La Sicilia, 8.9.2002
Contro i soprusi
RACALMUTO- Alle 18, 30 in piazza Fontana va in scena «Recitazione della controversia liparitana» di Leonardo Sciascia, regia e adattamento di Giuseppe Dipasquale. Interpreti: Pietro Montandon, Mimmo Mignemi, Angelo Tosto, Nino D'Agata, Leonardo Marino, Orazio Mannino. Costumi di Angela Gallaro, luci di Franco Buzzanca.La produzione è del Teatro Regina Margherita, Fondazione Leonardo Sciascia, Comune di Racalmuto. Il progetto nasce nell'ambito delle manifestazioni di avvio dell'apertura del Teatro Regina Margherita, sotto la direzione artistica di Andrea Camilleri, e a dieci anni dalla inaugurazione della Fondazione Sciascia che vide la prima edizione dello spettacolo in oggetto. Pubblichiamo uno stralcio della nota di regia.

Il teatro, e ancor più l' arte in generale, è capace di trattenere e tramandare fatti e questioni a prima vista irrisori . Può accadere così che un piccolo fatto, come la contesa avvenuta su appena due decime di ceci, tra il vescovato di Lipari e il Regno di Sicilia nel 1711, trovi nella fantasia civile di Leonardo Sciascia il motivo per divenire messaggio sociale e artistico ad un tempo di un progetto ideale di lotta, di resistenza, di battaglia civile contro i soprusi e le sopraffazione del potere degenerato.
Scritto e raccolto in forma di pamplhet dalla possibile destinazione teatrale, la controversia sciasciana mantiene dal '69 ad oggi una attualità a dir poco inquietante, dove fatti, battute, concetti e pensieri concreti tradotti in un parlato civile, testimoniano l'iter immutabile di un processo storico siciliano sempre bisognoso di cambiamenti, ma mai deciso alla rivoluzione o al ribaltamento del piano della storia. Che la storia siciliana appaia come una Recitazione di reperti documentali in forma di processo è, o potrebbe essere, il modulo tematico e scenico ad un tempo di questa Controversia, atta ad esser recitata nella sua forma ed esperienza del tutto epica. I Personaggi non esistono, neppure in una mimesi scenica di restauro settecentesco, ma sono citati in giudizio da artisti che vivono il loro tempo e che provano a testimoniare la loro storia raccontando a la manière du théàtre quella controversia, recitata probabilmente nella storia circa due secoli addietro. Una sovrapposizione così pirandelliana e sciasciana insieme determina il processo di questa finzione: i ruoli e la finzione dei ruoli sono da ricercare in una reale mimesi scenica che avviene qui e ora su fatti storici avvenuti un tempo. E' semplicemente la finzione attuale di una realtà storica, compiuta allora ai danni di chi la storia non poteva scriverla, ma semplicemente subirla, esserne spettatore, perpetrata dai Viceré o dal Vescovo di Lipari o da quello di Catania e da tutte le consimili figure, consimili interpreti, a noi ormai troppo familiari. E tutto ciò, tutta la capacità e il gusto di fare la storia, non era, più di quello che può avvenire su un palcoscenico, un gioco delle parti, una recitazione raffinatamente progettata e condotta? Proprio in quel titolo allora c'è la chiave di lettura per il lavoro di Sciascia ed insieme quella per intendere alcuni meccanismi della storia di allora e di questi tempi.
Giuseppe Dipasquale