"In un vidiri e svidiri", senza preavviso, l'assessore dei liberal-democratici
che osava criticare il sindaco e denunciare il proliferare abnorme delle
consulenze al comune di Catania è stato mandato a casa.
Antonio Fiumefreddo, assessore alla cultura di Catania, criticato
dai "democratici" della Casa delle Libertà, perché invitava
gli intellettuali di sinistra, è stato invitato a dimettersi. Figurarsi,
aveva osato invitare Andrea Camilleri e Lidia Ravera, Paolo Mieli, Marcello
Sorgi, ed ancora storici, scrittori, filosofi, insomma gente che pensa.
Nel Polo si è insinuato il dubbio: questo Fiumefreddo non sarà
mica un comunista cammuffato, un infiltrato che prepara il ritorno
di Enzo Bianco e del centro-sinistra? Ora Fiumefreddo dichiara con
un sospiro di sollievo: "Me ne vado felice ed emozionato, non potevo stare
un momento di più, la situazione era divenuta impossibile. Con coerenza
chiedo a Umberto Scapagnini di liberare la città, dimettendosi.
Di liberare Catania dal peso insopportabile delle tante bugie quotidiane
che il sindaco non riesce a trattenere. E' incredibile la superficialità
con la quale governa e dice di sì a tutti. Invito Scapagnini per
il bene della città a tornare nel mondo della ricerca scientifica,
dove forse potrà dare un contributo. Come uomo di governo è
un disastro". Così a Catania, città storicamente tra le più
vivaci sul piano cultural-teatrale dell'isola, è stato aperto da
esponenti di Forza Italia che si definiscono "dell'utriani", un "caso cultura".
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Salvo Fallica