Con una tuta blu da jogging, circondato dai suoi membri del gabinetto
in giacca e cravatta, Berlusconi, al termine del Consiglio dei ministri,
ha dichiarato alla stampa che la proposta di legge Cirami è prioritaria
e va approvata al più presto possibile. Apro una parentesi. Perché
Berlusconi ama farsi vedere in tuta da jogging anche quando non dovrebbe,
per un minimo di rispetto verso ciò che rappresenta e i suoi stessi
elettori? Sappiamo le conseguenze di questa sua forsennata mania su coloro
che gli stanno attorno per sudditanza, rovinose cadute, crolli fisici,
infarti sfiorati e via di seguito, ma non conosciamo le ragioni che questa
mania hanno provocato. Io vorrei portare un mio modesto contributo: penso
che Berlusconi, conoscendosi meglio di ogni altro, tenti di scappare da
se stesso. Senza naturalmente riuscirci. Qualche ministro, a vederlo conciato
in tuta, ha avuto un’atterrita premonizione: vuoi vedere – si è
detto – che ai prossimi Consigli dovremo presentarci tutti in felpa e fare
dieci giri di tavolo al galoppo ogni mezz’ora? Chiusa la parentesi.
Con questa dichiarazione, Berlusconi ha fatto due cose: ha gettato
la maschera e ha voluto fare un gesto di sfida. Dando la priorità
alla legge Cirami rispetto alle vere priorità (economia allo sfacelo,
sanità allo sbando, scuola nel caos, conti pubblici alla deriva,
inflazione in salita, disoccupazione al Sud in aumento), egli vuole salvare
se stesso e i suoi più fidati amici dai processi che li vedono coinvolti.
È cosa risaputa. La prima azione che faranno i suoi avvocati-deputati,
una volta approvata questa legge, sarà quella di ricorrere al legittimo
sospetto contro i giudici di Milano e di Palermo. E così guadagneranno
tempo fino alla prescrizione del reato. Berlusconi è un recordman
in fatto di prescrizioni. Il gesto di sfida poi è un gesto d’arroganza:
con quella frase Berlusconi ordina ai suoi e agli alleati, che non hanno
più dignità, di votare la legge ad ogni costo facendo leva
sui numeri, vale a dire sulla stragrande maggioranza di yesmen alla Camera
e al Senato. E l’opposizione non potrà fare nulla se non coraggiosamente,
ma vanamente, cercare di contrastare la preponderanza numerica degli avversari.
Finito il Consiglio dei ministri, Berlusconi ha indossato giacca e
cravatta ed è volato all’informale riunione dei ministri degli Esteri
europei dove si è affrettato a dichiarare che firmerà un
patto bilaterale con gli Usa in controtendenza all’Ue: con questo patto
bilaterale, i soldati americani che commetteranno eventuali atrocità
in territorio italiano non saranno sottoposti al giudizio del tribunale
internazionale, ma godranno, in Italia, dell’impunità. In parole
povere, gli Stati Uniti possono comportarsi nel nostro paese come in una
colonia. A Berlusconi non interessa nulla che gli altri paesi europei abbiano
diverso convincimento, lui preferisce allinearsi con Israele, la Romania
e Timor-Est, perché ogni idea di tribunale e di giustizia lo sconvolge,
gli fa alzare la pressione, non lo fa dormire la notte, gli fa cadere i
pochi capelli che gli restano e gli aumenta le rughe invano nascoste dal
fondotinta. La giustizia, per Berlusconi, è come il panno rosso
per il toro. Quest’uomo rappresenta un autentico pericolo per l’Italia
e l’Europa.
Ecco perché sarò presente alla manifestazione del 14
settembre. E accanto a me, naturalmente, ci sarà il commissario
Salvo Montalbano. Mi piacerebbe molto se, tra la folla, egli potesse riconoscere
tanti dei suoi lettori.
Andrea Camilleri