Un po' anarchici, orgogliosamente indipendenti, gelosi. Sono quelli
che i libri li pensano e li fanno: i piccoli editori. I loro volumi hanno
forma quadrata per essere tascabili, mentre la carta, la grafica, la rilegatura
rivelano spesso le origini assolutamente artigianali. Gli «editori
di progetto», come li chiama qualcuno, sono uno stuolo ben nutrito
che segue linee di ricerca non puramente commerciali: recupero dei classici,
saggistica d'avanguardia, stranieri inediti, politica, religione, poesia,
giovani scrittori che si presentano al pubblico per la prima volta. La
realtà del mercato, però, non sempre premia questa categoria.
Perché è meno «ricca», e frantumata in molte
sigle con pochi titoli. Il pubblico, poi, se non è attento e curioso,
non riesce a sapere delle novità e non trova facilmente i loro volumi.
«Anche se poco visibili, i piccoli editori assolvono egualmente
una funzione di importanza strategica - osserva Giuseppe Pontiggia, romanziere,
saggista, tra i principali esponenti del panorama letterario italiano -
Coprono spazi culturali di rilievo che l editoria maggiore, per ragioni
strutturali, non può certamente seguire».
«Filoni e tendenze per un pubblico di nicchia che non è
sinonimo di lettori emarginati. Lettori, invece, con gusti precisi che
sanno dove cercare e scegliere in modo intelligente e lungimirante. E altrettanto
vero - continua Pontiggia - che la scelta del piccolo editore non può
rispondere soltanto al suo gusto e al suo orientamento: deve indirizzarsi
a un pubblico ideale e concreto. Avere, quindi, a priori la percezione
dell esistenza di una cerchia, anche piccola, per cui quel libro ha un
significato».
La voglia di lanciarsi nell avventura editoriale, per alcuni, scatta
come una missione. E si diventa editore, redattore, lettore. Factotum di
un piccola casa editrice.
Soprattutto nei primissimi tempi. Tutto per dividere con altri il piacere
di certi filoni, far circolare la propria visione del mondo o più
semplicemente cercare di diffondere idee e sapere. Ha mosso i primi passi
per mettersi al servizio della cultura, Elvira Sellerio, la più
grande dei piccoli editori. Da trent'anni signora dei gioielli di carta
per la cura quasi maniacale nella grafica, vanta, oggi, 1600 titoli in
catalogo, 70 novità ogni anno e 23 collane.
«Il mio radicamento nella Sicilia non vuol dire pubblicare solamente
testi di autori dell isola - dice Elvira Sellerio - Piuttosto lo specchio
della storia culturale di questa terra fatta di scrittori, storici, scienziati
che hanno assorbito gli umori delle migliori correnti di pensiero europee:
testi francesi del 600 e del 700, autori russi dell 800 e del 900, gesuiti
spagnoli fino al Memoriale di Yalta di Palmiro Togliatti». Ma il
prestigio della Sellerio è legato anche a nomi di scrittori che
da anni svettano nelle classifiche dei bestseller. Da Leonardo Sciascia
che con «L'affaire Moro», nel 1978, ha fatto cambiare volto
alle cifre del bilancio della piccola casa editrice, a fenomeni come Gesualdo
Bufalino, Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri.
Intuito e lungimiranza della signora di via Siracusa. Ma anche passione
civile e passione ribelle. «Sono stata più di mille volte
sul punto di dire basta - dice Elvira Sellerio - Fatalmente, però,
è sempre arrivata una notizia positiva che mi ha spinto a non mollare.
Eppoi, la mia grande scommessa è qui a Palermo: essere concorrenziale,
nelle scelte degli autori e sul mercato, con gli editori del Nord».