ROMA — Andrea Camilleri la mafia l'ha raccontata nelle pagine dei suoi
libri, nelle inchieste del commissario Montalbano che con la mafia piccola,
non meno pericolosa di quella grande, ha spesso a che fare. Siciliano,
ironico, sa essere caustico come pochi. Le storie che scrive, ha dichiarato
spesso, non sono mai estranee alla politica; Montalbano ha attraversato
le vicende di questi anni, fino a Berlusconi.
Camilleri, si è chiesto perché Forza Italia agisce così?
«Non mi sono fatto questa domanda però non capisco neanche
io perché ci sia questa ostilità nei confronti della fiction.
Vediamo centinaia di film americani di critica e di denuncia, li fanno,
li esportano all'estero e non gli passa neanche per l'anticamera del cervello
di dire che "rovinano l'immagine di un paese"».
Ma allora nella "Piovra" cos'è che dà fastidio?
«Un tratto di ipocrisia sublime».
Lei da siciliano si è mai sentito offeso dallo sceneggiato?
«Mai. Posso dire se mi piace e non mi piace».
Ha seguito l'ultima edizione? E' stata molto criticata, perché
giudicata inferiore alle precedenti.
«Non l'ho vista, direi una bugia. Però sono prodotti che
vanno a migliorare, si complicano in bene, conosco questa fiction. Restare
ai risultati precedenti è difficile».
Quale potrebbe essere una strada alternativa alla "Piovra", a parte
le inchieste, per continuare a raccontare la realtà siciliana?
«Non vedo perché debba esserci una strada alternativa.
Ci può essere anche un altro genere di fiction, le strade si possono
tentare tutte perché la mafia, come fatto di stimolo narrativo,
è enorme ed è ricchissimo. Ma non vedo perché la Piovra
sia offensiva».
Micciché ha addirittura minacciato di dimettersi.
«Quando si arriva a questi talebanismi, perché sono posizioni
estremistiche, uno dice: la Rai che deve fare? Che contributo devo dare
per la Piovra? Si fa un referendum tra i cittadini e cerchiamo di levarcelo
dalle scatole, è una provocazione quella di Miccichè, fuori
da qualsiasi luce di ragione. Ma forse si potrebbe fare qualcosa».
Cosa?
«Giriamo la domanda: se trattassimo la mafia come un convento
di frati che fanno del bene a dritta e a manca, lui resterebbe al suo posto?».