L'invidia di Montalbano
Da lunedì 28 ottobre il commissario di Vigàta torna sugli
schermi con quattro nuove storie. Il successo è assicurato ma qualcosa
lo tormenta, rivela Andrea Camilleri. Tutta colpa di Zingaretti...
Come ho detto altre volte, i miei rapporti col personaggio Montalbano
non sono mai stati molto sereni. Nel primo romanzo, La forma dell'acqua,
era una funzione, sia pure primaria: costituiva la cifra risolutiva per
la soluzione del problema. Una volta finito il romanzo, cominciai a sentire
un certo disagio dovuto probabilmente a una mia deformazione professionale
di regista di teatro. Quando un regista deve farne una messa in scena,
legge e rilegge il testo fino a quando i personaggi si alzano dalla pagina
scritta, pigliano corpo, cominciano a girarti per la stanza. Ebbene, sentivo
che, in quel romanzo, il disegno della figura di Montalbano non era compiuto.
Lui era servito a me, ora io dovevo servire lui, rendendolo compiutamente
personaggio. Lo feci con il secondo romanzo, Il cane di Terracotta. E mi
misi il cuore in pace. Ora Montalbano poteva a buon diritto girare dentro
la mia stanza come gli altri personaggi che l'avevano preceduto. Non avevo
assolutamente previsto che quel personaggio si mettesse invece a girellare
nelle case di tanti lettori, accolto dovunque con estrema simpatia.
La domanda: "Quando esce un altro Montalbano?" si fece ben presto insistente.
E il bello è che lo stesso Montalbano cominciò a domandarmi:
"Quando mi fai uscire di nuovo?" e compariva all'improvviso mentre io ero
intento a scrivere qualcosa di assolutamente lontano dalle sue storie,
proponendomi l'inizio di qualche inchiesta. Facevo finta di niente, ma
diventava così insistente da impedirmi di proseguire nel lavoro
che stavo facendo.
Credetemi, è la verità. Fino a quando non è toccato
a me, avevo sempre creduto che questa faccenda dei personaggi che dialogano
con il loro autore fosse una pura e semplice invenzione letteraria. Purtroppo
per me, un giorno, per tenerlo buono, scrissi qualche pagina di racconto.
Scomparve per un paio di settimane, poi tornò di nuovo alla carica.
E da allora le cose stanno sempre a questo punto. Anzi, no. Le cose sono
peggiorate perché lui, come si usa dire, si è "allargato":
dalla pagina scritta è passato alla televisione, alla radio, ai
fumetti, ai cartoni animati interattivi in cd. E non lasciatevi ingannare
dalla sua falsa modestia: egli gode di essere conosciuto non solo in tutta
Europa, ma persino negli Stati Uniti e in Giappone. "Mi manca la Russia",
si è lasciato sfuggire una volta. Lo so che questo mio può
sembrare, e forse lo è, un basso sfogo, una manifestazione d'ingratitudine.
In effetti, a voler essere onesti, grandissima parte del successo la devo
a lui. Ma lui, francamente, se ne approfitta, Invece il mio rapporto col
personaggio televisivo va incomparabilmente meglio. Io ho collaborato alle
sceneggiature, ma sul set ci sono stato solo una volta e per mezza giornata
mentre realizzavo la prima serie e poi non mi sono fatto più vedere.
Avendo esercitato per lunghi anni il mestiere di regista di teatro
e di televisione, so per personale esperienza quanto imbarazzante sia la
presenza dell'autore durante le prove o le riprese. E poi avevo piena fiducia
nel regista e nel protagonista. Quella mezza giornata sul set confermò
la mia fiducia. E qui mi capitò un fatto strano: vedendo come Luca
Zingaretti fosse fisicamente così lontano dal mio personaggio e
nello stesso tempo gli fosse tanto intimamente legato, anche io ebbi una
sorta di sdoppiamento. Mi ritrovai, nei suoi riguardi, nella stessa posizione
psicologica e affettiva di un nonno verso un suo nipotino: libero da doveri
educativi e formativi (che spettano al padre), egli può godere in
piena libertà dei progressi di una creatura che gli appartiene e
non. Così, alla prima trasmissione, seduto in poltrona come uno
spettatore qualsiasi, mi sono veramente divertito senza batticuori o patemi
d'animo. Sono sicuro che verso Zingaretti il mio Montalbano (quello che
vive sulla carta) provi molta invidia. Per diverse ragioni, prima fra tutte
la differenza d'età. E la cosa, non lo nascondo, mi procura un maligno
piacere.
Andrea Camilleri