Il teatro, e ancor più l' arte in generale, è capace di
trattenere e tramandare fatti e questioni a prima vista irrisori . Può
accadere così che un piccolo fatto, come la contesa avvenuta su
appena due decime di ceci, tra il vescovato di Lipari e il Regno di Sicilia
nel 1711, trovi nella fantasia civile di Leonardo Sciascia il motivo per
divenire messaggio sociale e artistico ad un tempo di un progetto ideale
di lotta, di resistenza, di battaglia civile contro i soprusi e le sopraffazione
del potere degenerato.
Scritto e raccolto in forma di pamplhet dalla possibile destinazione
teatrale, la controversia sciasciana mantiene dal '69 ad oggi una attualità
a dir poco inquietante, dove fatti, battute, concetti e pensieri concreti
tradotti in un parlato civile, testimoniano l'iter immutabile di un processo
storico siciliano sempre bisognoso di cambiamenti, ma mai deciso alla rivoluzione
o al ribaltamento del piano della storia. Che la storia siciliana appaia
come una Recitazione di reperti documentali in forma di processo è,
o potrebbe essere, il modulo tematico e scenico ad un tempo di questa Controversia,
atta ad esser recitata nella sua forma ed esperienza del tutto epica. I
Personaggi non esistono, neppure in una mimesi scenica di restauro settecentesco,
ma sono citati in giudizio da artisti che vivono il loro tempo e che provano
a testimoniare la loro storia raccontando a la manière du théàtre
quella controversia, recitata probabilmente nella storia circa due secoli
addietro. Una sovrapposizione così pirandelliana e sciasciana insieme
determina il processo di questa finzione: i ruoli e la finzione dei ruoli
sono da ricercare in una reale mimesi scenica che avviene qui e ora su
fatti storici avvenuti un tempo. E' semplicemente la finzione attuale di
una realtà storica, compiuta allora ai danni di chi la storia non
poteva scriverla, ma semplicemente subirla, esserne spettatore, perpetrata
dai Viceré o dal Vescovo di Lipari o da quello di Catania e da tutte
le consimili figure, consimili interpreti, a noi ormai troppo familiari.
E tutto ciò, tutta la capacità e il gusto di fare la storia,
non era, più di quello che può avvenire su un palcoscenico,
un gioco delle parti, una recitazione raffinatamente progettata e condotta?
Proprio in quel titolo allora c'è la chiave di lettura per il lavoro
di Sciascia ed insieme quella per intendere alcuni meccanismi della storia
di allora e di questi tempi.
Giuseppe Dipasquale