La Sicilia, 27.10.2002
Zingaretti: «Montalbano mi ha fatto amare la Sicilia»

SIRACUSA – «Cattiva televisione? Io faccio altro, io racconto storie». Camilleri non è roba da poco. Montalbano è Luca Zingaretti (non viceversa, si badi); è vero, il rischio di sacrificare, nel suo nome, i lunghi e impegnativi trascorsi dell'attore (tanto buon cinema e teatro di qualità sul groppo) è legittimo, ma chi se ne importa. Perché negare il successo? Un'arringa difensiva degna dell'acume del burbero commissario della fiction; sicché il teorema mette a tacere le provocazioni giornalistiche che giungono dal parterre del cine-teatro Vasquez, durante la conferenza stampa di venerdì sera, dove la produzione (la Palomar di Carlo Degli Esposti) e il cast al completo hanno anticipato il primo episodio della nuova serie, tratta dalla nota saga poliziesca firmata dallo scrittore di Porto Empedocle, «Il senso del tatto» (domani sera, ore 20.30, Raiuno).
«Montalbano è un amico - ribatte Zingaretti - che, ogni anno, ritrovo in Sicilia». Una terra dove è possibile incontrare il cuore dell'italianità, dove tutto è immutabile, dove non attecchiscono le multinazionali americane, dove tutto è così com'era. Già, la terra delle metafore umane, malinconica tanto quanto lo sguardo di Zingaretti che ammette di esserlo davvero, come «Salvo», eppure affidando allo stato d'animo un'accezione positiva: «Qualcuno in passato ebbe ad esaltarla la melanconia», dice.
E lui quella terra deve amarla molto, al punto da acquistare un'antica tenuta in provincia di Ragusa. «Montalbano - aggiunge - mi ha fatto amare questa Sicilia, quella che noi raccontiamo (verosimile non stereotipata). Magari in un'altra vita ero uno dei vostri uomini».
Per Zingaretti non fa differenza il cinema o la televisione, basta che sia una produzione intelligente: nel piccolo schermo molte inquadrature in primo piano, destinate ad un pubblico che si conosce, mentre con il cinema, forse, si può azzardare qualcosa di più. Alberto Sironi ha rischiato, la riduzione televisiva nulla ha tolto alle panoramiche mozzafiato del ragusano, alle distese di Marinella o Santa Croce Camerina, con il litorale del sud-est a tutto campo e le facciate barocche votate alla luce paglierina. La storia resta fedele al testo, così come i personaggi: Mimì Augello (Cesare Bocci), Katharina Bohm (Livia), Catarella (al secolo Angelo Russo), Fazio (Pino Mazzotta), Galluzzo (Davide Lo Verde). Si riconfermano invece i talenti emergenti della serie passata, la siracusana Carmelinda Gentile diventa presenza fissa e si accompagna al bel Mimì, mentre nella vita vera ha scelto un metronotte, prossima alle nozze («chissà!»), lascia l'Olanda, per ritornare a casa (Siracusa) e dedicarsi all'attività commerciale dei suoceri.
Un piccolo stravolgimento tuttavia è nell'aria. Pare che il solerte Fazio, nelle prossime puntate, incontrerà l'amore. Nel primo episodio, inoltre, avrà un ruolo di rilievo un'altra attrice di casa nostra, Lucia Sardo, giunta in ritardo alla prima nazionale del Vasquez, giusto il tempo però di ricevere un applauso finale, a pochi minuti dalla visione, con gli attori a schiera e dirimpetto il pubblico abbastanza esagitato. Montalbano ha cambiato la vita un po' a tutti, anche a Sironi che si domanda «Cosa resterà al pubblico?», un uomo che piace, un onesto servitore dello stato, un orso dal cuore buono che ha rincitrullito milioni di spettatori. Per Zingaretti ancora progetti professionali: il «Riccardo III» per la regia di Peppino Patroni Griffi; un documentario in Africa, scritto dalla moglie Margherita D'Amico, per conto dell'Amref; una fiction per Mediaset. Traguardi luminosi anche per “Catarella” che ha già lavorato con Pieraccioni, e per tutti gli altri, amici nella vita, come Davide Lo Verde e Pino Mazzotta.
Veronica Tomassini