Il Venerdi di Repubblica 22.06.2001
Sorpresa: ecco che fa le soffiate a Montalbano
Sono i suggeritori di Andrea Calogero Camilleri, chiamato Nene', quelli che gli raccontano
vita, morte e miracoli di Vigata-Porto Empedocle e della vicina
Montelusa-Agrigento, ma
loro non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura.
Perche' lo scrittore pi se ne torna a Roma mentre loro restano qui.
Meglio evitare la permalosita' di amici e conoscenti le cui vicende diventano intreccio
narrativo e tic esilaranti del mondo di Salvo Montalbano, commissario e buongustaio,
che nel dopoguerra in paese e' esistito davvero, conme i nomi di tutti i personaggi.
Pepe' Fiorentino 79 anni, poeta, e Fofo' Gaglio, 78, critico cinematografico e scrittore anche lui,
sono amici da sempre di Nene': compagni di giochi adolescianziali e di scoribande giovanili,
lo aiutano a rovistare nelle memoria per rievocare storie e ricostruire volti devastati dal
tempo.
Ultimamente sono un po' risentiti, affettuosamente, con il loro vecchio amico,
fratello maggiore, nonostante sia il piu' piccolo d'eta'.
E' diventato un problema anche per noi raggiungerlo, dicono ormai
parliamo solo con la sua segreteria telefonica.Quasi impossibile acchiapparlo.
Capiamo gli impegni, ma non sentirlo e' per noi un grande dolore.
Per fortuna ora arriva l'estate e allora ci ritroveremo tutti insieme, come sempre.
Naturalmente si ritroveranno, come sempre, al solito tavolino (il primo a sinistra)
del bar Albanese, ufficio estivo di Camilleri, dove nel 1987 il creatore di Montalbano fu
testimone di
una strage, quattro morti e sette feriti (Nella realta' non e' come nei film
ricorda tutto accade piu' veloce. E il sangue per terra e' di un colore meno acceso di quello
che si vede al cinema).
Qui sotto un ombrellone giallo-verde, si snoda la giornata dello scrittore: incontra amici,
fissa appuntamenti, riceve ospiti, liquida questuanti, pensa e annota.
E, soprattutto, in compagnia delle tre figlie (che in un romanzo ha chaimato Fede, Speranza
e Carita'), dei tre generi e dei tre nipoti, mangia, beve e fuma.
Tutto a meta'. Ottanta volte mezza sigaretta, multifilter, che spegne anzitempo, due-tre volte
mezzo bicchiere di birra, e altrettante volte mezza granita di gelsi o di limoni.
Con l'eta' bisogna moderarsi dice Pepe', che le sigarette, una dopo l'altra,
le fuma fino a lambire il filtro.
E dire che mangiare e bere ci e' sempre piaciuto.
Ormai Nene' ha rininciato al vino e il whisky, si limita solo ad odorarlo
Gli amici cominciano a rievocare le grandi abbuffate quando lo "schiticchiio" nelle taverne
era il principale divertimento. Allora in via Roma, la piazza del paese, c'erano 12 osterie
con cucina. Gli avventori compravano le cibarie e le consegnavano all'oste.
alla fine pagavano il costo del vino e la "fatina", la cottura.
Con 5 lire ci veniva una "pisa" di sarde, cinque chili raccontano Pepe' e Fofo'
e le portavamo all'osteria Itri. Altre 10 lire, da dividere in quattro, per l'oste e,
sarde alla brace e vino abbondante, avevamo risolto il problema delle serate.
Allora il pesce costava poco e niente. Per capire come i tempi siano cambiati basti
ricordare che i gamberoni venivano ributtati in mare perche' non li voleva nessuno.
Una volta, contunuano, abbiamo coinvolto lo scrittore emilaino Stefano Terra,
non abituato ai nostri vini forti. A meta' mangiata e' crollato sulla sedia e non si e'
piu' realizzato. E sulla sedia lo abbiamo trasportato all'albergo in cui alloggiava.
Un'altra volta con Nene', racconta Fiorentino, caricammo una botte di vino
sopra una barca e andammo a Punta Grande, ospiti di una amico.
Tre giorni stupendi trascorsi a pescare, mangaire e bere.
Quando la botte fu vuota, completamente ubriachi, riprendemmo la via del ritorno.
Ma una tempesta ci colse di sorpresa. Cosi' tra maltempo e fumi dell' alcol restammo per
ore in balia delle onde. Sbagliammo porto, ma, per fortuna, qualche santo ci aiuto' a non
finire in fondo al mare.
Appena sbarcati a Punta Piccola si avvicino' un barone del paese e, scambiandoci per pescatori,
ci chiese se avevamo vongole da vendere.
Si racconta che a rispondere lesto fu Nene'. "Minchie abbiamo", lasciando di stucco il nobile.
Questa volta forse a salvarci fu S. Calogero, il medico-guaritore nero protettore
di Porto Epedocle, aggiunge Gaglio.
Anche Camilleri, nato proprio mente davanti a casa sua passava la processione del patrone,
e' stato imposto come secondo nome Calogero.
Cosi' ogni anno per la festa del apese Nene' festeggia anche compleanno e mezzo onomastico.
Quando compi' 20 anni fu festa grande, rievoca Pepe'.
Una ventina di maschi e una sola donna. Allora i tempi erano tristi. Ragazze non solo ce n'erano
poche, ma quelle che circolavano erano tutte brutte, denutrite e basse.
Ci consolavano anche quella volta col vino facendo fuori tutta la riserva di bianco ancora
prima di cominciare a mangiare. Nene', Pepe', Fofo', Cicci', al secolo Francesco
Burgio, grande latinista morto qualche anno fa,
pero' non erano solo gaudenti e crapuloni.
La casa di Camilleri all'ultimo piano di via La Porta,6 dice Fofo' era una
bisca (poker e tresette i giochi piu' frequentati) e un ritrovo di peccatori di gola, ma era
anche un'oasi culturale.
Insieme si scriveva, si leggeva, si faceva teatro, si sognava.
Li abbiamo conosciuto gli scrittori stranieri vietati dal fascismo, li ci siamo innamorati
delle arti.
Nene' del teatro e io del cinema.
Divertimenti e stimoli.
Una bellissima stagione.
E nel bar Albanese, che allora si chiamava Ruoppolo, si congegnavano scherzi
terribbili. Una
volta riuscirono a convincere il loro amico Cicci' che da ragazzino era stato in seminario.
Di fronte ad una foto che lo ritraeva vestito da pretino, il pover uomo si dovette
arrendere. E persa la scommessa pago' la cena per tutti. Ma ossessivamente per giorni e giorni
continuo' a dire di non ricordare. Solo qualche tempo dopo gli confessarono che la foto
era frutto di un fotomontaggio.
Un'altra volta presero di mira Peppe Mandracchia, il calzolaio che aveva la bottega nell'androne
di casa Camilleri.
Per il giorno dei morti misero la sua foto in una tomba.
E la gente che andava a onorare i defunti compianse il morto stupendosi di non averne saputo
nulla.
Facile immagginare la furia della vittima.
Mentre tra una settimana arriva L'odore della notte, l'amico poeta ci dice che sicuramente il
prossimo libro di Camilleri, Il re di Girgenti, scritto e riscritto piu' volte,
e' ancora in lavorazione perche' Nene' ancora non glielo ha mandato, come di solito fa, per
farglielo leggere in anteprima.
La Sellerio poi ci conferma che l'uscita e' stata rinviata a settembre.
Pepe' alla fine si rivela il piu' Camilleriano dei personaggi: Scrivo e riscrivo poesie,
ma una volta finite mi accorgo di aver imitato una volta Saba, un'altra volta Quasimodo.
E poi Ungaretti, Montale, Seferis e cosi' via.
allora butto nel cestino. Che guaio avere letto tanto.
Ma naturlamente questo segreto non lo ha mai raccontato a Nene'.
Se lo ritroverebbe spiattellato in qualche romanzo.
Tano Gullo