Il Denaro, 8.5.2002
Max Gazzè, il giullare di Girgenti
La sua musica va abbinata al nuovo libro di Camilleri
Il cd.
Questo disco del cantautore romano racchiude dieci nuove canzoni, l’una
diversa dall’altra, sia per quanto concerne l’arrangiamento musicale, sia
per quanto riguarda il linguaggio adoperato nel costruire i versi, ai quali
ha collaborato per la stesura definitiva il fratello Francesco. Gazzè
ha creatività da vendere e lo dimostra in brani come «Questo
forte silenzio», dove insinua nella mente di chi lo ascolta il dubbio
che lo sbarco sulla Luna non sia mai avvenuto; in «Eclissi di periferia»,
invece, descrive il decollo di una casa popolare quasi come se fosse un’astronave;
in «Non era previsto», infine, prende decisamente le distanze
dall’impero del conformismo. Disco che non rilassa, ma che stimola pensieri.
Max Gazzè, Ognuno fa quello che gli pare, Virgin/EMI, 2001;
16,53 euro.
Il libro.
Abbandonate (ma solo momentaneamente) le avventure del commissario
Montalbano - che ha avuto anche una trasposizione televisiva di buon successo
- Andrea Camilleri con questo nuovo romanzo crea un divertente gioco di
fantasia. L’ambientazione è quella della Sicilia di fine ‘600, quando
siccità, carestia, peste e maghi flagellavano il popolo della grande
isola. La storia s’ispira ad un fatto realmente accaduto all’epoca.
Per sei giorni, infatti, Girgenti divenne un regno autonomo e un contadino
(Zosimo) si autoproclamò re. Romanzo a tratti grottesco, scritto
in una forma dialettale che, in alcune pagine, si mischia con la lingua
spagnola. Fantasia al potere.
Andrea Camilleri, Il re di Girgenti, Sellerio, 2001; 11,36 euro.
La motivazione dell’abbinamento.
Max Gazzè può essere tranquillamente definito come un
sorta di Battiato giovane, e la sua musica, come del resto quella del cantautore
siciliano, non si presta ad ascolti distratti. C’è, nel disco appena
recensito, una contaminazione di diversi generi (la musica jungle che si
mescola ai mandolini mediterranei) e un osmosi di suoni (tutti rigorosamente
analogici) così marcata da far pensare ad un lavoro certosino finanche
nella realizzazione dei più piccoli particolari. E, in fin dei conti,
anche nell’ultima fatica letteraria di Camilleri vi è una certa
e marcata commistione eterogenea di elementi fra loro molto diversi, accomunati
però dalla fantasia, libera da sovrastrutture preconfezionate. Quella
fantasia che spinge questi due artisti a descrivere storie e contesti partoriti
dal tessuto socio-culturale dal quale provengono e che, proprio per questo
motivo, riescono nell’intento di far emergere con le parole e con la musica
il lato fanciullesco della loro personalità.
Salvatore Tartaglione