La Sicilia 20.07.2001
Una vita per sbaglio

Ho letto "Biografia del figlio cambiato", (Rizzoli, L. 27.000) di Andrea Camilleri contemporaneamente a "Pirandello allegorico" di Umberto Artioli, di cui riferirò in altra occasione. Si tratta di due maniere diverse di accostarsi al grande drammaturgo, una attenta a reinventarne, narrativamente, la vita; l'altra a filtrarla allegoricamente, con un apparato altamente scientifico, destinato non certo alle centinaia di migliaia di lettori dell'inventore di Montalbano il quale, candidamente, ha affermato che il suo "romanzo" non è indirizzato né ad accademici, né a storici, né a studiosi di Pirandello, bensì a tutti e, per ottenere questo risultato, non ha fatto altro che utilizzare, reinventandolo, un materiale preesistente, costituito da alcune biografie fondamentali: "L'uomo segreto" di Federico Vittore Nardelli (1932), "Pirandello" di Gaspare Giudice (1963), "Pirandello fuori di chiave" di Enzo Lauretta ( 1980); oltre che da numerosi epistolari e da un florilegio di novelle, romanzi, testi teatrali, che dimostrano la sua conoscenza completa dell'Opera pirandelliana e la capacità di distillarla nelle pagine, conformandola al suo stile e alla sua scrittura, come sempre costruita su un doppio binario semantico che alterna lingua e dialetto. L'ultima biografia che ho letto è stata quella di Luciano Lucignani: "Pirandello. La vita nuda" (Camunia, 1999) nella quale l'autore ricostruisce i drammi familiari dell'agrigentino, le amicizie culturali e personali, l'appassionata attività di operatore teatrale, i rapporti con Mussolini, con Marta Abba, l'esperienza cinematografica, fino all'assegnazione del premio Nobel, scritta con un piglio alquanto personale, tipico di chi ha vissuto, dietro le quinte, una storia non più segreta che, nel tempo, è andata sempre più svelandosi, grazie ai ritrovamenti di nuovi documenti e, soprattutto, ai contributi di Maria Luisa Aguirre D'Amico che, con i due volumi: "Vivere con Pirandello" ( Mondadori, 1989) e "Album Pirandello" ( Meridiani, 1992) , ha permesso di approfondire certi aspetti meno noti del nonno, soprattutto quelli che riguardano i rapporti con i familiari e, in particolare, con la nonna Antonietta e con la madre Lietta. Camilleri ha voluto conoscere questo Pirandello intimo per poter costruire la sua trama narrativa che ha per protagonista un fanciullo dalla inquieta formazione, dallo strano rapporto col padre, tanto da sentirsi un figlio cambiato. Tale sensazione, diventa il motivo conduttore di tutta la narrazione, tanto da far apparire al giovane Pirandello ogni cosa "scambiata" rispetto ad un'altra, soprattutto dopo le storie che la "criata" Maria Stella "conta al picciliddro", storie popolari, con protagonisti spiriti e defunti, così come vengono descritti nella versione mediterranea della favola del figlio cambiato, nota in tutto il mondo e riproposta, con delle varianti frutto della stratificazione di diverse culture. Il piccolo Luigi finì per credere di essere nato in una famiglia sbagliata, di aver frequentato una scuola scambiata, di essere vissuto in una casa non sua, perché senza libri; di non essere appartenuto al padre, perché diverso da lui; di aver condotto una vita fallimentare, essendo stata priva di un punto di riferimento. Di suo padre diceva che trattavasi di colui di cui portava soltanto il nome e che, come figlio cambiato, non avrebbe voluto neanche portarlo. La rottura col padre, secondo Camilleri, avviene quando il giovane Pirandello lo sorprese con l'amante a cui sputò in faccia. Da quel momento egli avvertì la necessità di abolire la figura paterna, di sospenderla, di metterla alla gogna, tanto da reinventarla nel personaggio del Padre, protagonista dei "Sei personaggi in cerca d'autore" ; specie quando ne delinea il dramma della coscienza, o cerca i fargli credere di essere uno e di scoprirsi "tanti" o quando gli fa intuire di rimanere agganciato e sospeso ad un atto " sciaguratissimo", al quale si sente legato per tutta la vita. Questo itinerario del figlio cambiato è continuamente arricchito dai riferimenti biografici ben noti: gli studi a Palermo, Roma, Bonn; gli innamoramenti per la cugina, per Jenny e per Lina; il matrimonio con Antonietta, la nascita dei figli, l'insegnamento, la follia della moglie, i successi artistici, vissuti da Pirandello come se appartenessero ad un altro che non è, però, il suo doppio, ma quello scambiato. Camilleri non fa certo ricorso al testo scritto a Parigi per Malipiero e andato in scena in Germania nel 1934, alla presenza di Hitler ed immediatamente proibito, perché sovvertitore e contrario alle direttive dello Stato popolare tedesco; bensì alla sua metafora, che sceglie come leit motiv per poterla capovolgere alla fine, quando Luigi ammette di avere, nelle sue vene, il sangue del padre e che lo scambio nella culla non c'è mai stato. La struttura a puzzle del romanzo trova una conclusione molto teatrale nel colpo di rivoltella con il quale il Figlio, nei "Sei personaggi in cerca d'autore", ponendo fine ai suoi giorni, pone anche fine all'illusione giovanile, voluta perpetuare a lungo negli anni, con caparbietà e con ostinazione. Da quel momento, la storia che gli aveva raccontato la cameriera Maria Stella, diventa Favola, cioè narrazione e, quindi, invenzione.
Andrea Bisicchia