazione l'ipotesi di scrivere racconti a quattro mani. «Io mi sono trovata bene con Claudia Cincotta – spiega Valeria Cimò – infatti scriveremo qualcosa insieme. E poi, grazie a queste iniziative viene fuori la nostra voglia di venire a galla. Siamo un mondo sotterraneo di piccoli scrittori che vuole esprimersi attraverso la pagina scritta». Piccoli Camilleri crescono? Santo Piazzese, scrittore di gialli ambientati a Palermo, è scettico e crede semmai che il vecchio adagio «scrittori si nasce» non sia ancora da buttar via: «Certo, imparare la tecnica e seguire le direttive di chi è del aiuta, però sono convinto che chi non è scrittore in pectore non potrà diventarlo solo perché ha seguito un corso di scrittura».
CARLA NICOLICCHIA