Di scrittori a perdere il Belpaese è pieno. Sarebbe un grande
aiuto per tutti gli aspiranti autori poter avere una penna doc che insegnasse
loro l’abc di quell’affascinante arte della parola scritta che diventa
romanzo, saggio, poesia. Ma anche sceneggiatura e regia. Ebbene, questa
risorsa esiste. E che risorsa: sul sito dell’Assessorato capitolino alle
Politiche del lavoro (www.romalavoro.net)
i suggerimenti e le regole ve le racconta un grande della nostra letteratura,
Andrea Camilleri. «È un’utile occasione - commenta Luigi Nieri,
assessore comunale alle Politiche del lavoro - per mettere in contatto
giovani alla ricerca della prima occupazione con autori famosi».
Il settantasettenne “papà" del celebre commissario Salvo Montalbano
non ci gira intorno: «Scrittori non si nasce. Si nasce con un dono,
con una forte propensione alla scrittura. Il resto è lettura e seria
disciplina: scrivere pagina su pagina per giungere alla massima espressione».
Magari non farà piacere saperlo a quella categoria affollatissima
che è il popolo di navigatori, santi e (presunti) poeti, ma Camilleri
fa benissimo a mettere in chiaro che quello di scrittore è proprio
un autentico mestiere. Che richiede idee, grande e continua preparazione,
tenacia, fiducia in se stessi ma anche umiltà: «Non si può
essere dilettanti in nessuna materia. Nel migliore dei casi magari si può
aver un pizzico di notorietà, ma è assolutamente effimera».
«Credere in se stessi senza una becera sopravvalutazione, con coscienza
dei propri limiti: un centometrista sa di non poter fare una maratona»,
spiega Camilleri. Che consiglia di non arrendersi, «anche se si ricevono
dei rifiuti per i propri lavori». Perché il successo, se si
è bravi, arriva. Ma è tutt’altro che scontato che arrivi
subito. Anche in questo, Camilleri è un eloquente esempio. Il suo
esordio nella narrativa risale al ’78, ma il successo che ha trasformato
i suoi libri in best seller è giunto negli anni Novanta.
Il mestiere di scrivere, sottolinea l’autore siciliano, è fatto
di esercizio continuo di scrittura e di rilettura, di tecnica, di ricerca
delle parole giuste. Esercizi di stile che scoraggeranno i maestri dell’improvvisazione,
quelli che pensano di essere una forza della natura e inesorabilmente sono
solo la forza del cestino. Certo, «poi ci si affida alla fortuna,
anche se non è solo questione di essere graziati dalla dea bendata».
Come insegnano i casi di scrittori “scoperti" solo dopo la morte. Prezioso
l’ironico consiglio di Camilleri anche a questo proposito: «Sconsiglio
di suicidarsi, anche perché - dice - di un successo post-mortem
all’autore non frega niente».
Germana Consalvi