Il Giorno 09.05.2001

«Montalbano sono» Burbero col sorriso
ROMA — Il suo modo di presentarsi sembra quasi un'italica risposta al celebre: «Bond, il mio nome è James Bond». Lui non è un agente segreto al servizio di Sua Maestà britannica, ma un commissario di pubblica sicurezza che con fierezza e marcato accento siciliano annuncia: «Montalbano sono». Sì, è proprio il commissario nato dalla sapiente penna di Andrea Camilleri che è riuscito a creare un poliziotto degno della migliore tradizione letteraria e cinematografica. E che, dopo il successo editoriale, può già vantare anche quello televisivo grazie alle ottime trasposizioni realizzate per Raidue da una squadra di rango: Francesco Bruni e lo stesso Camilleri per la sceneggiatura, Alberto Sironi come regista e Luca Zingaretti nel ruolo del protagonista. Dopo i quattro già trasmessi, il commissario Montalbano torna ora con due nuovi episodi: “La gita a Tindari”, tratto dall'ultimo romanzo su Montalbano, un bestseller che nel 2000 ha battuto perfino “Baudolino” di Umberto Eco, e “Tocco d'artista”, ispirato non a un romanzo ma a un racconto che fa parte della raccolta “Un mese con Montalbano”, alla quale si pensa di attingere anche per futuri, ulteriori appuntamenti televisivi. Girati nei luoghi più affascinanti della Sicilia barocca, a Ragusa come a Noto, senza però trascurare i paesaggi di mare mozzafiato, “La gita a Tindari” e “Tocco d'artista” andranno in onda su Raidue, alle 20.50, oggi e mercoledì 16 maggio. Le atmosfere e i personaggi creati da Camilleri e Sironi hanno conquistano anche il pubblico straniero e la fiction su Montalbano «si vende all'estero più di altre, pure di successo, come “Commesse” e ”Il maresciallo Rocca”», precisa il vicedirettore di Raifiction, Max Gusberti. Che annuncia con soddisfazione la messa in onda di Montalbano anche in Francia e in Svezia. Zingaretti, com'è cambiato nel corso di tre anni e di sei episodi il suo Montalbano? «Era un tipo burbero, un orso, anche perchè stava vivendo la crisi dei quarant'anni e il dolore della perdita del padre. Ora ha chiuso i conti con quella parte della sua vita, ed è più solare. Ho cercato di aggiungere sempre qualcosa di nuovo, in più, nella definizione del personaggio: anche se il pubblico gli ha subito dimostrato simpatia, sono stato attento a non sedermi sugli allori. Per non perdere in freschezza e verità». Non teme di essere identificato con Montalbano? «Capita a tutti gli attori di essere identificati con il personaggio più significativo che hanno interpretato. E' stato così per Gino Cervi con Maigret, per Anthony Hopkins con Hannibal. Che accada anche a me, con un personaggio dal fascino e lo spessore anche letterari come Montalbano, non mi dispiace affatto. E poi lo gente non mi ferma più per strada chiamandomi commissario. Distinguono tra personaggio e attore, anche se poi, magari, mi chiamano Zingarelli». Grande successo in tv. E il cinema? «Ho fatto un film con Roy Scheider, “Texas 46”, ma non so quando uscirà. Faccio l'attore non pensando alla carriera; scelgo i personaggi che mi diverte fare. In cinema non me ne hanno proposti, in televisione sì: personaggi come Montalbano e come Giorgio Perlasca, lo Schindler italiano che impersono in una fiction , diretta da Alberto Negrin, che abbiamo appena terminato di girare». 

Beatrice Bertuccioli