SIRACUSA – «Cattiva televisione? Io faccio altro, io racconto
storie». Camilleri non è roba da poco. Montalbano è
Luca Zingaretti (non viceversa, si badi); è vero, il rischio di
sacrificare, nel suo nome, i lunghi e impegnativi trascorsi dell'attore
(tanto buon cinema e teatro di qualità sul groppo) è legittimo,
ma chi se ne importa. Perché negare il successo? Un'arringa difensiva
degna dell'acume del burbero commissario della fiction; sicché il
teorema mette a tacere le provocazioni giornalistiche che giungono dal
parterre del cine-teatro Vasquez, durante la conferenza stampa di venerdì
sera, dove la produzione (la Palomar di Carlo Degli Esposti) e il cast
al completo hanno anticipato il primo episodio della nuova serie, tratta
dalla nota saga poliziesca firmata dallo scrittore di Porto Empedocle,
«Il senso del tatto» (domani sera, ore 20.30, Raiuno).
«Montalbano è un amico - ribatte Zingaretti - che, ogni
anno, ritrovo in Sicilia». Una terra dove è possibile incontrare
il cuore dell'italianità, dove tutto è immutabile, dove non
attecchiscono le multinazionali americane, dove tutto è così
com'era. Già, la terra delle metafore umane, malinconica tanto quanto
lo sguardo di Zingaretti che ammette di esserlo davvero, come «Salvo»,
eppure affidando allo stato d'animo un'accezione positiva: «Qualcuno
in passato ebbe ad esaltarla la melanconia», dice.
E lui quella terra deve amarla molto, al punto da acquistare un'antica
tenuta in provincia di Ragusa. «Montalbano - aggiunge - mi ha fatto
amare questa Sicilia, quella che noi raccontiamo (verosimile non stereotipata).
Magari in un'altra vita ero uno dei vostri uomini».
Per Zingaretti non fa differenza il cinema o la televisione, basta
che sia una produzione intelligente: nel piccolo schermo molte inquadrature
in primo piano, destinate ad un pubblico che si conosce, mentre con il
cinema, forse, si può azzardare qualcosa di più. Alberto
Sironi ha rischiato, la riduzione televisiva nulla ha tolto alle panoramiche
mozzafiato del ragusano, alle distese di Marinella o Santa Croce Camerina,
con il litorale del sud-est a tutto campo e le facciate barocche votate
alla luce paglierina. La storia resta fedele al testo, così come
i personaggi: Mimì Augello (Cesare Bocci), Katharina Bohm (Livia),
Catarella (al secolo Angelo Russo), Fazio (Pino Mazzotta), Galluzzo (Davide
Lo Verde). Si riconfermano invece i talenti emergenti della serie passata,
la siracusana Carmelinda Gentile diventa presenza fissa e si accompagna
al bel Mimì, mentre nella vita vera ha scelto un metronotte, prossima
alle nozze («chissà!»), lascia l'Olanda, per ritornare
a casa (Siracusa) e dedicarsi all'attività commerciale dei suoceri.
Un piccolo stravolgimento tuttavia è nell'aria. Pare che il
solerte Fazio, nelle prossime puntate, incontrerà l'amore. Nel primo
episodio, inoltre, avrà un ruolo di rilievo un'altra attrice di
casa nostra, Lucia Sardo, giunta in ritardo alla prima nazionale del Vasquez,
giusto il tempo però di ricevere un applauso finale, a pochi minuti
dalla visione, con gli attori a schiera e dirimpetto il pubblico abbastanza
esagitato. Montalbano ha cambiato la vita un po' a tutti, anche a Sironi
che si domanda «Cosa resterà al pubblico?», un uomo
che piace, un onesto servitore dello stato, un orso dal cuore buono che
ha rincitrullito milioni di spettatori. Per Zingaretti ancora progetti
professionali: il «Riccardo III» per la regia di Peppino Patroni
Griffi; un documentario in Africa, scritto dalla moglie Margherita D'Amico,
per conto dell'Amref; una fiction per Mediaset. Traguardi luminosi anche
per “Catarella” che ha già lavorato con Pieraccioni, e per tutti
gli altri, amici nella vita, come Davide Lo Verde e Pino Mazzotta.
Veronica Tomassini