Il Nuovo 09.05.2001
Montalbano torna a indagare in Tv
ROMA - Per Luca Zingaretti Montalbano è come un caro amico che
va a trovare in Sicilia una volta all'anno. L'attore romano rientra ogni
volta volentieri nei panni del commissario creato dallo scrittore Andrea
Camilleri nei quali lo rivedremo mercoledì 9 e 16 maggio alle 20,50
su RaiDue in due nuovi gialli, La gita a Tindari e Tocco d'artista, girati
da Alberto Sironi in undici settimane in Sicilia, tra la bella architettura
barocca della vecchia Ragusa e Noto, e che toccano scottanti temi di attualità
come il trapianto d'organi e la pedofilia. La Rai, forte degli ascolti
che la fortunata serie ha registrato nei due anni passati, con punte di
share del 29%, ha speso senza batter ciglio cinque miliardi per realizzare
questi due nuovi episodi (i restanti 800 milioni li ha pagati la tv pubblica
svedese che ha acquistato la serie completa e la manderà in onda,
sottotitolata, a giugno), e si appresta a metterne altri in cantiere, sempre
con Zingaretti e la regia di Sironi.
Zingaretti, non cominciano ad andarle un po' stretti i panni di Montalbano?
E' naturale che un attore resti legato al personaggio cui ha dato vita
più volte e con soddisfazione. Faccio questo mestiere per divertirmi
e quando un ruolo mi piace continuo a farlo senza problemi anche se so
che non bisogna sedersi sugli allori, il pubblico che ti segue per anni
si aspetta sempre di più, non devi abbassare la guardia. La gente
che mi ferma per strada ormai non mi chiama più commissario ma Luca,
vuol dire che sa distinguere l'attore dal personaggio.
C'è qualche rischio a ripetere sempre lo stesso ruolo?
Ho paura di entrare troppo in confidenza col personaggio rischiando
di non vederne più i contorni. Cerco perciò di andragli io
incontro, dandogli sempre nuova freschezza, non mi faccio assorbire da
lui. Nella serie precedente Montalbano ha dovuto superare il dolore per
la morte del padre, affrontare la crisi dei 40 anni. Oggi, fatti i suoi
bilanci, è cresciuto, è più solare, più sereno,
sicuro di sè, siamo entrati sempre più nel suo intimo.
Anche lei ha quarant'anni. E' andato in crisi per questo?
Ho vissuto questa crisi, si è scatenata improvvisamente e con
violenza ma l'ho superata e, come diceva Moretti, mi sento un fantastico
quarantenne.
Ha appena terminato di girare sempre per la Rai la storia di un altro
commissario, l'eroico Perlasca che salvò la vita a tanti ebrei.
Quando lo vedremo?
Credo in autunno, dobbiamo ancora doppiarlo e il montaggio sarà
lungo. C'è bisogno di raccontare storie di questo tipo, stiamo perdendo
la trebisonda, non si sa più dove stia andando il mondo. Anche in
Italia si vedono fenomeni preoccupanti, forse dovuti alla globalizzazione
che ci ha fatto introiettare modelli di vita non nostri. C'è troppa
violenza e disillusione, soprattutto nei giovani, è un bene raccontare
storie di persone coi nervi saldi che ragionano con la propria testa.
Nella gita a Tindari si parla di trapianti d'organi. E' favorevole
o contrario?
Non so cosa abbia detto al riguardo Celentano ma, visto che se uno
è contrario ha la possibilità di dire di no, semplificare
le cose credo sia meglio per tutti, in fondo tutti siamo possibili donatori
e riceventi.
Contro la pedofilia pensa si possa fare di più?
E' un fenomeno terribile, dobbiamo smettere di far finta di niente
di fronte a questo schifoso mercimonio, fare di più per combatterlo.
Una giudice per i minori mi ha confermato che il maggior numero di violenze
sui bambini avviene nelle famiglie: è impossibile che accada all'insaputa
di tutti, basterebbe far più attenzione, denunciare, combattere
l'orribile cultura del bambino da sfruttare. Un tema che ricorre nel film
Incompreso che presto girerà per la tv, con Margherita Buy prodotto
da Angelo Rizzoli. Un film del genere può catalizzare ancor più
l'attenzione sul problema dell'infanzia, dei bambini che non sono dei piccoli
uomini e vanno rispettati.
Al teatro non pensa più?
Sono un po' titubante, mi piacerebbe portare in palcoscenico i grandi
classici che affrontano temi come la vita, la morte, l'amore, chi siamo
e da dove veniamo. C'è però un conflitto tra televisione,
fiction, cinema, real tv e palcoscenico e con la drammaturgia moderna e
contemporanea il teatro corre il rischio di andare sempre più dietro
a queste altre forme di espressione. La crisi del teatro è però
servita a fare una bella scrematura tra i tanti personaggi che vi ruotavano
intorno: ci sono meno soldi e la gente che non lo fa per vera passione
va parare altrove.
Montalbano ha la grande passione del cibo, lei pure?
La mia grande passione è il calcio: la grande Roma, e la nazionale
attori con la quale gioco per beneficienza. Spero in uno scudetto in più
per la "magica", e quattro punti di share in più per Montalbano.
di Betty Giuliani