La Repubblica (ed. di Palermo), 2.6.2002
Caro Camilleri Montalbano sono e scrivo
Lettera allo scrittore Andrea Camilleri
Gentile scrittore, io sono, Salvatore Montalbano, commissario di pubblica sicurezza alla questura di Sant'Angelo di Camarra.

Signor mio, io sono, il personaggio suo, che non ha pace e abbento da quando cominciò questa storia pirandelliana assai, di uno che scrive e l'altro che vive, o meglio ancora, che non sa più se vive o si legge vivere. Storia che pare uguale a quella di don Chisciotte - perché io leggo i classici ogni tanto ma dei contemporanei me ne impipo - e nella seconda parte del "Don Chisciotte" c'è un momento in cui il cavaliere dalla trista figura viene a sapere da un vicino che il figlio sta scrivendo la storia di don Chisciotte, vita e avventure sue appunto, e a sentire quella nuova letteraria a don Chisciotte prende il freddo, diventa giarnuso come per ittero, si sente morto e spiaccicato sulle pagine - e allora che dovrei dire io, che dovrei dire. Ma basta. Cominciamo dagli inizi, ché anche questa storia vera di un personaggio finto ha una sua storia.
Per la cronaca tutto cominciò negli anni che ero stato negli Usa, a Quantico per l'esattezza, nel quartier generale dell'Fbi, che in quegli anni di mia assenza io credo accadde tutto, ma proprio tutto - il successo di Salvo Montalbano personaggio intendo. Ma fu al ritorno che me ne avvidi: risatine, ammiccamenti, lazzi, mia moglie che diceva - Dove lassasti Livia? E com'è sta zita tua? Io li guardavo abbabbanuto (per la verità a Quantico avevo avuto una storia con una certa Jessica, ma mia moglie mai lo seppe, e poi appunto è un'altra storia). Anche in questura, nonostante la rilevanza importantissima del mio incarico - non si va a Quantico per niente, signor mio, c'era sempre chi sorrideva, chi mi diceva - Bravo, bravo. Chi mi dava manate sulle spalle e sospirava - Ahaaa, che bella vita in quella tua villetta accanto al mare. E forse fu questa la avvisaglia prima: il mare. Io detesto il mare, lo vedo come il fumo negli occhi, da quando mio fratello gemello - sì, gentile scrittore, io ho un gemello, Tano Montalbano il nome; da quando, ripeto, quello quasi mi annegò a Mondello un'estate di venti anni addietro. Da allora infatti me ne sto qui in un pizzo di monte, in un paese che grazie a Dio è lontano da tutte le insidie della civiltà, retrivo, mafioso assai - una manna per un poliziotto; e lascio che mia moglie si lamenti - tanto le mogli si lamentano sempre.
Insomma, stavo nella pace degli angeli - leggo solo giornali stranieri, non vedo la televisione; quando ripeto mia figlia adolescente, Lucietta - sì, ho anche figli, caro mio, tre per la precisione, Sarah, Mario, di Lucietta ho già detto; quando, ripeto per la terza e ultima volta, la mia figlia maggiore adolescente se ne viene a casa con una faccia strammata e mi dice, puntandomi il dito ingioiellato di perline - Tu, tu, è inutile che te ne vai in giro con quella faccia, non sarai mai lui. Quello sì che è un eroe romantico veramente. E mi scaraventa addosso una ventina di libri, di copertina varia, nera, bianca, rossa, quando pittata a figure quando no. Ho cominciato a leggere e ho continuato per una semanata - chiuso in casa come un cucco, niente ufficio, niente telefono.
Da allora non so più chi sono, chiamo il mio appuntato Catarella e quello mi risponde con le parole di Catarella, il mio vice che non ha mai guardato femmina al mondo - tanto che attorno a lui c'erano chiacchiere - è diventato un puttaniere. Il questore poi ha messo su certe arie di nobiltà che non gli avevo visto mai; e infine una femmina mi chiama nelle ore notturne, dice di chiamarsi Livia e aggiunge di avere una storia con me da anni e di averle nascosto una moglie e tre figli - quando io alle femmine non ho mai nascosto nulla, beh forse a Jessica qualcosa, ma si sa. Alla fine è dovuta intervenire mia moglie che ha urlato - Mio marito non si chiama Salvo ma Totò e tu si 'na zoccola. Ma poi anche lei si è messa a scuotere il capo mormorando - Poverina, poverina.
Ecco, gentile scrittore, la mia vita è questa. Diciamo anzi che la mia non è manco vita, sono solo un pupo nelle sue mani, vivo, mangio, lavoro e tutto il resto perché lei mi racconti. A questo punto non mi rimane che suicidarmi o cambiare mestiere - mi scriverà anche in quel caso? Ho i miei dubbi. Mi metterò in pensione anticipatamente e farò lo scrittore. Scriverò dei noir seriali e avrò per personaggio uno scrittore di nome Andrea Camilleri. Perché se la vita ha le sue fisime ha anche le sue precise vendette le auguro una vita d'inferno come la mia. A buon rendere.
Suo, in tutti i sensi, Totò Montalbano detto Salvo.
Silvana La Spina