Specchio de La Stampa, 19.10.2002
Andrea Camilleri racconta
Mio nipote Montalbano
Alla vigilia della nuova serie televisiva, lo scrittore svela a Specchio alcuni piccoli segreti su Luca Zingaretti e il commissario di Vigàta. A cominciare da una insolita parentela
 

L'invidia di Montalbano
Da lunedì 28 ottobre il commissario di Vigàta torna sugli schermi con quattro nuove storie. Il successo è assicurato ma qualcosa lo tormenta, rivela Andrea Camilleri. Tutta colpa di Zingaretti...

Come ho detto altre volte, i miei rapporti col personaggio Montalbano non sono mai stati molto sereni. Nel primo romanzo, La forma dell'acqua, era una funzione, sia pure primaria: costituiva la cifra risolutiva per la soluzione del problema. Una volta finito il romanzo, cominciai a sentire un certo disagio dovuto probabilmente a una mia deformazione professionale di regista di teatro. Quando un regista deve farne una messa in scena, legge e rilegge il testo fino a quando i personaggi si alzano dalla pagina scritta, pigliano corpo, cominciano a girarti per la stanza. Ebbene, sentivo che, in quel romanzo, il disegno della figura di Montalbano non era compiuto. Lui era servito a me, ora io dovevo servire lui, rendendolo compiutamente personaggio. Lo feci con il secondo romanzo, Il cane di Terracotta. E mi misi il cuore in pace. Ora Montalbano poteva a buon diritto girare dentro la mia stanza come gli altri personaggi che l'avevano preceduto. Non avevo assolutamente previsto che quel personaggio si mettesse invece a girellare nelle case di tanti lettori, accolto dovunque con estrema simpatia.
La domanda: "Quando esce un altro Montalbano?" si fece ben presto insistente. E il bello è che lo stesso Montalbano cominciò a domandarmi: "Quando mi fai uscire di nuovo?" e compariva all'improvviso mentre io ero intento a scrivere qualcosa di assolutamente lontano dalle sue storie, proponendomi l'inizio di qualche inchiesta. Facevo finta di niente, ma diventava così insistente da impedirmi di proseguire nel lavoro che stavo facendo.
Credetemi, è la verità. Fino a quando non è toccato a me, avevo sempre creduto che questa faccenda dei personaggi che dialogano con il loro autore fosse una pura e semplice invenzione letteraria. Purtroppo per me, un giorno, per tenerlo buono, scrissi qualche pagina di racconto. Scomparve per un paio di settimane, poi tornò di nuovo alla carica. E da allora le cose stanno sempre a questo punto. Anzi, no. Le cose sono peggiorate perché lui, come si usa dire, si è "allargato": dalla pagina scritta è passato alla televisione, alla radio, ai fumetti, ai cartoni animati interattivi in cd. E non lasciatevi ingannare dalla sua falsa modestia: egli gode di essere conosciuto non solo in tutta Europa, ma persino negli Stati Uniti e in Giappone. "Mi manca la Russia", si è lasciato sfuggire una volta. Lo so che questo mio può sembrare, e forse lo è, un basso sfogo, una manifestazione d'ingratitudine. In effetti, a voler essere onesti, grandissima parte del successo la devo a lui. Ma lui, francamente, se ne approfitta, Invece il mio rapporto col personaggio televisivo va incomparabilmente meglio. Io ho collaborato alle sceneggiature, ma sul set ci sono stato solo una volta e per mezza giornata mentre realizzavo la prima serie e poi non mi sono fatto più vedere.
Avendo esercitato per lunghi anni il mestiere di regista di teatro e di televisione, so per personale esperienza quanto imbarazzante sia la presenza dell'autore durante le prove o le riprese. E poi avevo piena fiducia nel regista e nel protagonista. Quella mezza giornata sul set confermò la mia fiducia. E qui mi capitò un fatto strano: vedendo come Luca Zingaretti fosse fisicamente così lontano dal mio personaggio e nello stesso tempo gli fosse tanto intimamente legato, anche io ebbi una sorta di sdoppiamento. Mi ritrovai, nei suoi riguardi, nella stessa posizione psicologica e affettiva di un nonno verso un suo nipotino: libero da doveri educativi e formativi (che spettano al padre), egli può godere in piena libertà dei progressi di una creatura che gli appartiene e non. Così, alla prima trasmissione, seduto in poltrona come uno spettatore qualsiasi, mi sono veramente divertito senza batticuori o patemi d'animo. Sono sicuro che verso Zingaretti il mio Montalbano (quello che vive sulla carta) provi molta invidia. Per diverse ragioni, prima fra tutte la differenza d'età. E la cosa, non lo nascondo, mi procura un maligno piacere.
Andrea Camilleri