Corriere della Sera,
3.2.2002
Salvate Montalbano, c’è un giudice che lo vuole sposato
AMORI
Carla Del Ponte interroga Camilleri sulla vita privata del commissario. Ma gli «eroi» possono cambiare?
Carla Del Ponte, il magistrato svizzero che l’Onu ha incaricato di indagare
sui «crimini contro l’umanità», non è solo animata
da sacrosanta curiosità professionale circa fondi e conti sospetti.
In un colloquio di 25 pagine con Andrea Camilleri su corruzione e giustizia
pubblicato su MicroMega, manifesta una legittima curiosità femminile
circa la vita sentimentale di Salvo Montalbano, il commissario inventato
dallo scrittore. Solo un paragrafo di mezza pagina intitolato «Montalbano,
e l’amore?», dove Carla Del Ponte interroga Camilleri premettendo:
«Io come donna non posso esimermi dalla questione sentimentale».
Il magistrato, insomma, vorrebbe sapere se il romanziere ha intenzione
di trovare una soluzione a una storia d’amore «portata avanti troppo
tempo» e «tenuta in sospeso». I lettori di Camilleri
sanno che si parla dei rapporti fra il poliziotto siciliano e Livia, la
fidanzata che abita a Genova. Alla prima domanda lo scrittore si schernisce,
ma la Del Ponte incalza con un perentorio «Però, qualcosa
dovrebbe succedere», ribadendo «ma io come donna vorrei sapere...».
Allora Camilleri spiega che qualsiasi soluzione scontenterebbe molti lettori
(ci sono persino siciliani che gli rimproverano il fatto che Montalbano
stia con una ligure). «Signora, conceda al commissario un po’ di paura. Ha raggiunto i cinquant’anni e sposarsi a una certa età...».
L’intermezzo faceto pone una questione non del tutto secondaria nel
campo dell’invenzione: se si possano o meno cambiare i connotati ai personaggi
che entrano nell’immaginario collettivo con precise caratteristiche, alle
quali è magari legata la loro forza d’attrazione. Se Topolino, per
esempio, avesse sposato Minnie non sarebbe stato più lui: un’appendice
coniugale avrebbe tolto spazio e libertà agli sceneggiatori nel
concepire le sue avventure. Così restano fidanzati, come del resto
Paperino e Paperina.
Per stare in un campo più affine a Camilleri, prendiamo Perry Mason. L’avvocato di Erle S. Gardner passa una vita accanto alla segretaria
Della Street, che lo accompagna persino in vacanza, ma guai a confondere
i ruoli: se si fossero, a un certo punto, sposati avrebbero perso di colpo
le rispettive identità. Analogamente, il commissario di Simenon
ha gustato per tutta la vita i pranzetti di M.me Maigret: se fosse diventato
un donnaiolo, avrebbe perso la rassicurante, bonaria immagine con cui si
è presentato a milioni di lettori. Per contro, Agatha Cristhie non
si sarebbe mai sognata d’inventare una signora Poirot, che avrebbe tolto
ogni aura mondana al brillante belga solutore di enigmi.
Certo, ogni autore può stravolgere il destino delle sue creature.
Può farle sposare, divorziare, al limite morire: ma quando il personaggio
entra nell’immaginario, anche il pubblico diventa azionista con diritto
di voto. Camilleri, per esempio, è già stato temerario nel
concepire il tradimento di Montalbano con la svedesona Ingrid in assenza
di Livia (Gita a Tindari), particolare che forse è sfuggito alle
indagini «come donna» di Carla Del Ponte.
Cesare Medail