L'Espresso 23.08.2001
Camilleri è sempre Camilleri
Andrea Camilleri, "L'odore della notte", Sellerio, pp. 221, lire 18 mila
di Marco Belpoliti
Ecco di nuovo il commissario Montalbano. Ecco un altro best seller di Camilleri, "L'odore della notte", un romanzo ambientato nell'ormai nota Vigàta. Come i precedenti, si legge d'un fiato. Intendiamoci, Camilleri non è proprio un inventore di trame, ma un abilissimo sceneggiatore, lo ha fatto per anni di professione, che riutilizza situazioni e trovate altrui per orchestrare le proprie storie. La maggior parte di queste vengono da altri libri, perché è lì che si può accedere alla vita, almeno quella passata. E questo lo scrittore siciliano non lo nega. Anzi, lo esibisce, tanto da essere, alla fin fine, nient'altro che un narratore di secondo livello (racconta storie già raccontate). Il patrimonio cui ricorre è vastissimo: romanzi celebri, antichi e moderni, fiabe, storie popolari e racconti orali. Anche Montalbano è un detective di secondo livello, perché fa continuamente il verso ad altri e più celebri commissari della letteratura, e persino a se stesso. La prima qualità di Camilleri è l'ironia. La esercita verso il suo personaggio, ma anche verso il romanzo che sta scrivendo. In "L'odore della notte" lo scrittore è particolarmente felice, e il libro, pur trattandosi di letteratura seriale, ma di alto livello, è riuscito. In realtà, il segreto di Camilleri, come tutti sanno, sta nel linguaggio. Scrive in una sorta di grammelot: italiano-siciliano, siciliano-italiano e siciliano-siciliano. È spericolato, quasi sperimentale, ma pur sempre controllato. Il vero mistero è come faccia a leggerlo la casalinga di Cernusco Lombardone o l'informatico di Vignola. Perché sono loro che fanno schizzare verso l'alto gli indici delle vendite di libri dell'ex regista televisivo. La spiegazione non è unica. Da un lato, il siciliano, inteso non solo come dialetto, è di moda; dall'altro, non è detto che lo si legga davvero, capendo tutto quello che è scritto sulla pagina: ci si lascia portare dal tono, dal ritmo. Inoltre, questa scrittura, così abile, studiata e sugosa, ci riporta a uno stadio di lingua anteriore rispetto all'italiano e finisce, volente o nolente, per confermare lo sgrammaticato che c'è in noi. Nell'"Odore della notte" Montalbano si mantiene aderente al suo consueto ruolo di anti-eroe: individualista, solitario, irriverente, delicato, ostinato, intelligente, sensibile, umano. È uno che piace. Per suo tramite Camilleri irride i luoghi comuni, ma tutto sommato finisce per confermarli.